SERBIA: Il primo gay pride senza incidenti

Da BELGRADO –  Si è svolto nella giornata di domenica 28 settembre il quarto “gay pride” della storia di Belgrado. Questa edizione della Parada Ponosa (parata dell’orgoglio) passerà alla storia come la prima ad essersi svolta senza il manifestarsi di incidenti ed attacchi ai suoi partecipanti.

Secondo le autorità, i partecipanti erano circa duemila e hanno sfilato in corteo per le vie centrali della capitale serba, scortati e circondati da un ingente dispiegamento di forze speciali, quasi settemila agenti, a garantire che la manifestazione non venisse attaccata, come era puntualmente accaduto in passato, da frange di estremisti omofobi, per lo più appartenenti a gruppi e movimenti politici di estrema destra.

Per la popolazione LGBT serba è stata sicuramente una giornata positiva, che aveva come obiettivo non solo quello di dare visibilità agli appartenenti di suddetta comunità ma anche e soprattutto quello di creare un contesto di sensibilizzazione circa la questione della discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. Tuttavia, secondo uno degli organizzatori del “pride”, Goran Miletic, “l’impressione non può essere negativa dal momento che la giornata è trascorsa senza incidenti, anche se non ci si può definire del tutto soddisfatti dal momento in cui i cittadini di Belgrado non hanno potuto osservare il pride, che è l’obiettivo della parata ovunque nel mondo. Il solo fatto che per ogni partecipante alla sfilata erano presenti 5-6 poliziotti non rappresenta un motivo di soddisfazione”.

Ad ogni modo, la novità della parata di quest’anno è stata la partecipazione di diversi politici, ministri del governo e rappresentanti diplomatici. Tra i parlamentari presenti vi erano appartenenti ai DS (Partito Democratico) e NDS (Nuovo Partito Democratico, così come il leader del partito liberale (LDP) Čedomir Jovanović. Dal governo hanno invece partecipato i ministri Jadranka Joksimović, Kori Udovički e Ivan Tasovac, insieme agli ambasciatori di Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Australia. La partecipazione che su tutte rappresenta una svolta è però quella del sindaco di Belgrado, Siniša Mali (SNS – il partito del primo ministro Aleksandar Vučić), che ci ha tenuto a mandare un appello ai belgradesi affinché “mostrassero l’aspetto cosmopolita di Belgrado, città che riconosce le differenze“.

La Serbia si rifà il look?

A fronte della buona notizia dello svolgimento del gay pride senza incidenti, due considerazioni di carattere politico e sociale sembrano debite.
La prima riguarda il ruolo del governo Vučić nel garantire lo svolgimento pacifico della manifestazione. Sembra infatti strano che l’appello alla non violenza e affinché non si verificassero aggressioni sia stato ascoltato all’unanimità da tutte quelle organizzazioni, quali Dveri, Obraz o gli appartenenti delle frange violente delle due tifoserie locali, quando queste si erano invece puntualmente presentate negli anni passati con l’obiettivo di impedire “la parata della vergogna”. Sorge lecito pensare che questi gruppi di estremisti possano agire in risposta a comandi precisi e che possano dunque essere manipolati con facilità “dall’alto” per scopi politici.

La seconda considerazione dunque riguarderebbe il peso politico che gioca lo svolgimento pacifico del pride a Belgrado.
Secondo infatti Milan Antonijević, direttore del Comitato per i diritti umani, “non c’è stata violenza perchè il messaggio dello Stato serbo è stato chiaro: ogni atto di violenza non passerà impunito. Questo è molto probabilmente il frutto di accordi sanciti nei mesi precedenti tra autorità e i potenziali gruppi estremisti”.
Il peso politico in questione è quindi la prospettiva di integrazione europea, che la Serbia persegue ormai da diversi mesi, e per la quale il rispetto dei diritti umani è condizione indispensabile. Il governo di Aleksandar Vučić ha fatto dell’integrazione UE il suo principale cavallo di battaglia in politica estera e, considerata l’aura di “uomo della provvidenza serba” che si è attribuito da sé, lo svolgimento del gay pride senza incidenti rientra perfettamente tra i “miracoli” compiuti dal suo governo.

In conclusione, la riuscita pacifica della sfilata di domenica è senz’altro una notizia positiva, ma da non confondere con l’eliminazione della discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, così come della riduzione dei casi di violenza per gli appartenenti alla comunità LGBT serba.
Dal canto suo il governo sarà chiamato all’azione affinché l’uguaglianza di diritti venga garantita e rispettata, non solo durante la giornata del gay pride, ma nel più ampio contesto sociale e culturale della Serbia di oggi.

Foto: novosti.rs

Chi è Giorgio Fruscione

Giorgio Fruscione è Research Fellow e publications editor presso ISPI. Ha collaborato con EastWest, Balkan Insight, Il Venerdì di Repubblica, Domani, il Tascabile occupandosi di Balcani, dove ha vissuto per anni lavorando come giornalista freelance. È tra gli autori di “Capire i Balcani occidentali” (Bottega Errante Editore, 2021) e ha firmato due studi, “Pandemic in the Balkans” e “The Balkans. Old, new instabilities”, pubblicati per ISPI. È presidente dell’Associazione Most-East Journal.

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