Le potenze dell’Asse e l’Unione Sovietica. Una storia da riscrivere?

di Gianluca Ruotolo

Contrariamente alla vulgata ancor oggi in voga, prima dell’Operazione Barbarossa i rapporti tra l’Urss e la Germania nazista erano molto buoni: le due potenze infatti si prestavano mutuo aiuto tecnico ed economico, prima in via di fatto e poi sulla base di un trattato commerciale.

Ma i buoni rapporti datavano da ben prima, perchè – solo per fare un esempio – si deve sempre ricordare che dopo la prima guerra mondiale la Germania sconfitta non si poteva riarmare se non entro limiti stringenti e che in particolare esistevano forti limitazioni per quanto riguardava l’aviazione militare, proibita ai tedeschi.

Ebbene, in pochi ricordano che gli aviatori tedeschi andarono ad addestrarsi in territorio sovietico, dove venne loro messo a disposizione – fin dal 1925 – un grande campo di aviazione. In Urss venne anche costruita una fabbrica di motori aeronautici  (tedeschi) forniti sia all’aviazione nazista che a quella sovietica.

Tutto questo ci fa capire di che natura fossero le relazioni, e quale fosse la vicinanza tra i due paesi che portò, il 23 agosto 1939, alla stipula del patto decennale di non aggressione Ribbentrop-Molotov con cui, in sostanza, le due potenze si dividevano l’Europa anche in base ad un protocollo segreto.

Il volume “Le potenze dell’Asse e l’Unione Sovietica” presentato all’Istituto Sturzo va ben oltre, e ci fa capire bene cosa fosse l’innaturale alleanza tra l’Asse e l’Urss e quali fossero i rapporti quando essa si ruppe, perdurati (a livello di diplomazia segreta e per il tramite di paesi terzi) anche dopo l’aggressione tedesca all’Unione Sovietica.

L’approvvigionamento di grano e di petrolio. L’attacco proditorio dei tedeschi ed i rapporti sotterranei dopo l’Operazione Barbarossa.

Secondo Ettore Cinella, intervenuto alla presentazione del volume la guerra tra le due potenze iniziata con l’operazione Barbarossa non fu una guerra tra fascisti ed antifascisti, quindi non una guerra ideologica, ma una guerra come le altre per il controllo di aree strategiche e di risorse.

In particolare, Stalin sapeva dalle cancellerie degli Usa e della Gran Bretagna che Hitler intendeva attaccare, ma non diede seguito a queste segnalazioni nonostante ulteriori informazioni ricevute nell’imminenza dell’attacco da un disertore tedesco.

L’attacco, che colse le truppe sovietiche in un momento di cambio di assetto, fu quindi una assoluta sopresa perchè prima dell’inizio delle operazioni il dittatore sovietico aveva addirittura offerto ai tedeschi di concedere loro il controllo tecnico su alcune industrie nazionali. Come è noto da tempo il colpo fu tale che Stalin nella prima settimana delle operazioni ebbe un collasso nervoso e restò per alcuni giorni in precarie condizioni di salute. Dopo i primi bombardamenti dell’aviazione tedesca Molotov cercò addirittura un abboccamento con il ministro degli esteri tedesco Ribbentrop!

Non c’erano ragioni per attendersi un passo di quel genere, perchè dal 1939 in poi c’era un flusso continuo di materie prime dall’Urss alla Germania, principalmente grano dall’Ucraina e petrolio dal Caucaso, poi rimpiazzato solo quando i tedeschi misero le mani su quello rumeno.

I contatti segreti continuarono comunque durante la guerra, anche se con alterne vicende. Intorno al 1944 vi fu un’esplicita richiesta tedesca di pace separata condizionata però al controllo delle risorse alimentari ucraine anche attraverso la fondazione di uno stato autonomo, nonché dei campi petroliferi del Caucaso.

La politica estera del Terzo Reich e quella delle cancellerie alleate.

Per Eugenio Di Rienzo, tra gli autori del volume, la politica estera, a partire da quella del Terzo Reich, fu condotta da due centri diversi in modo talvolta confliggente. Il primo referente istituzionale era naturalmente il Ministero degli affari esteri, guidato da Ribbentrop; il secondo, invece,  l’Ufficio Esteri della NSADP ( il partito nazionalsocialista) giuidato da Rosenberg. La politica estera nazista, comunque, non era avvicinabile a quella dell’era bismarckiana.

Gli stati maggiori alleati, dall’altra parte, alla fine del 1939 ipotizzavano la c.d. “guerra seduta”  per sconfiggere la Germania. L’idea era quella di schiacciare tra due tenaglie l’Urss e la Germania stessa, prima dell’avvicinamento tra di loro.

Due dovevano essere le direttrici di questa strategia: la prima un aiuto alla Finlandia (aggredita dai sovietici) sul fronte baltico e scandinavo, con pressioni sui governi svedese e norvegese. L’altra un attacco aereo per distruggere i pozzi petroliferi del Caucaso da cui le armate hitleriane ricevevano rifornimenti, cosa che rendeva possibile lo strangolamento via mare della Germania. Questa seconda mossa, con lo stop alle forniture di petrolio,avrebbe portato al collasso l’economia sovietica. Era previsto anche un attacco turco al Caucaso russo, da realizzarsi nel quadro di un’alleanza tra Turchia, Grecia e Romania.

In quel periodo la Gran Bretagna aveva un altro problema: si temeva un piano russo-tedesco per per invadere l’Afghanistan porta dell’India, perla dell’impero britannico. Questa svolta della seconda guerra mondiale si arrestò solo perchè i tedeschi dilagano in Francia.

A questo punto,in una situazione completamente cambiata, Gran Bretagna e Francia insistettero per l’intervento sovietico contro la Germania, promettendo ai russi – attraverso l’ambasciatore francese – i confini successivi all’invasione della Polonia e dei Paesi Baltici.

Negli anni successivi, scoppiata la guerra tra tedeschi e sovietici, restarono i timori occidentali di una pace separata tra Urss e Germania. Queste paure erano fondate perchè anche ai tempi della battaglia di Leningrado, in discorsi pubblici, Stalin si rivolse al popolo tedesco (e non a Hitler) affermando di non volere la distruzione della Germania e della potenza tedesca. In quel periodo vi fu anche un’ apertura di Stalin al comitato dei tedeschi liberi (prigionieri di guerra in Russia, anche ufficiali e sottufficiali) alcuni dei quali occuparono poi posizioni ai vertici della DDR. A posteriori si può dire che Stalin pensava quindi ad una Germania stato satellite, ma in piedi.

Anche Kursk, l’ultima grande battaglia di carri persa dai tedeschi nel luglio 1943, avvicinò la pace separata perchè da un certo momento in poi la Germania si rese conto che non poteva più vincere e venne quindi ridotta a più miti consigli. Le trattative, che come si sa non andarono a buon fine, vennero condotte con la mediazione del Giappone.

Gli errori dei tedeschi e la politica estera italiana.

Secondo Emilio Gin, coautore del libro, uno dei principali errori di Hitler fu la sottovalutazione, sua e dei suoi principali collaboratori, della capacità di resistenza dei russi. Hitler e i suoi, infatti, dopo l’offensiva invernale del 1941 e fino a poco prima della battaglia di Kursk, erano convinti dell’imminenza del crollo sovietico, anche se proprio dopo l’offensiva invernale iniziarono a pensare ad una pace separata.

Un punto di estremo interesse è l’atteggiamento di Mussolini e il ruolo dell’Italia. La costante della politica estera mussoliniana, in momenti diversi (non belligeranza, guerra breve e guerra lunga) fu la volontà di arrivare ad una pace di compromesso. L’atteggiamento di Mussolini verso la Russia si spiega proprio in questi termini: una politica del pendolo, come definita da Grandi (espressione ripresa da Renzo de Felice). Mussolini, infatti, voleva spingere il Giappone a un accordo con la Gran Bretagna e gli Usa, non con l’Urss. Allo stesso tempo Ciano era per la ricostruzione di uno stato polacco formalmente indipendente.

Lo sviluppo sfavorevole degli eventi bellici portò Mussolini a moltiplicare – specialmente dopo El Alamein – gli sforzi per uan pace separata con la Russia. In quest’ottica l’Italia sfruttò il Giappone che fino alla fine del conflitto restò neutrale nei confronti dell’Urss.

Galeazzo Ciano ebbe un ruolo importante nella politica estera della prima parte della non belligeranza, sia verso la Finlandia che verso la Polonia, come rimarcato da Giorgio Petracchi.

Ciano aveva un atteggiamento antitedesco e antirusso, tanto che in quel periodo l’Italia aiutò la Finlandia aggredita dai sovietici, vendendo degli aerei (ma senza i piloti). In quella fase l’Urss temeva un avvicinamento tra il corpo di spedizione franco-inglese (che però non intervenne se non in Novegia) e gli italiani. Ad un certo punto – novembre 1939 – vi fu anche una collaborazione tra servizi italiani ed inglesi per lo scambio di informazioni sulla situazione del mediterraneo. Questo evento va ricordato perchè poco più di un mese prima era stato detto un no all’ammiraglio Canaris ed all’Abwehr tedesca.

Nella seconda parte della non belligeranza la Gran Bretagna strinse le maglie del blocco economico intorno all’Italia e Churchill propose a Mussolini uno scambio tra carbone inglese e pezzi anticarro italiani. Mussolini rispose di no, e da qui cambiò anche l’atteggiamento nei confronti della Russia. Infatti, nell’autunno/inverno 1941 fu proprio Mussolini a suggerire a Hitler una pace separata con l’Urss. La proposta sarebbe stata ricevibile anche da parte tedesca, anche perchè in quel periodo, in Germania, la lotta ideologica non veniva condotta contro il comunismo sovietico ma contro la Gran Bretagna e contro il liberalismo.

Foto: Marion Doss, Flickr

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18 commenti

  1. Articolo interessante. Quello che però stupisce e che, francamente, ha davvero stancato è sempre questo bisogno di calunniare qualche vulgata che, senza ammetterlo apertamente, ha sempre dei responsabili (dei complottisti?) alle spalle. Ora, in un qualsiasi Dipartimento di Storia delle vituperate università italiane queste sono cose che si sanno, si studiano e si approfondiscono. Anche lo slavisma più stalinista oppure impreparato conosce i volumi di Graziosi (per fare un nome). Aggiungo, poi, che anche alcuni documentari hanno trattato il tutto e non incidentalmente – su RaiStoria se ne è parlato. Quindi: qual è il senso di questi incipit giornalistici? Scoprire che la storia è sempre riscrittura del passato? Voler forse affermare che quel che è seguito dopo il ’39 ai rapporti pre-’39 conferma un ceppo comune tra le due dittature e che quindi certi crimini nazifascisti non sono così criminali? – a proposito di ceppi comuni non è male ricordare i rapporti di stretta stima pubblica tra Churchill ed il fascismo, ma si può parlare di ceppo comune? Concludo: East Journal non dovrebbe sottovalutare troppo i propri lettori; non ha bisogno di strombazzare il nulla. Grazie

  2. Caro Stefano

    accettiamo la critica, mi permetta però di replicare. E’ proprio perché non sottovalutiamo i nostri lettori che scriviamo questi “incipit giornalistici” (definizione azzeccatissima) in quanto crediamo che i nostri lettori non siano solo addetti ai lavori – che hanno letto i libri di Graziosi – o studenti universitari in materie umanistiche, ma anche studenti delle scuole superiori (e ammetterà che i libri scolastici sono piuttosto parchi di informazioni); universitari in discipline scientifiche o tecniche (ma interessati all’est, alla sua storia e cultura); impiegati d’azienda; lavoratori, commessi, autotrasportatori, badanti, infermieri, addetti delle poste, metalmeccanici, mamme (o papà) a tempo pieno… gente che è fuori di casa 10 ore al giorno, che cena alle dieci, che se guarda Raistoria si addormenta sul divano dopo una giornata di lavoro, che non ha il tempo materiale di approfondire.

    A queste persone, che rispettiamo profondamente, si rivolgono articoli introduttivi, certo non esaurienti ma comunque sufficienti a “farsi un’idea”. E’ il dovere di chi informa semplificare. E anche la Storia diventa informazione a un livello più basso. Non tutti, infine, hanno fatto l’accademia. Non tutti sanno chi è Grazioli. A queste persone – e non solo a chi è già informato, già erudito – East Journal si rivolge.

    Per gli addetti ai lavori produciamo un quadrimestrale, Most, di taglio accademico. Se trova Ej troppo “pop” credo potrà avere soddisfazione leggendolo. In generale East Journal – a differenza di altri media sullo stesso tema – cerca di unire “l’alto” e “il basso”, semplificando senza banalizzare, informando rapidamente (il tempo di chi legge è sempre meno) ma non frettolosamente. I nostri lettori sono tanti e vari, e il nostro scopo è parlare a tutti.
    Un cordiale saluto

    Matteo Zola

  3. Articolo molto bello e interessante.
    Un ulteriore aspetto da approfondire sull’amicizia e l’interscambio Russo-Tedesco negli anni ’30 sarebbe la genesi del sistema concentrazionario nazista. Mi ricordo di aver letto da qualche parte di ufficiali SS che trascorsero mesi nel GULag delle Isole Solovkij per “imparare” come costruire e gestire un campo per prigionieri politici.
    Buon lavoro

  4. maria fioravanti

    Risposta che condivido in pieno anche perché la storia che si insegna nelle scuole raramente arriva alla prima guerra mondiale!

  5. Ho letto con interesse la controreplica. Posso anche essere d’accordo su quasi tutto. Non sul fatto che si debba rincorrere sempre il pubblico con un gioco al ribasso. Ripeto: l’articolo è interessante, ma se comincia parlando di vulgate in voga e storie da riscrivere, allora si deve avere l’onestà intellettuale, soprattutto di fronte ai lettori meno preparati, di rispondere ad alcune domande iniziali: chi ha costruito questa vulgata? perché lo avrebbe fatto? con quali obiettivi? grazie a quali mezzi (cattedre e finanziamenti)? perché queste vulgate menzognere hanno avuto tanto successo? perché si è dovuto attendere il 2014 e un articolo di East Journal perché la verità (sic!) fosse riportata alla luce? E da ultimo: quale verità? E taccio sulla sconcertante banalità che ha sempre una discreta presa pubblica circa l’incapacità di accettare che lo storico o è sempre revisionista (serio e documentato naturalmente, non sulla base di bolle ideologiche) o farebbe meglio a fare un altro mestiere. Grazie

  6. “Cambio di assetto” è davvero molto divertente.
    Ad ogni modo, basta con la pippa dell’attacco a sorpresa. Son passati settant’anni!

  7. Fantastico quest’articolo, in cui si mette in chiaro delle alleanze e strategie poco conosciute.
    Speriamo che tali aspetti negativi non si ripetano nella storia con la follia delle grandi guerre.
    Alessandro

  8. a distanza di giorni nessuno ha risposto a Stefano, tra un “fantastico” e un “condivido” che fa molto gioventù ma poca intelligenza

  9. Tra 1948 e 1960, centinaia di ufficiali nazisti sono stati incorporati dalle rinnovate forze armate tedesche federali, il tutto sotto l’egida americana. Tra i casi più clamorosi e noti quello di Reihnard Gehlen, capo dei servizi segreti prima sul Fonte russo nelle armate hitleriane, poi del medesimo sevizio per la Repubblica Federale. Sottolineo: questo è il caso più noto, ma se ne potrebbero citare centinaia e, forse, migliaia. Ora, la mia domanda, di fronte ad un articolo che confonde ideologicamente (per non dir altro) la real politik con fratellanze spirituali (non sa forse l’autore che Stalin tentò in ogni modo di trovare un accordo con inglesi e francesi e che solo di fronte al loro ostinato rifiuto optò per il patto con i nazisti? Non conosce l’autore la produzione storiografica statunitense su questo tema? Non sa l’autore che le democrazie occidentali dopo il ’41, Churchill in testa, caldeggiarono in ogni modo un accordo con l’URSS senza per questo legittimare le politiche interne staliniane?) è: come mai migliaia di ex ufficiali in forza alla dittatura hitleriana si convertirono così bene all’assetto democratico federale? Perché c’è una fratellanza spirituale tra democrazia tedesca post-Seconda guerra mondiale e nazismo? E ancora: dato che i processi di formazione del nuovo esercito federale furono letteralmente guidati dall’esercito americano e dai suoi più alti ufficiali, e approvati dalla stessa presidenza americana, bisogna dedurne che anche gli americani liberatori d’Europa erano, in realtà, spiritualmente affratellati alla dittatura criminale nazista? Per revisionare presunte vulgate non serve fare disinformazione “metafisica”.

    • A proposito di fatti storici, e come autore dell’ articolo, mi corre l’ obbligo di ricordare la stretta collaborazione in campo militare – e prima di tutto aeronautico – tra Germania e Russia sovietica.
      La questione è – o dovrebbe essere – ben nota ed ormai studiata come fatto storico, lontana qundi da simpatie e da contingenze politiche, data che la lettura della storia con occhiali ideologici porta a conclusioni spesso del tutto errate.

      Infatti, tutto nasce per via diplomatica negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale, cioè molto molto prima degli abboccamenti di Stalin con le potenze occidentali, e anche ben prima della ascesa di Hitler che comunque sostenne questa politica già molto avviata e reciprocamente molto conveniente.

      Ricordo infatti che nel 1925, il 1° dicembre, venne firmato il trattato di Locarno dal ministro degli esteri tedesco Gustav Stresemann e che subito dopo lo stesso ministro riconfermò l’ accordo già steso con i russi, russi sovietici, concluso a Rapallo nel 1922.
      Con il trattato di Rapallo, a firma di Cicerin ministro degli esteri sovietico e di Rathenau ministro degli esteri tedesco, le due potenze rinunciavano al reciproco pagamento dei danni di guerra e , soprattutto, stilavano un protocollo aggiuntivo che rimaneva segreto in cui i sovietici permettevano ai tedeschi di compiere esercitazioni e sperimentazioni militari sul loro territorio.

      Urss e Germania in quel momento erano due paesi ai margini della politica europea, ma proprio per questo in stretti rapporti di vicinanza se non di amicizia.

      Negli anni successivi la situazione non cambiò , anzi, e la Germania diventata finalmente membro della Società delle Nazioni , ma formalmente disarmata, continuò ad esercitarsi sul territorio sovietico.

      Iroinia della sorte, Gustav Stresemann fu premio Nobel per la pace nel 1926 e per questo fu oggetto di aspre critiche in patria per la sua politica asseritmanente rinunciataria, che peraltro conduceva il riarmo oltre confine.

      Stresemann fu anche ministro del governo Marx. Si trattava naturalmente non del più famoso, ma del primo ministro tedesco Wilhelm Marx, di cui facevano parte i partiti socialdemocratico, democratico, popolare tedesco e infine anche il partito di centro Zentrum.

      Non erano i fratelli Marx e na non erano fratelli ideologici, e forse neppure parenti.

  10. Leggendo la sua gentile risposta temo di dover ammettere che non sono d’accordo sul fatto che non centrino i fratelli Marx. La risposta, se possibile, è ancora più risibile dell’articolo. Intanto, ohibò, si fa sfoggio di grande preparazione quando – non ricordo se al post di Stefano o di chi per lui si era detto del valore della divulgazione…. col che se ne deduce che la balla della divulgazione alta va bene quando torna utile; in secondo luogo, non si arretra di un metro sulla bestiale panzana della fratellanza spirituale – il che, forse, più che comico è scientificamente tragico; da ultimo, restano – anche nella replica! il che è veramente scoraggiante – senza risposta alcune questioni fondamentali (sulle vulgate da riscrivere, sui nazisti immessi nell’ordine costituzionale federale, sugli interessi americani nell’utilizzare personale nazista, su cosa sia la real politik di fornte a panzane come la fratellanza spirituale, ecc. ecc.), da cui ci si mette al riparo con un profluvio di nomi, date e via dicendo. No, mi spiace, continuo a non essere d’accordo con questo modo di fare informazione e tanto più ricerca, ed il mio disaccordo – grazie anche all’ospitali di east Journal – mi permetto di sostenerlo pubblicamente.

  11. I fatti erano noti, forse non nei dettagli che stanno emergendo ora, ma nella sostanza certamente. Oltre all’arma aerea, in Russia nacque anche la Panzerwaffe, l’arma corazzata tedesca: esistevano aree addestrative molto estese e soprattutto lontane da occhi indiscreti dove fu possibile simulare con automobili camuffate le manovre dei carri armati (in ted. «Panzerattrappen»). Indubbiamente, per quanto nel massimo segreto, la concezione della guerra meccanizzata fu elaborata in parallelo da russi e tedeschi. Le vicende successive dell’Armata Rossa (cioè le purghe della seconda metà degli anni Trenta) non hanno consentito uno sviluppo dell’arma corazzata in termini concreti, ma non dal punto di vista teorico, nel senso che l’uso dei carri come arma autonoma era un concetto noto. Carri a parte, la collaborazione stretta in campo militare si concretizzò anche in forniture di armi e munizioni. Questo ebbe un risvolto particolare quando furono aperte le fosse di Katyn: furono trovate infatti munizioni tedesche appartenenti ad una fornitura speciale fatta al NKVD. Goebbels fece tacitare immediatamente il particolare temendo che le responsabilità della strage venisse imputata ai tedeschi, come avvenne in un primo tempo nel dopo guerra. Solo alla fine degli anni Quaranta, ormai in pieno clima di Guerra Fredda, venne fuori che i bossoli ritrovati appartenevano alla fornitura fatta dai tedeschi.
    Francamente credo che in generale non esista il revisionismo storico in sè; quanto piuttosto che la storia – se fatta con metodo e serietà – sia essa stessa revisionista. Quindi auspico sempre maggiori ‘scoperte’ e apertura di archivi, a patto che sia fatto un lavoro onesto.

  12. ottima ricostruzione, caro gianluca !!!!!

    quello che mi preme sottolineare, e’ che era chiaro che antecedentemente alla guerra i rapporti germania-russia erano tutt’altro che bellicosi !!!!! cio’ che mi interesserebe sapere e’ nel concreto di capire come si sia arrivati realmente alla decisione di hitler, con l’esercito impegnato in diversi altri fronti, a dichiarare guerra alla russia, tenuto conto che l’alleato italiano non offriva certo garanzie di efficenza in campo bellico… nemmeno la grecia riuscivamo a conquistare senza l’ ausilio di hitler !!! da buon ex alpino mi vengono i brividi a pensare quanto e’ costata in termini di vite umane la campagna di russia !!! ma ci crdevano davvero i gerarchi di hitler alla possibilita’ di conquistare e sottometter l’armata rossa ???
    a proposito, la ritorsione dei russi liberatori, a berlino se la ricordano ancora ! donne stuprate, case sacheggiate, da gente che definire bestie sarebbe un insulto al regno animale…
    ma se la sono andata a cercare !!! ricordiamo comunque fu una guerra di aggressione..

    infine mi piacerebbe saperne di piu’ su una tematica che non ha mai avuto una risposta chiara.. la cattura e l’uccisione di mussolini da parte dei partigiani nel 1945 e’ vero che piu’ che mai fu gradita sia dai tedeschi che dagli inglesi ??? per i primi avrebbe rappresentato un peso, un fardello difficile da gestire, per gli inglesi ancor peggio !!! se mussolini fosse stato catturato dagli anglofili e processato a norimberga, avrebbe deposto sulle comunicazioni con churchill, tra le quali si sarebbe evinto che gli inglesi e americani erano ben consci ec onsapevoli dei campi di concentramento con le camere agas tedesche, e che nascondevano una sorta di tacita connivenza a quello che sara’ sempre ricordato come la piu’ grande vergogna della storia umana !!! salvo poi stracciarsi le vesti, sorpresi e indignati alla scoperta dei russi ad auscwitz ! esprimimi un tuo obbiettivo punto di vista
    mario

  13. Ringrazio Ago71 e Stefano per le puntuali glosse ad un testo che lascia, come minimo, a desiderare e senza parole. Senza parole al punto da non aver risposto a nessuna delle obiezioni/domande mosse. Interessanti (real politik…. altro che fratellanze spirituali!) le osservazioni sui rapporti RFT, ex alti ufficiali nazisti ed esercito americano. Qualcuno sa se esiste una ricostruzione storica accurata e seria sul tema (anche in lingua inglese)?

  14. Emilio Bonaiti

    Richiesta di chiarimenti a Ago71: Se “centinaia di ufficiali nazisti sono stati incorporati dalle rinnovate forze armate tedesche federali”, quale era la provenienza dei generali della defunta repubblica popolare ?

    • Articolo interessante. Attento perchè i russi conoscono la storia e ti capiscono, ma qui i filosovietici ti criticano.

  15. interessante ricostruzione e interpretazione dei recenti eventi storici. bravo!

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