OPINIONE: Tra Spinelli e Franchetti. Scontro sulle colonne de La Stampa sulla questione ucraina

Sono apparsi in questi giorni su La Stampa due articoli molto interessanti, che danno testimonianza di due visioni e due atteggiamenti quasi antitetici, per le opinioni che espongono, per il luogo da cui le espongono, e per la evidente disparità di conoscenze sul tema. La Stampa, che dispone di ottimi giornalisti come Anna Zafesova, in grado di fornire ai lettore uno sguardo lucido e disincantato della situazione, ha giustamente voluto offrire il proprio spazio anche ad altri opinionisti: la scelta è caduta su Barbara Spinelli, eurodeputato della lista Tsipras, e su Mark Franchetti, corrispondente da Mosca del Sunday Times.

Si sono subito manifestati i due fronti opposti su cui si posizionano, riguardo alla crisi ucraina, quanti ragionano in base a presupposti generici, lontani dalla realtà dei fatti, e spesso puramente ideologici, da quanti cercano sul campo, con onestà ed attenzione, di raccontare ai lettori quanto avviene davanti ai loro occhi. Il problema è che la realtà non interessa quasi a nessuno in quanto tale : essa deve corrispondere con esattezza a una costruzione preconcetta, che è data per corretta in sé; qualunque deviazione dei fatti da questa costruzione è falsa, o va ricondotta con la logica alla propria costruzione.

L’articolo di Barbara Spinelli è un esempio classico di questa posizione; chiunque conosca i fatti ucraini da vicino comprende immediatamente che è un articolo scritto da molto, molto lontano; che vi sono semplificazioni tremende, ad esempio sui russofoni d’Ucraina, che certo non sono solo nel Donbass e non sono discriminati, in quanto si parla russo liberamente e tranquillamente nella maggior parte dell’Ucraina; che una frase quale “il mondo russo non può ignorare le proprie genti, se maltrattate negli stati dell’ex URSS ora indipendenti” è realmente ridicola e starebbe bene in uno dei più appiattiti telegiornali della propaganda putiniana; che il sostenere che “in Ucraina vi sono russofoni che hanno vissuto e temono ampie operazioni di pulizia etnica” è totalmente privo di senso; che l’attribuire le vittime civili e gli sfollati alla “strategia ucraina” è perlomeno curioso, quando due provincie di uno stato sovrano sono in mano a truppe sostanzialmente mercenarie e a truppe d’invasione senza insegne, e le forze regolari di questo stato, l’ Ucraina, cercano di riportare in quelle zone l’ordine costituito.

Si può essere amici della Russia, si possono avere fondate nostalgie per il mondo sovietico ed anche per un’ideologia che ha rappresentato un sogno di riscatto per molti, ma non si può evadere dalla realtà invocando una Ostpolitik dei tempi di Brandt e Schmidt, e soprattutto non si possono ignorare totalmente le basi reali della situazione. L’articolo di Mark Franchetti appare sin dall’inizio più vicino ai fatti e frutto di una vicinanza agli eventi infinitamente maggiore. Senza inveire genericamente contro un presunto strabismo della stampa (che peraltro gode anche in occidente e in Italia di poderosi estimatori della Russia), Franchetti ricorda l’inevitabile opposta propaganda delle fazioni in campo, ma è obiettivo nel riconoscere, come qualunque individuo ragionevole può constatare di persona, che la propaganda russa sul conflitto ucraino è stata “spregiudicata, tossica e insidiosa come ai tempi sovietici”; e ancora: “Tutte le bugie e le disinformazioni di Kiev non possono essere comparate alla propaganda del Cremlino”. Franchetti narra ancora: “Quando Slaviansk, una roccaforte dei separatisti, è stata ripresa dall’esercito ucraino l’estate scorsa, la tv di Stato russa ha diffuso nel telegiornale serale un reportage che raccontava di un bambino crocifisso dai soldati sotto gli occhi di sua madre per vendetta. Era completamente falso, ma milioni di russi che non hanno accesso a fonti alternative di informazione credono ancora che sia vero.”

Gli ucraini che vivono a Kiev e che conservano parenti nelle zone del conflitto, dove i separatisti hanno subito oscurato le tv ucraine e trasmettono solo la propaganda russa, raccontano che, interrogati sugli eventi, i parenti parlino con frasi fatte identiche, e sovrapponibili con le formule usate dalla propaganda televisiva; assistiamo dunque una pervasività e intensità della propaganda che non si ricordava da decenni, attuata in Russia dal potere con metodi sovietici, dopo aver eliminato le ultime agenzie di stampa indipendenti. Franchetti ricorda i giornalisti che nella zona di guerra sono stati uccisi, minacciati, arrestati e picchiati, ma hanno comunque rischiato la pelle per assistere agli eventi e raccontare ai lettori quello che vedevano.

Andare a vedere le cose da vicino è una regola fondamentale, pur se rischiosa. Leggere i giornali da uno scranno parlamentare o più spesso dal comodo salotto di casa non è sempre sufficiente per poter accusare i giornalisti e la stampa di strabismo, e di “prese di posizione deliberatamente grossolane”.

Chi è Giovanni Catelli

Giovanni Catelli, cremonese, è scrittore e poeta, esperto di cultura e geopolitica dell’Europa orientale. Suoi racconti sono apparsi in numerose testate e riviste, tra cui il Corriere della Sera, la Nouvelle Revue Française, Nazione Indiana, L’Indice dei Libri. Ha pubblicato In fondo alla notte, Partenze, Geografie, Lontananze, Treni, Diorama dell'Est, Camus deve morire, Il vizio del vuoto, Parigi e un padre (candidato al Premio Strega 2021). Geografie e Camus deve morire (con prefazione di Paul Auster) sono stati tradotti in varie lingue. Collabora con Panorama e dirige Café Golem, la pagina di cultura di East Journal. Da più di vent'anni segue gli eventi letterari, storici e politici dell'Europa orientale, e viaggia come corrispondente nei paesi dell'antico blocco sovietico.

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26 commenti

  1. La cosa più incredibile è dare per scontato che si possa ancora usare le invasioni militari in Eurupa. Ma davvero la Spinelli ha scritto quelle cose?

  2. Sono veramente stupito da ciò che ha scritto l’articolista Catelli che si è dimenticato o volutamente ha omesso alcune parti scritte da Mark Franchetti perché ?
    Probabilmente oltre alla Spinelli anche l’articolista ha un’idea preconcetta.
    Perché se è vero che Franchetti ha scritto che quanto trasmesso dalla TV Russia era un falso ma anche scritto altro…..che non è stato per nulla riportato.
    Faccio inoltre notare che sia la Zafesova che Franchetti sono sempre molto critici nei confronti di Putin.
    Questo il commento integrale di Mark Franchetti tradotto dalla Zafesova, relativo hai fatti.
    MOSCA – Essendo appena tornato dall’Est ucraino ho letto con interesse il commento di Barbara Spinelli sulla guerra civile in corso in quella regione, nel quale lei critica la stampa per non averla saputa raccontare con obiettività. Ho trascorso diverse settimane a scrivere reportage dall’Est dell’Ucraina e nel farlo ho dovuto negoziare per superare centinaia e centinaia di posti di blocco, presidiati sia dalle milizie filo-russe sia dall’esercito ucraino e da diversi battaglioni filo-Kiev finanziati privatamente.
    Quello che colpisce è che, indipendentemente dallo schieramento di quelli con cui si parla, il messaggio è sempre lo stesso: «Perché la stampa non scrive la verità», chiedono gli uomini armati di entrambe le parti. Perciò le critiche della Spinelli, per quanto certamente più articolate e ragionate delle diatribe che si sentono normalmente sulla linea del fronte, non suonano come una novità.
    Contrariamente a quello che lei afferma, però, non si può dire che sia mancata una appropriata copertura delle vicende ucraine. Conosco personalmente decine di giornalisti stranieri che, correndo grandi rischi personali, hanno fatto reportage sul conflitto nell’Est ucraino. Sei giornalisti sono stati uccisi, altri sono stati catturati, tenuti in ostaggio e picchiati. Ancora più numerosi sono stati quelli minacciati. Ma la Spinelli coglie un punto importante. Certe volte la stampa occidentale ha troppo rapidamente e prontamente semplificato quella che di fatto è la peggiore crisi tra la Russia e l’Occidente dai tempi dello scontro sui missili a Cuba.
    La narrativa della nuova guerra fredda è risultata irresistibile per troppi giornalisti. Sappiamo che ci sono argomenti che provocano certe emozioni e suscitano certe paure nei lettori, e l’abbiamo sperimentato in decenni di confronto con l’Unione Sovietica. La paura vende. Accusare della crisi soltanto la Russia di Putin e raccontare che I russi stanno tornando a colpire tocca delle corde in molti, perché è una narrativa semplice e familiare. E in questo la nostra responsabilità nel soccombere alla nostra propaganda della Guerra Fredda e ai nostri pregiudizi istintivi è pari quasi a quella dei russi.

    La verità è, come sempre, molto più complessa. Quello che abbiamo visto è un braccio di ferro sulle sfere d’influenza. Certamente la Russia interviene in Ucraina perché vuole conservarla nella sua orbita, ma anche l’Ue e l’America hanno pesantemente interferito in una crisi iniziata come puramente interna. Perché? Per attirare l’Ucraina nella propria sfera d’influenza e toglierla da quella russa.

    «L’Ucraina è come un campo di calcio e le due squadre che ci giocano non se ne prendono molta cura», è la descrizione di un collega russo veterano di molte guerre. Ma molti responsabili dei giornali – che in questo caso sono responsabili più dei reporter sul campo – sono inclini spesso a vedere solo i torti commessi da una delle parti. Una delle spiegazioni per questo «strabismo», come lo chiama la Spinelli, è che sono passati solo 24 anni dalla fine della guerra fredda, un battito di palpebre rispetto alla storia.

    L’esercito ucraino ha bombardato indiscriminatamente aree abitate da civili nell’Est ucraino, uccidendo uomini e donne. Ho visto le conseguenze devastanti di questi attacchi con i miei occhi. Non è vero che non viene raccontato. Viene raccontato, ma non viene condannato dall’Occidente. Immaginatevi la valanga di proteste e il giro di nuove sanzioni se la Russia facesse la stessa cosa contro le zone ucraine.

    Ho coperto numerosi conflitti, dalla Cecenia all’Iraq e all’Afghanistan. Ma non ho mai visto una guerra come quella in Ucraina, dove la propaganda da entrambi i lati del conflitto è stata così feroce. È stata anche la prima volta in cui ho raccontato una guerra avvertendo la responsabilità diretta dei giornalisti nell’alimentarla. Spesso ho parlato con miliziani filorussi che sembrano aver preso le armi perché hanno guardato troppo e creduto troppo alla tv di Stato russa.

    Non ci può essere una verità assoluta nel raccontare un conflitto, ma certamente ci può essere una menzogna assoluta. Entrambi gli schieramenti hanno mentito e continuano a farlo. Kiev, per esempio, racconta bugie sul numero delle vittime civile e i soldati uccisi. Ma quando si tratta di propaganda, la freccia della bilancia che pesa le colpe si sposta pesantemente verso Mosca. L’utilizzo dei suoi media statali è stato spregiudicato, tossico e insidioso come ai tempi sovietici. Tutte le bugie e le disinformazioni di Kiev non possono venire comparate alla propaganda del Cremlino.

    Quando Slaviansk, una roccaforte dei separatisti, è stata ripresa dall’esercito ucraino l’estate scorsa, la tv di Stato russa ha diffuso nel telegiornale serale un reportage che raccontava di un bambino crocifisso dai soldati sotto gli occhi di sua madre per vendetta. Era completamente falso, ma milioni di russi che non hanno accesso a fonti alternative di informazione credono ancora che sia vero.
    Spinelli ha ragione: la guerra in Ucraina non è affatto così semplice come molti vorrebbero far credere. Ma credetemi, alcune cose non possono essere altro che nere e bianche.

    *Corrispondente da Mosca per il Sunday Times
    Traduzione di Anna Zafesova / lastampa

  3. Questo l’intervento di Franchetti alla tv Ucraina:

    Ucraina: inviato britannico nel Donbass smentisce le menzogne dei media

    L’intervento del giornalista Mark Franchetti in onda su un canale ucraino ha avuto l’effetto di una bomba. I fatti di cui sono a conoscenza milioni di persone per quelli che erano riuniti in studio si sono rivelati sensazionali. Molti di loro per la prima volta hanno sentito un’opinione diversa da quella ufficiale del potere di Kiev. Il giornalista ha raccontato gli eventi dei quali è stato testimone oculare.

    I particolari sono nei commenti di Aleksandr Liakin. Il conduttore ha presentato l’inviato speciale del quotidiano “Sunday Times” come suo amico con il quale ha lavorato insieme in Irak e delle cui parole ci si possa fidare. Mark Franchetti è stato per tre settimane nel sud- est dell’Ucraina dentro il più famoso, come scrive, battaglione della milizia filorussa “Vostok”. La trasferta è terminata presso la frontiera, dove “Vostok” ha avuto grandi perdite e il giornalista stesso e il suo fotografo per poco non sono rimasti uccisi. Mark ha visto con i suoi occhi come morivano. Chi sono queste persone? Qual è lo sfondo ideologico? Qual è la motivazione?

    – Sapete, non sono un esperto, posso solo parlare di quello che ho visto con i miei occhi, ma quello che ho visto è fuori discussione. La maggior parte dei ragazzi con cui ho parlato sono ucraini di Donbass. C’è una piccola percentuale di volontari russi. Anche con loro ho parlato. In generale, è gente che non ha nessuna esperienza militare. Sono comuni cittadini che hanno preso in mano le armi perché sono convinti che stanno difendendo le proprie case, come dicono loro, dal fascismo. Molte facce in studio durante la trasmissione “Shuster Live” esprimono smarrimento. Sono abituati a sentire che nel sud-est per soldi combattono solo mercenari e infiltrati russi. Di questo si parla ogni giorno. Gli spettatori aspettano qualche smascheramento: come se l’inviato occidentale cominciasse a pronunciare le parole abituali sulle bestialità dei guerriglieri russi. Ma più passa il tempo più diventa chiaro che Kiev fa la guerra contro il proprio popolo.

    Tutti loro dicono che dopo gli eventi di Odessa, dopo l’inizio dei bombardamenti di Sloviansk, sentono che non possono trovare una lingua comune con il governo di Kiev. Voglio sottolineare che non sto qui a difendere la loro posizione ecc. ma semplicemente trasmetto quello che ho visto. Si può dire che siano terroristi, si può dire che siano persone che ricevano le armi e i soldi dalla Russia ma non è così. Non è così! Per adesso.

    In generale sono persone comuni senza alcuna esperienza, hanno poche armi e sono assolutamente sicuri che a un certo punto la Russia verrà in loro aiuto. Loro aspettano questo aiuto. Io lavoro a Mosca e mi è assolutamente chiaro che Mosca non ha alcuna intenzione di aiutarli. Sto parlando di soldi, armi, volontari ecc. Per alcuni minuti finché Franchetti è in onda in studio c’è un silenzio totale. Solo quando diventa chiaro che il giornalista non dirà quello che da lui vogliono sentire, Mark Franchetti viene interrotto. -Vladimir, non siamo sul fronte! – Sto ascoltando con attenzione il vostro compagno e sono sicuro che quello che ci sta raccontando lo ha visto realmente. Ma penso che sia un’operazione ben realizzata dai servizi speciali russi per creare una tale impressione al giornalista occidentale per indurlo a trasmettere ulteriormente tutto ciò in Europa. – Personalmente me ne frego. Può pensare quello che vuole. Io parlo di quello che ho visto. Della gente del battaglione “Vostok”che viene considerato come il più figo, non posso confermare che siano molto armati: che tra di loro ci siano i militari russi e soprattutto quelli ceceni di Kadyrov che ho cercato tanto.

    Sono stato in Cecenia a differenza di Lei circa 30 volte. Può ridere quanto vuole ma a differenza di Lei io ci sono stato. È possibile ingannare un inviato speciale come Mark Franchetti? Potrebbe uno come lui non essere capace di distinguere fra un uomo senza esperienza militare e un guerrigliero? Giudicate voi stessi. È stato in Afganistan, in Irak, per molti mesi in Cecenia, ha intervistato Shamil Basayev. A Mosca è stato dentro il centro teatrale “Nord – Ost” occupato dai guerriglieri ceceni. Quando diventa chiaro che Mark Franchetti non è un novellino ma un inviato di guerra con esperienza, cominciano a svergognarlo e a incolparlo di avere preconcetti. Alla discussione si aggiunge un agente ignoto e mascherato che chiama tutti i combattenti contro Kiev alcolizzati e drogati con i quali non c’è nulla da trattare.

    – Deve vergognarsi per le bugie che sta dicendo a tutta l’Ucraina. – Perchè dovrei vergognarmi? Sto parlando di quello che ho visto. Vuole che dica menzogne? È noto che Mark Franchetti non ha mai avuto simpatie verso la Russia. Il giornalista britannico ha scritto numerosi articoli velenosi e ha girato alcuni film critici sulla Russia. È caratteristico come descrive l’attraversamento del battaglione “Vostok” della frontiera russa.

    Trovandosi sotto l’attacco aereo i guerriglieri filorussi sono stati costretti a cercare la salvezza sul territorio russo, dove non li aspettava una calorosa accoglienza. – L’America e l’Ucraina non una volta incolpano il Cremlino di aver preso la parte dei separatisti e aver permesso loro di attraversare la frontiera “bucata” con le armi. Invece sono stati velocemente disarmati. I feriti sono stati trasportati in ospedale. Il resto del gruppo, inclusi noi, sono stati portati nell’hangar, dove abbiamo passato una notte insonne per gli interrogatori da parte dei membri delle forze dell’ordine. Dopo la trasmissione ci siamo messi in contatto con Mark Franchetti che ci ha detto che rifiuta di parlare con i giornalisti tanto russi quanto ucraini. Una cosa è ovvia: tutto quello che ha scritto Franchetti non serve al potere di Kiev. Un altro punto di vista disturba nel creare della Russia un’immagine di nemico al quale attribuire i propri errori e i propri crimini.

    • Per correttezza bisognerebbe ricordare che il citatissimo intervento di Franchetti risale a metà maggio e, dichiarato, riporta avvenimenti di circa un mese prima: un’era geologica nella crisi ucraina, quando ancora non si sentiva parlare di soldati russi “in licenza”. Non si può certo spacciarlo per notizie di ieri ed evidentemente il giornalista ha continuato a seguire l’evolversi della situazione.

      • Come prima cosa non ho mai detto che fosse di ieri l’intervento di Franchetti alla tv ucraina, secondo il primo articolo che riporto è quello citato dall’articolista .

  4. A tutti i lettori. Abbiamo aggiunto i link degli articoli originali citati nel pezzo. Ci scusiamo per non averli inseriti subito. Cogliamo l’occasione per rinnovare l’invito a un confronto moderato, educato e costruttivo, senza accuse nei confronti di nessuno. Cordialmente

    la redazione

  5. In questa guerra essere ingannati dalle opposte propagande è molto facile. La maggior parte dei corrispondenti sul campo, così come gli abitanti di quelle zone rifugiatisi al sicuro narrano di esplosioni e lanci di razzi apparentemente insensati, e privi di una logica univoca. Combattere in centri abitati espone naturalmente le popolazioni a gravi rischi. Dopo alcuni casi di vittime civili causate da tiri dell’esercito ucraino si è riferito di esplosioni a danno dei civili causate dai separatisti, per mantenere nella popolazione, in mancanza di informazioni affidabili, l’idea che si tratti di nuovi attacchi della Guardia nazionale. Nelle zone occupate dai separatisti sono state immediatamente oscurate le tv ucraine ed è disponibile solo l’informazione russa e separatista, come accaduto da subito anche in Crimea.

    • Anche in ucraina sono state subito oscurate le tv, media, e siti internet che provengano da Russia o anche occidentali che parlino del problema ucraino in modo non “consono” alle direttive del governo.
      Questo per completezza di informazione.

      • Per curiosità, mi può citare i siti occidentali oscurati dal governo ucraino? Grazie

        • Le cito la prima parte dell’art. di eastj che potrà comunque leggere integralmente qualora ne avesse voglia:
          Il parlamento ucraino ha approvato un progetto di legge che darebbe al Consiglio nazionale di difesa la possibilità di bandire l’accesso dal paese a tutti i media non amici (radio, tv, e siti internet). La legge, numero 4453, è stata messa in lettura l’otto agosto scorso e rapidamente presa in esame dal parlamento. Qualora approvate si tratterebbe di misure gravissime che permetterebbero al potere politico di chiudere media e bloccare siti internet senza il benestare di alcuna corte. Nessun tribunale sarà chiamato a esprimersi sulla chiusura di giornali o radio, il Consiglio nazionale deciderà da solo.
          Come vede non si parla di siti russi ma di “Media non amici” quindi per es. anche eastj. qualora dal governo ucraino non venisse ritenuto amico verrebbe bannato.
          Non c’è scritto media russi anche se ovviamente era sottinteso a tutti quelli che non aggradano a “regime”.

          • La ringrazio della precisazione, io però le avevo domandato di indicarmi quali siti occidentali fossero stati oscurati.
            Prendo atto che non me ne ha citata neanche uno.
            Dotti e documentatissimi processi alle intenzione sono il metodo migliore per diffondere false notizie.

  6. “Chiunque conosce i fatti ucraini”……quali fatti? La mia modesta impressione è che la signora Zavesova soffra di russofobia. Ha una visione hollywoodiana e manichea, il bene ed il male contrapposti, i neri ed i bianchi, Barak Hussein Osama e Putin. Sicuramente nell’affrontare l’ATO in Novorossjia l’esercito ucraino e le bande armate Ajdar, Azov e company avranno pure esagerato (bombardamenti e connoneggiamenti indiscriminati sulle popolazioni ) ma il fine giustifica il mezzo. I combattenti delle FAN in maggioranza sono ex militari congedati a forza negli anni 2006-2010 dopo la cosidetta “rivoluzione arancione” imposta da Washington (la moglie di Jushenko consigliera al Dipartimento di Stato di Condoleza Rice). Si tratta di 7500/8500 ex soldati professionisti della zona del Donbass. Le milizie naziatlantiste quali battaglione Azov (Pravji Sektor) Aidar pagate dagli oligarchi locali vanno bene allo scontro di piazza come Maidan ma non certo a contrapporsi a soldati od ex determinati a combattere per la propria gente. Il fallimento dell’esercito ucraino e bande associate, o di quello che ne rimane è sotto gli occhi di tutti.. Quando “caporali” diventano ministri della difesa quale Geletej, non si va da nessuna parte. Se davvero dovesse intervenire l’esercito russo, non in due sittimane ma in pochi giorni arriverebbero a Kiev. E l’europa? L’Europa è solo un’espressione geografica come ben sa la Nunland (fuck eu), fatti di marionette, bankieristi e banderisti, pronta dirci che le scatolette del tonno devono essere fatte in un certo modo e nel contempo produrre in Italia il 40 per cento di disoccupazione giovanile….

    • Una ricostruzione della “Campagna del Donbass” forse un po’ troppo semplificata.
      Ad oggi i “separatisti” controllano il 50% del territorio che nell’aprile era stato interessato dalle “proteste” filorusse. Di questo territorio circa il 60% è stato riconquistato nelle due ultime settimane di agosto e solo grazie all’intervento di mezzi (più) sofisticati e potenti (di quelli che si erano visti fino ad allora in mano alle milizie locali) e dei famosi “militari in licenza” (così li hanno definiti il ministro degli esteri russo e i rappresentanti delle “repubbliche” locali). E comunque anche così, tale territorio si estende su circa la metà dei due oblast. Sulla popolazione interessata non si possono fare serie congetture.
      Questo salto di qualità operativa si era chiaramente visto nel miglioramento drastico dell’efficienza della catena di comando, di grande disponibilità di mezzi efficienti e moderni e di una strategia di più ampio respiro che aveva permesso, tramite lo sconfinamento massiccio (in altri termini l’invasione) dalla Russia verso Mariupol (a circa 120 km. a sud del fronte in quel momento) e un movimento a tenaglia verso nord (verso Donetsk, per intendersi) che ha creato la sacca di Ilovais’k e Savur Mohila.
      Chi ha visto le fotografie delle colonne ucraine distrutte mentre si ritiravano, non può che confermare la potenza di fuoco, la professionalità e la “sistematicità” con cui sono state annientate. Tutto questo depone a favore della presenza di militari professionisti che fino ad allora non si erano visti nel campo dei “miliziani”. Inoltre ricorda la “strategia del terrore” teorizzata dai generali hitleriani per minare il morale delle truppe avversarie con la distruzione sistematica e totale (annientamento), anche non strettamente necessaria da un punto di vista tattico, di raggruppamenti di militari e mezzi per trasformare le ritirate avversarie in complete disfatte.
      Ex militari mandati in pensione dalla rivoluzione arancione (2004), tutti originari dell’Est Ucraina, che riprendono le armi dopo 10 anni per difendere le proprie case, ce ne saranno stati, ma direi che l’intervento dell’esercito russo “in vacanza” è la spiegazione più plausibile. Circa poi il fatto che i russi non siano arrivati a Kyiv in due settimane o due giorni, questa è un’altra storia: come luminosamente disse un grande generale, si può vincere una battaglia e perdere la guerra.
      Putin sa che non si può tenere in fibrillazione ultranazionalista la Russia all’infinito e dal “massimo” della popolarità, alla lunga, si può ovviamente solo scendere…Quindi deve ottenere quello che vuole in tempi relativamente brevi pena la sostanziale sconfitta politica (la perdita di influenza in Ucraina, Moldovia – dissoluzione della Transnistria- e Georgia-possibile ripercussioni nel Caucaso) .
      L’Ucraina, come tutti i giocatori deboli, può solo sperare di non essere mangiata di botto, ogni nuova settimana che passa è un successo e intanto, con inevitabili giri di valzer, deve cercare di mantenere la rotta di allontanamento dal manesco vicino.
      Per quanto riguarda l’esercito e le milizie ucraini è già aperta un’altra discussione in questo blog, a cui mi permetto di rimandare.

  7. Per quale misterioso motivo avete cancellato il mio post ? Coda di paglia ?

    • gent. Stefano

      perché era inutile al dibattito e non in linea con le nostre regole. Mancava del tutto di rispetto verso una giornalista, citata e apostrofata come si può fare al bar ma non su queste colonne. Pubblichiamo solo contenuti educati e costruttivi. Non pubblichiamo insulti, accuse, e in generale non apprezziamo toni polemici o aggressivi. Anche il suo attuale “coda di paglia” la pone in posizione non dialogante, accusatoria, e francamente non sappiamo che farcene di siffatti commenti. Non ci portano elementi di riflessione né favoriscono il confronto con altri lettori. Questo è uno spazio privato a uso pubblico. E in casa nostra entra solo chi si pulisce le scarpe. Ci sono altri siti ove dare sfogo alle proprie frustrazioni. E questo vale per lei come per tutti. Cordialmente

  8. Vorrei ancora aggiungere un commento riguardo l’articolo dello scrittore Catelli ,che come ho già detto non approvo totalmente, perché se Franchetti da inviato sul posto scrive di atrocità da entrambe le parti, mentre nell’articolo di Catelli si dice che Franchetti accusa solo i russi, la Spinelli scriverà anche da una poltrona ma fa una analisi geopolitica e di politica internazionale senza scendere nei particolari sulle atrocità della guerra.
    Il suo ragionamento politico è a mio avviso corretto e nello stesso modo anche Franchetti scrive che in Ucraina si sta giocando una partita fra due che non si preoccupano del campo di gioco.
    Cose c’è ho sempre dichiarato e condiviso gli USA hanno preparato la presa dell’Ucraina per ragioni economiche ( le guerre da che mondo e mondo si fanno per interessi non per divertimento ), la Russia ha solo cercato di limitare i danni!!
    Cosa fecero gli USA quando Kruscev voleva mettere i missili a cuba?
    Festeggiarono?
    Cosa dovrebbero fare i russi ora?
    Che oltretutto col gas sono toccati nel vivo?
    La reazione russa è stata corretta e che ne dica Obama all’ONU che i mali del mondo sono in primis Ebola e Russia e poi il fondamentalismo (notate la classifica) i Russi hanno solo reagito ad un attacco deliberato preparato da tempo dagli americani per gas per potere di influenza geopolitica che stavano perdendo, sopratutto sugli europei che si stavano legando economicamente troppo alla Russia.
    Se questo era un bene o un male non lo posso giudicare io ma gli USA hanno agito con un chiaro obbiettivo perché quando una Nulan dice che gli USA hanno stanziato 5 milioni di dollari per dare all’Ucraina il futuro che merita non lo fanno per filantropismo.
    Mi spiace solo che l’articolista abbia completamente travisato i pensieri e lo scritto dei due giornalisti citati mettendogli in bocca cose mai scritte e omettendo parti di ragionamento, probabilmente influenzato da un suo preciso pensiero preconcetto.
    Questa la mia forte critica all’articolo perché i due giornalisti vanno a braccetto, entrambi scrivono che Putin gioca coi nazionalismi come l’Ucraina etc etc.

  9. Improvvisamente i grandi quotidiani nazionali cominciano a cambiare versione sulla vicenda Ucraina.
    Forse ci si sta accorgendo che la miope politica europea sulle sanzioni imposte dagli USA stanno massacrando la già fragile ripresa economica .
    Questo alla fine pone l’Europa sotto un più stretto giogo statunitense.
    Oggi su alcuni quotidiani dal Corriere della sera al Sole 24 Ore.,
    Spuntano improvvisamente questi articoli.
    F.De Bortoli accusa Renzi di filo americanismo e si toglie qualche sassolino dalle scarpe.
    Corriere della Sera
    “Per Giancarlo Galli, l’asprezza di De Bortoli riflette «lo stato d’animo di un mondo imprenditoriale lombardo e italiano che, tranne l’eccezione della Fiat ormai pienamente americana, è preoccupato per l’eccessivo filo-americanismo del premier». Le sanzioni contro la Russia? «Quella è la punta dell’iceberg», sostiene Galli. «La classe economica del nostro paese ritiene che gli sbocchi privilegiati delle attività commerciali italiane siano i mercati orientali, Russi e asiatici in primo luogo. E per questo motivo ha giudicato malissimo la politica muscolare perseguita dal presidente del Consiglio verso Mosca, da cui importiamo energia e soprattutto gas metano. Comparto fondamentale, in cui gli Usa si apprestano a far concorrenza alla Russia attraverso la ricerca e raffinazione dello “shale gas”». ”

    Sole 24Ore
    Il Piemonte è una delle regioni italiane più colpite dal peggioramento dei rapporti con la Russia. «L’export piemontese, nei primi sei mesi di quest’anno, è calato – assicura Cristina Tumiatti, presidente del gruppo Giovani imprenditori dell’Unione industriale di Torino, intervenuta ad un seminario sui rapporti con la Russia – del 19%». In pratica il doppio rispetto alla media nazionale. Un tracollo che si è accentuato nel secondo trimestre (-29,2% per le vendite piemontesi). «Ma i dati – aggiunge Tumiatti – sono destinati a peggiorare ulteriormente perché il calo del primo semestre era antecedente all’entrata in vigore delle sanzioni contro Mosca ed alle contromisure russe».
    Le prospettive, dunque, sono pessime. Antonio Fallico – presidente dell’Associazione Conoscere Eurasia e di Banca Intesa Russia che, insieme a Intesa Sanpaolo e allo studio legale Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners, hanno organizzato a Torino il convegno – ricorda che, solo ad agosto, l’export italiano verso Mosca è calato del 16,3%. Ma anche sul fronte opposto la situazione è destinata a peggiorare. «Le presenze di turisti russi in Italia – aggiunge Fallico – sono calate del 22%» e per un settore in difficoltà come quello del turismo italiano non è un problema da poco, soprattutto in vista della stagione invernale e considerando che la spesa pro capite dei turisti russi è particolarmente elevata.
    Ma Tumiatti è preoccupata anche per il blocco di importazioni. «Nella prima parte dell’anno – sottolinea – la flessione dell’import russo in Piemonte è stata limitata al 3,5% ma ora rischiamo di dover rinunciare a tutte quelle materie prime che per noi sono indispensabili per continuare a produrre».
    Senza dimenticare il blocco ad operazioni avviate da tempo. Tumiatti, responsabile commerciale della Sea Marconi, ricorda che l’azienda aveva avviato da tempo un progetto, in collaborazione con un partner russo, per la decontaminazione del parco trasformatori elettrici delle ferrovie locali. Un’operazione da 3 milioni di euro in due anni. Ora tutto si è fermato e, per la presidente dei giovani imprenditori, il sequestro di beni degli imprenditori russi che operano in Italia rischia di compromettere ulteriormente gli investimenti dei colossi russi nel nostro Paese.
    Proprio quegli investimenti auspicati dal sindaco di Torino, Piero Fassino, che ha ricordato come la capitale piemontese abbia 4 milioni di metri quadrati di aree ex industriali da riqualificare e trasformare. «La Russia – ha sottolineato il sindaco – ha i capitali per farlo e per diventare protagonista della trasformazione di Torino». Che, in cambio, offre la qualità di una formazione universitaria già impegnata in progetti di collaborazione con i russi, dall’ingegneria mineraria alla fisica, alla matematica, alla medicina.
    Per Fassino Torino può diventare il fulcro di un rilancio dei rapporti tra Mosca e l’Italia. Ma occorre far presto. Perché Sergey Razov, ambasciatore della Federazione russa in Italia, ha evidenziato come la Russia sia in grado di fronteggiare le sanzioni rivolgendosi ad altri partner. A partire dalla Cina, ma senza trascurare la Corea, il Sudafrica, l’America Latina. Dal settore tecnologico-industriale a quello agroalimentare. Nuovi partner che, con il passare del tempo, rischiano di diventare strategici, soppiantando i fornitori italiani. Razov ha però tranquillizzato sulle forniture di gas all’Italia per i prossimi mesi: la Russia è un partner affidabile e rispetterà gli accordi. E da domani di gas si discuterà proprio tra Mosca, Kiev e l’Unione europea.

  10. Attenzione parlano due premi Nobel per la pace.

    Barack Obama: “Russia pagherà un costo per l’aggressione in Ucraina”. E Lech Walesa chiede armi nucleari in Polonia
    L’Huffington Post 24/09/14 16:31

    Non è una mano tesa, non ci sono toni amichevoli nelle parole di Barack Obama alla Russia. Il presidente americano afferma che l’aggressione dell’Ucraina non resterà impunita, la Russia pagherà le conseguenze se non avvierà un percorso di pace.

    “L’aggressione russa in Europa ricorda i tempi quando le Nazioni più grandi calpestavano quelle più piccole perseguendo ambizioni territoriali”, ha detto il presidente Obama parlando all’Onu. “Mosca ha una visione del mondo in cui la forza dà il diritto di ridisegnare i confini di una Nazione. Noi ci battiamo per qualcosa di diverso. Noi crediamo che il diritto renda potenti, che le Nazioni più grandi non debbano intimidire le più piccole, che le persone debbano poter scegliere il loro futuro”.

    Obama aggiunge che “l’America e i suoi alleati sosterranno il popolo dell’Ucraina”, per cui “imporremo un costo alla Russia per la sua aggressione”. D’altro canto, se invece Mosca si avvierà lungo “un percorso di pace e diplomazia”, un percorso che dopo la Guerra Fredda ha garantito “prosperità al popolo russo”, allora “revocheremo le nostre sanzioni e daremo il benvenuto ad un ruolo della Russia per affrontare le sfide comuni”.

    A temere per la minaccia russa è anche la Polonia. L’ex premio Nobel per la pace, icona dell’anticomunismo polacco, Lech Walesa, spiazza tutti: La Polonia debba dotarsi di armi nucleari da utilizzare come salvaguardia contro la Russia, afferma il celebre leader politico polacco che guidò il movimento per la democrazia in Polonia e ne divenne il primo presidente post-comunista. “Vladimir Putin tenta di intimidirci con le armi nucleari, quindi perché non dovremmo avere il nostro arsenale?” ha detto Walesa al quotidiano Rzeczpospolita. La Polonia dovrebbe dire la sua: “Signor Putin, non le lasceremo fare un altro passo. Ci provi e morirà e anche noi moriremo”. Per questo, conclude Walesa, “dovremmo prendere in prestito, in leasing, armi nucleari e mostrare a Putin che se un solo soldato russo mette piede sul nostro territorio, attaccheremo. Per mettere le cose in chiaro”.

  11. Ma ci si imbatte sempre in questi opinionisti degli opinionisti fatti da chiacchiericci, come fossero analisi di cartelle cliniche psichiatriche? Ma possibile che tutta sta gente che commenta gli articoli conoscono così bene gli specchi su cui tentano le scalate? Possibile che questi signori non tengano mai conto della storia, della cultura e della volonta del popolo ucraino?

    • Ha perfettamente ragione chi siamo noi da casa per dire e decidere delle volontà del popolo ucraino, peccato che lo abbia già deciso qualc’un altro del futuro del popolo ucraino (vedi signora Nuland)senza tener conto delle volontà, storia e cultura inoltre non si tiene conto neanche delle volontà , storia e cultura dei residenti delle ragioni separatiste.

  12. La Spinelli è il tipico esempio di giornalista sopravvalutata e per questo non mi stupisce che abbia scritto un pezzo intriso di ideologia e di scarsa conoscenza dei fatti. Per il resto condivido tutto quanto scritto nell’articolo.

  13. L’esperienza Ucraina si sta riproponendo nel medesimo modo ad Honk Kong, stessa prassi inizio con manifestazioni studentesche spontanee poi imterventi di paesi stranieri, ecco cosa dicono gli States:

    Gli Usa seguono da vicino la situazione a Hong Kong e sostengono le aspirazioni della popolazione di Hong Kong”, afferma il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest. Che poi ha aggiunto: Gli Stati Uniti chiedono alle autorità di Hong Kong di mostrare ”moderazione” nei confronti delle proteste.
    Il manuale di Gene Sharp continua a far proseliti…

    • Continuiamo a ciancicarci col manuale Gene Sharp che poi arriva il metodo Tienanmen !!!
      Già sono all’opera i titushki (https://twitter.com/euromaidan/status/517434193106993152), poi arriveranno i piccoli uomini verdi, e poi i cinesi” non vogliono opposizioni. Laggiù in Europa potrà sembrare una bizzarria, ma alla gente quassù il teatrino della politica fa orrore, loro vogliono semplicemente un capo…” Semplice, no?

      • Purtroppo per il mondo non sono io a “cianciarmi” col manuale di Gene Sharp (filosofo, politico statunitense fondatore del Albert Einstein Institute) ma bensì l’amministrazione americana che da molto tempo ormai lo usa come il loro vangelo in tutto il mondo e con tutti i regimi che non gli aggradano!
        Ovviamente in Arabia Saudita, Barhein, Kuwait o Emirati etc dato c’è non gli fa comodo possno pure continuare.

  14. Una cosa mi ha sempre colpito: l’affinità ideologica tra esponenti della Sinistra estrema italiana come la signora Spinelli e la Russia di Putin

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