LETTONIA: L’eredità di Dombrovskis e le tensioni nel sistema politico lettone

Giovedì 21 novembre 2013 il tetto del supermercato Maxima a Zolitūde, un quartiere di Riga ovest, è crollato uccidendo 54 persone e ferendone 39. La tragedia ha scosso l’intero paese e, quando il Primo Ministro Valdis Dombrovskis se ne è assunto la responsabilità politica dimettendosi, essa ha investito la politica lettone con ripercussioni difficili da prevedere.

Le inaspettate dimissioni del Primo Ministro, avvenute a un anno dalle prossime elezioni parlamentari previste per ottobre 2014 e a pochi mesi dalle elezioni per il Parlamento Europeo, fissate per maggio 2014, hanno aperto una crisi politica che va al di là dei soli equilibri di governo. Due questioni cruciali e in molti modi interconnesse sono venute alla ribalta all’indomani della tragedia: il ruolo del partito russofono Saskaņas Centrs (Centro dell’Armonia, SC) nel sistema politico lettone e il prezzo sociale del decantato successo economico della Lettonia di Dombrovskis.

Eletto la prima volta nel 2009 e riconfermato nelle elezioni anticipate del 2010 e 2011, Dombrovskis è stato il Primo Ministro più longevo della Lettonia post-sovietica. Dopo le sue dimissioni il presidente Andris Bērziņš dovrà nominare un nuovo primo ministro che possa ricevere la fiducia dell’attuale Saeima, il parlamento lettone. Un compito tutt’altro che facile.

Il panorama politico

L’ultimo governo Dombrovskis, formato nel 2011, era basato su una coalizione di centro-destra tra Vienotība (Unità, il partito a cui l’ex primo ministro appartiene), il partito nazionalista Nacionālā apvienība (Alleanza Nazionale, NA), e Reformu partija (Partito delle Riforme, RP). Nei suoi due anni di vita questa coalizione si è rivelata tutt’altro che coesa. Secondo voci diffuse infatti sarebbe stato il presidente Bērziņš a spingere Dombrovskis a dimettersi in seguito agli scontri interni che stavano paralizzando il governo.

Dopo più di un mese d’incertezza, all’inizio di gennaio 2014, il presidente ha affidato l’incarico di formare il governo all’attuale ministro dell’agricoltura Laimdota Straujuma (Vienotība). L’esito più probabile delle consultazioni per la formazione del nuovo governo sembra essere una maggioranza basata sull’attuale coalizione, con il supporto aggiuntivo di Zaļo un Zemnieku savienība (L’Unione dei Verdi e degli Agricoltori, ZZS); ma anche questa soluzione ha i suoi problemi. La figura principale di ZZS, Aivars Lembergs, è uno dei cosiddetti “oligarchi”, che sono stati al centro della politica lettone fino al 2011, anno in cui l’ex presidente Valdis Zatlers indisse un referendum per la dissoluzione di un parlamento al centro di innumerevoli scandali. Dopo che il 94% dei votanti si espresse a favore della dissoluzione del parlamento, Zatlers fondò il RP che, con una piattaforma elettorale principalmente basata su slogan anti-corruzione e anti-oligarchi, raccolse il 20.8% dei voti alle elezioni del 2011. Non tutti i membri di RP sarebbero quindi disposti ad entrare in coalizione con ZZS.

Un altro fattore cruciale nelle consultazioni di governo è la totale assenza di ogni riferimento a SC, attualmente il partito con la maggiore percentuale di voti e di seggi in parlamento, come potenziale membro della nuova maggioranza. SC è il partito di riferimento per la numerosa minoranza russofona in Lettonia ed è l’unico partito russofono a essere rappresentato in parlamento. SC arrivò primo alle ultime elezioni parlamentari con il 28.4% dei voti ma anche in quell’occasione fu escluso dalla coalizione di governo.

Risultati delle elezioni parlamentari lettoni nel 2011

Inoltre, SC è al governo di Riga dal 2009 con il popolare sindaco russofono Nils Ušakovs, rieletto a giugno 2013 col 58% dei voti. Questi risultati elettorali, sia a Riga che a livello nazionale, superano la percentuale degli elettori russofoni e quindi suggeriscono che una crescente porzione dell’elettorato di etnia lettone stia cominciando a migrare verso SC. Una probabile spiegazione fornita dagli analisti è che SC sia l’unico partito di sinistra nel panorama politico lettone, dominato fin dall’indipendenza da partiti nazionalisti e di destra. Nonostante ciò, SC è ancora largamente considerato il “partito dei russi”, il che ha contribuito finora a tenerlo fuori dal governo. Le allusioni etniche non sono mancate neanche in questa occasione: all’indomani delle dimissioni di Dombrovskis la presidente della Saeima Solvita Āboltiņa (Vienotība) ha invitato i partiti etnicamente lettoni a restare uniti, presumibilmente per impedire ai “russi” di andare al governo.

Sebbene la partecipazione di SC al nuovo governo sembri altamente improbabile, il leader del partito Nils Ušakovs resta al centro della scena. Dopo le dimissioni di Dombrovskis gli avversari politici del sindaco di Riga hanno fatto pressione perché anche Ušakovs si dimettesse, tra l’altro organizzando una manifestazione di fronte al palazzo del municipio di Riga. Tuttavia, molte più persone sono accorse alla simultanea contro-manifestazione in supporto di Ušakovs. Sebbene entrambe le manifestazioni riflettano più le capacità organizzative dei due schieramenti che la genuina mobilitazione popolare, il fatto che gli organizzatori della manifestazione anti-Ušakovs non siano riusciti a portare in piazza più di cinquanta persone sembra confermare la sinora indiscussa popolarità del sindaco di Riga.

Nel rifiutare di dimettersi, Ušakovs si è presentato come l’unico leader in Lettonia in grado di rispondere alla tragedia con azioni concrete invece che con la fuga dalle responsabilità come Dombrovskis o con ciniche macchinazioni politiche. In un recente articolo pubblicato sia nei media russi sia in quelli lettoni, Ušakovs ha definito le discussioni degli altri partiti sulla formazione del nuovo governo a pochi giorni dalla tragedia un “disgustoso baccanale”. SC ha chiesto al presidente di formare un governo non politico di transizione, anche considerando che il budget per il prossimo anno è già stato approvato. Tutti gli altri partiti, e il presidente stesso, sembrano però orientati verso un governo politico.

Ad ogni modo, qualunque sia la maggioranza che emergerà da questa crisi, tutti i partiti dovranno riposizionarsi in vista delle prossime elezioni. E’ inoltre lecito aspettarsi che la tragedia del supermercato Maxima e le diverse interpretazioni su come essa sia legata alle politiche economiche dei governi Dombrovskis avranno un ruolo centrale nel prossimo dibattito pre-elettorale.

Il prezzo dell’austerità

Nei suoi anni da primo ministro Dombrovskis ha concentrato la propria azione politica sulla gestione della crisi economica che nel 2008 ha duramente colpito il sistema bancario lettone e ha lasciato il paese con un tasso di disoccupazione del 20%. I governi Dombrovskis hanno applicato alla lettera i principi dell’austerità e il Primo Ministro è stato ampiamente acclamato, soprattutto all’estero, per aver salvato la Lettonia dal disastro economico. Il tasso di crescita del PIL lettone è ora sopra la media europea, la disoccupazione è lievemente diminuita e il paese ha introdotto la moneta unica dal gennaio 2014. Dombrovskis ha celebrato il proprio successo nel libro “Come la Lettonia è uscita dalla crisi”, pubblicato nel 2011 insieme all’economista svedese Anders Åslund.

Non tutti però sono d’accordo nel definire l’austerità di Dombrovskis come un successo. I critici infatti asseriscono che la miracolosa crescita lettone sia avvenuta ad un costo sociale eccessivo e che l’entrata nell’area euro sia stata pagata con un notevole aumento della diseguaglianza socioeconomica e con preoccupanti livelli d’emigrazione. I dati Eurostat confermano questi trend negativi.

La tragedia del Maxima ha drammaticamente riacceso il dibattito sui costi dell’austerità. Indiscrezioni sulle pessime condizioni di lavoro dei dipendenti del supermercato hanno riempito le prime pagine dei giornali sollevando domande sul ruolo dei diritti dei lavoratori nel modello di crescita adottato dalla Lettonia. Inoltre, il fatto che i vigili del fuoco (tre dei quali sono morti durante le operazioni di salvataggio) non siano coperti da un’adeguata assicurazione medica ha suscitato l’indignazione di molti.

SC, come unico partito lettone appartenente alla sinistra, non ha perso l’occasione per collegare la tragedia alle politiche di austerità. Ušakovs e i suoi compagni di partito hanno presentato il crollo del tetto del supermercato come la diretta conseguenza della decisione del governo nel 2009 di smantellare l’ispettorato statale per l’edilizia, privatizzare il sistema di certificazioni edilizie e passare tutte le responsabilità di revisione alle autorità locali senza che queste ricevessero un adeguato supporto finanziario. SC accusa il governo di aver ceduto alla lobby dei costruttori e degli investitori internazionali e, così facendo, di aver messo la politica del “consolidamento” – ovvero privatizzazione e riduzione della spesa – prima delle vite dei propri cittadini. Resta da vedere se questo tipo di argomentazioni faranno presa su una parte consistente dell’elettorato superando le barriere etniche.

Con un anno di elezioni alle porte è probabile che la tragedia del Maxima diventi non solo il fulcro della campagna elettorale ma anche un possibile catalizzatore per ridiscutere l’eredità di Dombrovskis e il prezzo della crescita lettone. In questo scenario, SC dovrà ridefinire la propria posizione negoziando tra le sue due vocazioni: quella di rappresentante della minoranza russofona lettone e quella di partito di sinistra non etnico. Se SC dovesse riuscire in questa non facile impresa, il sistema partitico lettone ne uscirebbe profondamente cambiato: esso sarebbe strutturato meno rigidamente lungo linee etno-linguistiche e acquisirebbe una più definita dimensione destra/sinistra.

Licia Cianetti è PhD candidate alla UCL School of Slavonic and East European Studies (Londra) con una tesi sulla rappresentanza democratica delle minoranze russofone in Estonia e Lettonia. La versione originale, in lingua inglese, di questo articolo è stata pubblicata il 10 dicembre 2013 su EUROPP – European Politics and Policy, blog della London School of Economics. 

Foto: Valenciano (CC-BY-SA-3.0), Flickr

Chi è redazione

East Journal nasce il 15 marzo 2010, dal 2011 è testata registrata. La redazione è composta da giovani ricercatori e giornalisti, coadiuvati da reporter d'esperienza, storici e accademici. Gli articoli a firma di "redazione" sono pubblicati e curati dalla redazione, scritti a più mani o da collaboratori esterni (in tal caso il nome dell'autore è indicato nel corpo del testo), oppure da autori che hanno scelto l'anonimato.

Leggi anche

LETTONIA: Rimosso l’obelisco di Riga alla vittoria sovietica

Le autorità di Riga hanno abbattuto, giovedì 26 agosto, l'obelisco del monumento della vittoria sovietica nella Seconda guerra mondiale...

Un commento

  1. Bell’articolo! Grazie mille

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

×