REP. CECA: Nato e sistema satellitare. Tutti i soldi che Praga non ha

di Gabriele Merlini

Un leak meno intrigante rispetto a quello che descriverebbe il premier italiano soddisfatto per la decisione statunitense di stoppare lo scudo difensivo in Repubblica Ceca e Polonia (una serie di missili con il sedere in Europa centrale ma il naso puntato dritto contro l’amico Putin) lo si deve al server Natoaktual.cz: da Praga partiranno infatti più di mezzo miliardo di corone destinate alla NATO, e nello specifico al sistema satellitare che l’organizzazione sta progettando con lo scopo di garantire maggiore protezione ai propri soldati in missioni all’estero. Oltretutto in un momento di drastici tagli di bilancio dalle parti del Pražský hrad.

Al recente vertice di Lisbona è stato stabilito trattarsi di priorità l’avanzamento dell’AGS («Alliance Ground Surveillance», con base tra l’altro in Italia a Sigonella) e la partecipazione economica degli stati membri sarebbe stata ben accetta, ognuno come può e nella misura che ritiene adeguata, tipo quei locali ad ingresso con offerta libera. «La Repubblica Ceca -ha dichiarato il Ministro della Difesa Alexandr (Saša) Vondra- ritiene importante continuare a sostenere il programma» e non verrà meno al proprio ruolo attivo all’interno della NATO. Il risultato finale sarà una funzionale rete di satelliti, aerei senza pilota e AWACS -ovvero quei grossi radar tondi che vengono installati sopra i Boeing in grado di rilevare presenze sgradite fino a quattrocento chilometri di distanza- al fine di raccogliere informazioni poi girabili in tempi rapidissimi alle forze di terra, dunque sia preservandole che rendendole più efficaci. Una innovazione destinata a riportare il sorriso sulla faccia dei militari cechi sparsi per il mondo, i quali per via della crisi hanno visto evaporare dalle proprie buste paga un bel dieci percento dello stipendio negli ultimi mesi; come a dire, meno potere d’acquisto ma più possibilità di salvare la pelle.

Viceversa è l’esecutivo ceco che potrebbe trovarsi avvantaggiato tout court dalla buona riuscita della operazione poiché un’entità nell’alto dei cieli in grado di tutelarli sarebbe in grado anche di compiere il miracolo e diminuire le spese per la formazione dei soldati (benché la nota ricordi: «per quanto possibile», a testimoniare un graditissimo buonsenso nella pianificazione.)
Argomento che ci permette di scrivere due righe anche sullo stato delle forze armate ceche: il taglio di circa quattromila posti di lavoro non si deve ad esplosioni di pacifismo tra Boemia e Moravia quanto a scarsità di fondi e (numeri riportati dall’agenzia-stampa České Noviny) altre settecento lavoratori nel settore lasceranno l’anno prossimo l’esercito.

Il portavoce del Ministero della Difesa Jan Pejšek illustra come la cifra stanziata da Praga per il progetto della NATO sarà versata a rate in cinque anni, dal 2013 al 2018, e la somma totale costituirà l’1,51 percento della spesa finale; un sacrificio cui ci sottoponiamo volentieri ma risulta inevitabile -in tempi di acque basse- la nota di chiusura del comunicato, sull’onda del sempreverde motto secondo il quale fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, anche di una alleanza militare: «la Repubblica Ceca chiede comunque garanzie sul fatto che la propria quota al finanziamento non aumenterà ulteriormente.»

Il sistema AGS dovrebbe essere applicato dal 2012 nelle missioni ISAF in Afghanistan e Somalia, ma non solo; l’elenco di occasioni nelle quali il pacchetto potrebbe tornare comodo è una lista della spesa di tragedie non augurabili ma purtroppo piuttosto frequenti: catastrofi naturali, incidenti industriali e attacchi terroristici su tutto.

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