GRECIA: Attentato alla Banca Centrale mentre Atene torna sui mercati

Atene si è svegliata bruscamente stamane, una bomba è esplosa davanti alla sede della Banca Centrale causando molti danni ma nessuna vittima. L’attentato è stato segnalato a un giornale locale intorno alle 5.15 da una telefonata anonima che avvertiva dell’imminente esplosione e dava 45 minuti per evacuare la zona. Alle 6 del mattino l’ordigno, piazzato su una Nissan risultata poi rubata, è puntualmente esploso. Non c’è stata ancora alcuna rivendicazione ma gli inquirenti seguono la pista anarchica.

Nella Atene capitale della crisi europea, attentati e minacce si registrano con regolarità, ma questo arriva in un momento importante: ieri i bond della Banca Centrale greca sono tornati sui mercati internazionali dopo quattro anni di esclusione. Due giorni prima Angela Merkel, cancelliere tedesco, si era recata in visita ad Atene per vigilare sui tagli di spesa richiesti alla Grecia dalla trojka, necessari per accedere ai prestiti internazionali.

Era dal 2010 che la Grecia non poteva più rifinanziarsi sui mercati internazionali, una sorta di paria finanziario guardato con sospetto dagli investitori – molti dei quali avevano perso metà dei loro crediti a causa del taglio del debito. Per restare in piedi, Atene non ha avuto altra scelta che ricorrere ai prestiti del Fmi e della Bce ma per ottenerli ha dovuto applicare scrupolosamente le misure di austerità, privatizzazioni e liberalizzazioni richieste. Misure che hanno distrutto lo stato sociale greco, impoverito le persone (il 44% vive sotto la soglia di povertà) affamandone molte (il 50% non si può permettere una dieta bilanciata), specialmente nei ceti più deboli. I casi di malnutrizione infantile (si stimano circa 400 mila bambini denutriti) registrati dalle organizzazioni internazionali sono lì a testimoniare la gravità della situazione ellenica. Una tragedia che sembra quella di un paese uscito da una guerra.

Il governo greco, e i suoi controllori a Berlino e Bruxelles, stimano per il 2015 una ripresa dell’economia pari al 2,9%. Un risultato ottenuto grazie alla contrazione dei salari, ai tagli sulle pensioni e sulla sanità, all’aumento delle tasse. E’ questa la Grecia che torna sui mercati, ed è questa la Grecia che si è svegliata con l’esplosione davanti alla Banca Centrale.

Solo quattro anni fa Atene dichiarò fallimento, controllato, eterodiretto, “pilotato” ma il “default” greco fu quello fu: il fallimento di uno stato tenuto in vita solo per evitare il collasso delle banche tedesche e francesi che detenevano il debito ellenico. Un debito che, comunque, fu tagliato del 50% del valore dei titoli detenuti dai creditori privati e dalle banche. Questo haircut, come venne chiamato, era temuto da molti: tagliare il valore del debito era un tabù che solo disastrate condizioni dell’economia ellenica costrinsero a infrangere: il rischio concreto per le banche europee era quello di non riavere nemmeno più la metà del proprio credito. Una scelta che non portò alle disastrose conseguenze che si paventavano. Oggi, grazie al “laboratorio” ellenico, sappiamo che attuare un taglio del debito è possibile senza che avvengano “contagi” o altre apocalissi.

A distruggere l’economia greca sono state le politiche di austerità, e se la Grecia può forse tirare un sospiro di sollievo grazie all’ottimo risultato della vendita dei suoi bond, i greci si trovano ancora preda della miseria e dall’incertezza per il proprio futuro.

Foto: Presseurop

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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Un commento

  1. Abbiamo tanto amato e tanto sperato in questa Europa, pensando ad una nuova famiglia, ma il padre non ha perdonato gli errori o malefatte dei sui figli più deboli lasciandoli alla miseria e alla disperazione!! Povera Grecia, Povera Italia, Povera Europa che abbiamo tanto sognato, come ci siamo ridotti male.Sicuramente come si andava bene, quando pensavamo che andasse male!!

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