UCRAINA: Gli oligarchi di Kiev pronti a "comprarsi" i miliziani

Igor Kolomoisky è un uomo intelligente. Grazie al suo intuito e alla sua conoscenza della situazione, a Dnepropetrovsk e nella sua Oblast non si sono manifestati quei misteriosi uomini in mimetica e kalashnikov che hanno invece dilagato nelle regioni di Donetsk e Lugansk.

Nominato governatore della regione dal nuovo governo di Kiev, come altri oligarchi lo sono stati per altre città, ad esempio Sergei Taruta a Donetsk, Kolomoisky, proprietario di Privat Bank, e mecenate del magnifico centro culturale ebraico di Dnepropetrovsk, il più grande del mondo, ha subito adottato uno stile pragmatico nell’affrontare la crisi che si stava manifestando: ha compreso che il denaro poteva essere molto più potente delle armi e della violenza. Ha offerto così diecimila dollari per ogni miliziano fermato e mille dollari per ogni kalashnikov recuperato, così da sottrarli al “mercato” della guerra in preparazione. Grazie a questa fondamentale intuizione ha soffocato alla base le possibilità di insurrezione armata nella zona da lui amministrata.

Non così rapida ed efficace è stata l’azione del collega Taruta, che, oltre ad essere meno pragmatico, ha dovuto affrontare, nel proprio territorio di Donetsk, una proliferazione incontrollabile di armati a di “uomini verdi” provvisti di armi automatiche. Il disegno degli infiltrati e dei militari professionisti è in primo luogo di isolare militarmente le regioni di Donetsk e Lugansk, perché possano in un secondo momento essere annesse alla Russia, come è avvenuto per la Crimea.

Una rivista ucraina ha tentato di calcolare, dopo la felice intuizione di Kolomoisky, quanto potrebbe costare agli oligarchi ucraini, che vogliono conservare l’integrità del paese, “comprare” i miliziani ribelli anziché combatterli militarmente: lo sbilancio dei costi si è rivelato notevole, e molto più economica si è rivelata l’opzione “finanziaria” piuttosto che quella puramente militare. Si ipotizza già che il “costo” per miliziano ed arma automatica sia in netta ascesa, ma, di fronte alle cifre richieste da un’operazione militare, o alle perdite derivanti da una mutilazione del paese, per gli oligarchi l’ipotesi di un “finanziamento del disarmo” sia di gran lunga più vantaggiosa.

La lotta sul terreno tra esercito regolare e separatisti prosegue senza clamori, con particolare intensità a Kramatorsk, Sloviansk e soprattutto a Mariupol, porto di rilievo e luogo cardine per una possibile avanzata militare, che permetterebbe di collegare via terra la Crimea alla nuova madrepatria russa, evitando di costruire il progettato e costoso ponte di Kerch. Salvo clamorose escalations della crisi, volte ad impedire di fatto le elezioni presidenziali ucraine, per il giorno 25 di maggio, data delle elezioni, sono previste in Russia imponenti esercitazioni aeree, proprio a ridosso del confine ucraino: a significare, per chi non lo avesse ben compreso, che una delle parti in causa possiede una forza militare schiacciante, ed è intenzionata ad usarla alla prima occasione, qualora il paese fratello dimentichi le reali gerarchie geopolitiche.

(foto: Reuters)

Chi è Giovanni Catelli

Giovanni Catelli, cremonese, è scrittore e poeta, esperto di cultura e geopolitica dell’Europa orientale. Suoi racconti sono apparsi in numerose testate e riviste, tra cui il Corriere della Sera, la Nouvelle Revue Française, Nazione Indiana, L’Indice dei Libri. Ha pubblicato In fondo alla notte, Partenze, Geografie, Lontananze, Treni, Diorama dell'Est, Camus deve morire, Il vizio del vuoto, Parigi e un padre (candidato al Premio Strega 2021). Geografie e Camus deve morire (con prefazione di Paul Auster) sono stati tradotti in varie lingue. Collabora con Panorama e dirige Café Golem, la pagina di cultura di East Journal. Da più di vent'anni segue gli eventi letterari, storici e politici dell'Europa orientale, e viaggia come corrispondente nei paesi dell'antico blocco sovietico.

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4 commenti

  1. Una piccola annotazione. Tra Mariupol e la Crimea ci sono le oblast’ di Zaporož’e/Zaporižžja e di Cherson, e quelle, al momento, sono state piuttosto tranquille. La strada per evitare il ponte è ancora lunga.

  2. 20 maggio – Il Primo Ministro della Federazione russa Dmitri Medvedev ha fatto capire che la Russia non riconoscerà i risultati delle elezioni ucraine. La Russia non può e non intende garantire l’integrità territoriale dell’Ucraina, dal momento che essa non ha mai assunto obblighi simili, – ha detto lui. “Ci stiamo lentamente ed irrimediabilmente muovendo verso una seconda Guerra Fredda”, – ha asserito nella sua intervista di Bloomberg. A quanto pare, questo messaggio è in un certo senso una minaccia agli Stati Uniti. Pare anche che le parole siano non tanto di Medvedev, quanto dello stesso Putin.

    20 maggio – Ad Artemivs’k, nella regione di Donets’k, i terroristi hanno minacciato di dare fuoco ad una scuola e di impiccare il suo direttore nel caso in cui l’edificio fosse utilizzato come seggio elettorale per le elezioni presidenziali.

    20 maggio – Nelle regioni di Donets’k e di Luhans’k i terroristi filorussi hanno bloccato gli edifici di 11 su 34 commissioni elettorali distrettuali, – ha dichiarato il segretario stampa della Commissione elettorale centrale Kostiantyn Hivrenko.

    20 maggio – Uno dei leader dell’organizzazione terroristica della “Repubblica Popolare di Donets’k” Denys Pushylin ha annunciato l’inizio della nazionalizzazione nella regione. Si tratta della risposta dei terroristi al discorso filoucraino del più grande imprenditore dell’Ucraina Rinat Akhmetov, nel quale egli aveva accusato la “Repubblica Popolare di Donets’k” di essere un’organizzazione terroristica.

    20 maggio – Nella città e nella regione di Donets’k per iniziativa delle organizzazioni cittadine alle ore 12:00 è avvenuta una protesta contro la destabilizzazione della situazione nel Donbas, contro la violenza e il caos, il banditismo e i saccheggi da parte degli attivisti della cosiddetta “Repubblica Popolare di Donets’k”. I dipendenti delle imprese della regione hanno protestato con lo sciopero, mentre gli automobilisti hanno supportato l’evento suonando i clacson.

    20 maggio – Il MAE dell’Ucraina ha constatato che la Russia non ha ritirato le sue truppe dal confine ucraino, nonostante le relative dichiarazioni del presidente Vladimir Putin.

    20 maggio – Il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina afferma di avere le prove dell’utilizzo da parte dei media russi dei mezzi di influenza psicologica sugli spettatori, in particolare del cosiddetto “25th frame”. Nel corso del briefing del Servizio di Sicurezza è stato mostrato il film del notiziario televisivo “Rossiya-24”. Nel corso di tutto il reportage sugli eventi del 2 maggio a Odesa in un angolo dello schermo compaiono delle piccole scritte: “incendio doloso settore destro”, “i banderovtsy uccidono le persone”, “guardia nazionale – killer”.

  3. grazie per gli aggiornamenti. in effetti da quelle parti la stampa, quella tollerata, (quella libera viene soffocata) non brilla per indipendenza

    • Infatti… chissà perché non si dice niente dei giornalisti di LifeNews arrestati dall’esercito ucraino con l’accusa (probabilmente falsa, in puro stile staliniano) di terrorismo

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