IRLANDA DEL NORD: Derry/Londonderry, la città dei due nomi rinasce dopo gli anni bui dei Troubles

Affacciata sul fiume Foyle, Derry/Londonderry è una suggestiva cittadina del Regno Unito, situata nell’Irlanda del Nord al confine con la Repubblica d’Irlanda. Il suo splendido centro storico, racchiuso in mura medievali seicentesche perfettamente preservate che abbracciano la città per circa un chilometro e mezzo, attira oggi molti turisti.

In città si respira un’atmosfera impensabile fino a pochi anni fa, quando gli episodi di violenza erano all’ordine del giorno e i pochi stranieri presenti in città erano per lo più giornalisti o fotoreporter che testimoniavano i cruenti eventi dei Troubles.

Derry ha vissuto negli ultimi secoli una storia turbolenta e sanguinosa, segnata da numerosi assedi e guerre con l’esercito inglese, da gravi carestie e da una massiccia emigrazione in America dei suoi abitanti per sfuggire alla povertà e alle dure leggi britanniche.

Nella seconda metà del novecento questa cittadina nordirlandese è salita agli onori della cronaca per le tristi vicissitudini vissute all’epoca dei Troubles, i disordini e le forti tensioni tra la comunità cattolico-nazionalista e quella protestante-unionista che per trent’anni, tra la fine degli anni ’60 e quella degli anni ’90, sfregiarono la storia dell’Irlanda del Nord, con pesanti ripercussioni su Inghilterra e Repubblica d’Irlanda.

La città di Derry fu, insieme a Belfast, l’epicentro di questo conflitto.

L’episodio più grave, conosciuto come Bloody Sunday, la domenica di sangue, avvenne il 30 gennaio 1972, una giornata funesta in cui l’esercito britannico aprì il fuoco, nel quartiere cattolico di Bogside, contro una folla di manifestanti per i diritti civili. Tredici persone, fra cui sei minorenni, morirono sul colpo e una quattordicesima perse la vita a distanza di quattro mesi a causa delle ferite riportate.

Un fatto gravissimo che contribuì a incendiare ulteriormente gli animi e favorì un massiccio arruolamento nelle file dell’IRA (Irish Repubblican Army), la cui campagna contro l’occupazione britannica dell’Irlanda del Nord era già in corso da un paio d’anni.

Più di tremila persone persero la vita a causa del lungo e sanguinoso conflitto nordirlandese, segnato da bombe, attentati e violenze settarie che ebbe finalmente termine, dopo un travagliato processo di pace, con il Good Friday Agreement, l’Accordo del Venerdì Santo firmato il 10 Aprile 1998.

Alcuni gravi episodi si sono verificati in Irlanda del Nord anche negli anni post-accordo e ancora ai nostri giorni sono presenti alcuni piccoli focolai di tensione,soprattutto in occasione di anniversari di episodi cruciali del periodo dei Troubles o di ricorrenze storiche. Il clima attuale, fortunatamente, è però decisamente cambiato.

Oggi a Derry/Londonderry le scaramucce maggiori tra la comunità protestante e quella cattolica si limitano alla disputa sul nome della città: i cattolici nazionalisti la chiamano Derry (anglicizzazione del gaelico Doire che significa “bosco di querce”), i protestanti unionisti Londonderry, nome adottato dai britannici nel 1613 a seguito di un tentativo di ricostruzione urbana sul modello di Londra e in segno di riconoscenza del ruolo svolto dalle corporazioni di Londra nel colonizzare la città inviando nuovi abitanti protestanti.

Londonderry è il nome tutt’oggi ufficiale ma è quello meno utilizzato dagli abitanti della città, in prevalenza cattolici e in generale quello meno usato dagli abitanti dell’Irlanda del Nord che, al di là dell’orientamento politico e religioso, in maggioranza la chiamano Derry.

Nel settembre 2014 visitai la città dai due nomi.

Non mi ci volle molto per capire quanto le cicatrici del conflitto siano ancora vive: la divisione e la spaccatura tra la comunità cattolica e quella protestante, seppur in un clima molto più sereno e in un contesto di pace e di speranza per il futuro che negli ultimi anni ha caratterizzato la vita di questa cittadina e dell’Irlanda del Nord, è ancora netta, visibile e palpabile.

Parlando con le persone del posto è evidente che nessuno qui vuole più la guerra, ma è altrettanto chiaro che per superare veramente ciò che è stato ci vorrà del tempo, forse una generazione.

Entrai con una certa emozione nel Bogside, il principale quartiere cattolico della città, trovandomi immediatamente di fronte agli imponenti e affascinanti murales dipinti sulle facciate delle case dai fratelli Tom e William Kelly e dal loro amico Kevin Hasson, conosciuti come The Bogside Artists”.

I tre artisti hanno trascorso la maggior parte della loro vita a Bogside e hanno attraversato il periodo più buio dei Troubles, lasciando sui muri del loro quartiere una testimonianza e una ricostruzione artistica di trent’anni di lotte, rivendicazioni di diritti sociali e commemorazioni dei tragici episodi che hanno segnato la storia recente di Derry e dell’Irlanda del Nord.

Passeggiando lungo Rossville St mi emozionai alla vista del famoso murales simbolo della città, una scritta nera a caratteri cubitali su una parete bianca che recita: You are now entering free Derry”, stai entrando ora nella Derry libera. Un murales realizzato da John Casey subito dopo gli scontri del gennaio 1969 (conosciuti come “la Battaglia del Bogside”) tra i residenti del quartiere che proclamarono l’indipendenza dalle autorità erigendo barricate per impedire alle forze di polizia della Ruc (Royal Ulster Constabulary) di entrare nella zona, da quel momento ribattezzata “Free Derry” e presidiata da volontari dell’IRA.

Visitai il Bloody Sunday Memorial, un obelisco di granito eretto in memoria dei quattordici civili uccisi qui dai soldati inglesi nella sciagurata“domenica di sangue”.

Tentai di entrare al Free Derry Museum, il museo che racconta la storia di Bogside, delle sue lotte e del movimento per i diritti civili, ma trovai la porta chiusa. Solo allora realizzai che era domenica.

Una domenica di pace e dall’atmosfera rilassata, ben diversa da quella maledetta domenica del 30 gennaio 1972: famiglie a passeggio, persone a spasso con cani, i figli e i nipoti della generazione dei Troubles giocavano tranquillamente a calcio nelle strade del quartiere, si arrampicavano come gatti sui tetti delle case e sfrecciavano sui loro skateboard tra i giganteschi murales a sfondo politico e le scritte inneggianti all’IRA sui muri delle abitazioni.

Lasciato Bogside, passeggiando lungo le splendide mura cittadine, scorsi dall’alto il primo murales protestante: “LONDONDERRY, west bank loyalists still under siege NO SURRENDER” (i lealisti della sponda ovest di Londonderry ancora sotto assedio non si arrendono).

Attraversai “The Peace Bridge”, il Ponte della Pace sul fiume Foley inaugurato nel 2011, nuovo simbolo di speranza e rinascita della città per avvicinare la comunità cattolica a quella protestante e mi incamminai nel cuore del quartiere protestante di Waterside, in cui negli anni dei Troubles si trasferirono molti protestanti che vivevano nel Bogside per sfuggire al clima di violenza.

Ero entrato nel regno degli unionisti. Sui balconi e sui tetti delle case, sui murales a sfondo politico, sventolava alta la bandiera dell’Union Jack.

Dopo una piacevole serata trascorsa a ritmo di musica in un pub cittadino, di prima mattina, con ancora in bocca l’aroma dolce-amaro dell’oro d’Irlanda (la Guinness!) lasciai la piccola città di Derry in direzione di Belfast, per completare il mosaico della triste e interessante storia dei Troubles.

Welcome to Derry/Londonderry qui il reportage fotografico

Chi è Luca Vasconi

Nato a Torino il 24 marzo 1973, fotografo freelance dal 2012. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Torino, dopo alcuni anni di vita d’ufficio piuttosto deprimenti decide di mettersi in gioco e abbandonare lavoro. Negli anni successivi viaggerà per il mondo alla ricerca dell'umanità variopinta che lo compone.

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