HONG KONG: Grande è la confusione sotto il cielo

Quanto sta avvenendo ad Hong Kong si presta molto facilmente a facili schematizzazioni: da un lato la Cina antidemocratica ed autoritaria, dall’altro i giovani campioni della libertà. Oppure, invertendo le parti, da un lato l’autorità legittima e dall’altro i fomentatori del disordine. Tuttavia quando la posta in palio è il futuro governo di una città come l’ex colonia britannica è molto difficile dire dove si trovi il confine tra la buonafede e l’interesse personale. Le vicende di Hong Kong si possono leggere attraverso vari prismi, individuando diverse linee di frattura con il risultato di una situazione notevolmente più complessa di quanto si voglia far credere per interesse, o superficalità.

Come detto, le proteste di Hong Kong sembrano avere un carattere altamente politico, vale a dire la definizione delle modalità con le quali verrà scelta la futura classe dirigente. Che prima o poi si sarebbe potuti arrivare ad una situazione come quella attuale era cosa nota da tempo. La fondazione del movimento anima delle proteste, Occupy Central with Love and Peace (OCLP), risale infatti al gennaio 2013, quando Benny Tai Yiu-ting, professore di legge ad Hong Kong, lanciò la proposta di scendere in piazza nel caso in cui le elezioni per l’esecutivo della città, previste per il 2017, non fossero state portate avanti secondo “standard internazionali”.

Aspetto cruciale nella crescita, se non nella radicalizzazione, di questo movimento un referendum promosso dall’OCLP nel giugno 2014 – lo stesso mese del 25esimo anniversario dei fatti di Piazza Tiennamen – e fortemente osteggiato da Pechino. Al referendum votò circa un quinto della popolazione di Hong Kong, segno forse della mancanza dell’appoggio di massa al movimento. Nonostante la fiducia della popolazione di Hong Kong verso le politiche di Pechino sia scesa ai minimi storici, a dominare sembrava quindi essere la rassegnazione; il futuro prossimo dirà se la protesta avvicina i cittadini o al contrario sortirà una sorta di effetto boomerang.

La vita politico-economica di Hong Kong era già stata colpita duramente due anni fa, quando il segretario cittadino del partito, Rafael Hui, venne arrestato per corruzione. Notizie recentemente diffuse hanno rivelato che Hui avrebbe ricevuto da Pechino sostanziosi finanziamenti per implementare nella città la politica ufficiale del governo cinese, attraverso il condizionamento degli organi di informazione ed altri mezzi. Hui aveva tuttavia molti nemici anche al di fuori di Hong Kong, in particolare tra gli avvocati di Shenzen, una zona economica speciale a poca distanza proprio da Hong Kong, creata con il sottinteso intento di indebolire l’ex colonia.

Hui venne arrestato per corruzione, di certo un segno lanciato  suo tempo dalle autorità ai poteri forti di Hong Kong. Un’eventuale repressione non aiuterebbe Pechino, come negativo per il governo risulta essere il fatto che i legislatori di Hong Kong rifiutino le proposte elettorali del governo, ossia un comitato che proponga alla popolazione la scelta tra due o tre candidati. Secondo fonti ufficiali tale rifiuto impedirebbe un cambio dell’attuale situazione, vale a dire che i cittadini di Hong Kong potrebbero non essere chiamati alle urne del tutto. Paradossalmente, forse non troppo, gli oppositori alle autorita centrali cinesi rischiano di dare ad Hong Kong un futuro ancora meno democratico, in un momento in cui ad essere in gioco sono equilibri sottili e poteri forti.

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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4 commenti

  1. Gentile redazione, appena successi i fatti di Hong Kong mi son subito venute alla mente le immagini della rivolta di Kiev “euro maidan ” che entrambe nascono spontanee da fatti incontrovertibili corruzione da una parte e poca democrazia dall’altra, ma poi gruppi più o meno manipolati si impossessano della rivolta spontanea per altri scopi.
    Come ho scritto più volte il manuale di Gene Sharp è utilizzato a piene mani si finanziano associazioni no profit per entrare nel paese si pagano borse di studio a ricercatori, intellettuali per poi farli lavorare dalla propria parte.
    Il fatto che la Cina abbia subito puntato il dito contro eventuali interferenze di paesi stranieri vedi USA ed Inghilterra…mi fa subito pensare che qualche cosa sia in atto, non da ultimo i due eventi che ho citato hanno come parti in causa Russia e Cina casualmente i due paesi che un anno e più fa hanno accolto EDWARD SNOWDEN,
    Non credo che gli USA abbiano gradito, e credo anche che prima o poi gli facciano pagare il conto, inoltre entrambi i paesi fanno parte del BRIC sono delle potenze commerciali in antitesi agli USA alleati con la UE.
    Dopo tutta questa premessa ritenete sia plausibile un intervento esterno a livello geopolitico per indebolire internamente , politicamente la Cina?
    Grazie

    • Buongiorno Alberto

      non saprei rispondere, e lascio quest’onere all’autore. Intervengo per una riflessione. Sono d’accordo con lei quasi su tutto ma c’è un rovescio della medaglia che occorre tenere in considerazione. E’ vero che la Cina ha puntato il dito contro USA e UK, come pure fece la Russia, ed è vero che quei paesi possano essere in certa misura (ma nemmeno troppo, il Regno Unito è una paese commerciale, e commercia con tutti) partecipi della destabilizzazione in atto in aree limitrofe ai due paesi. Ma che ne siano i diretti responsabili mi lascia perplesso. Esiste un dissenso genuino, come lei dice, ed è quella la causa delle proteste a Kiev come a Hong Kong. Se quel dissenso viene pervertito (mettiamo da forze esogene) questo non deve delegittimare la protesta. E’ facile dire: “è colpa degli USA”, “sono eterodiretti”, etc… mi sembra un modo per delegittimare la protesta ed è appunto quello che Yanukovich e oggi la Cina cercano di fare, anche per ragioni di consenso interno.

      Vede, se io domani vado a Napoli e protesto contro le misure di austerità introdotte dalla BCE, il potere costituito (che ha bisogno di consenso) mi descriverà come un “antagonista” o, peggio, come un “eversivo”. Mi delegittima, insomma. Se domani vado a Roma e protesto contro la riforma dell’Art.18, il potere costituito dirà che sono un “conservatore”, un “pessimista”, etc… Se vado a Bruxelles a manifestare contro l’attuale establishment europeo, farò allora parte dei “populisti”, e sarò “grillino” oppure “amico di Farage”, o peggio un “fascista” che sta con la signora Le Pen.

      Non mi sorprende che Mosca o Pechino puntino il dito contro un “nemico” esterno, il loro scopo è delegittimare il dissenso facendolo sembrare esogeno, una montatura persino. Solo una messa in scena pagata dagli Yankee. Non mi convince come chiave di lettura.

      Questo per dirle che non dovremmo curarci di quello che dice Pechino, Mosca, Washington, Bruxelles. E nemmeno dei fili invisibili perché, in quanto tali, non possiamo essere certi che esistano. Non dovremmo farci distrarre, insomma, ma guardare a ciò che è tangibile: a Kiev è andata in scena una protesta. Certo ci sono state ingerenze (ci sono dai tempi dell’antica Roma, fanno parte delle “relazioni internazionali” da sempre) ma a me interessa capire il discorso più profondo, quello che muove le persone alla protesta. Poi ci sarà chi li manipola, ma è un’altra storia. Bisogna raccontarle entrambe ma non mischiarle, secondo me. Maidan è stato un evento positivo, ai miei occhi. Poi è stato inquinato, manipolato, spaccato e delegittimato, e questo trova tutto il mio biasimo. Ma la prima è una storia di persone, la seconda è una storia di potere. A Hong Kong credo che, al momento, in scena ci siano ancora le persone. Poi vedremo. Non sempre le persone perdono. O non perdono del tutto, almeno.

      Cordialmente

      Matteo

  2. Ma veramente a me sembra che tra la sinistra e Putin non ci sia nessuna affinità c’è molto di più tra gli imprenditori italiani ed europei, Berlusconi , Schroeder etc etc

  3. Salve,
    intervengo in qualita’ d’autore
    personalmente non credo in un intervento esterno, per il semplice fatto che la visione geopolitica cinese potrebbe essere di grande aiuto proprio agli USA. La Cina vorrebbe un mondo multipolare con attori regionali a gestire le proprie aree d’interesse. Per gli Stati Uniti sarebbe un notevole sgravio dell’onere di “gendarme del mondo”. Il problema e’ che la Cina deve combattere contro la propira fame di energia, vale a dire contro una parte della societa’ cinese: affaristi e consumatori. Gli USA devono combattere contro i falchi della politica estera. penso che una volta (se mai) superate queste problematiche l’alleanza possa essere proficua per le parti in causa. Vedo molto piu’ possibili dei contrasti della Cina con la Russia e l’Europa, altro possibile asse geopolitico, sempre secondo me.
    Cordiali saluti

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