Strade dell'est, un percorso editoriale. Intervista a Luca Leone

In questa intervista viene mostrato come un piccolo editore debba muoversi nella scelta di contenuti editoriali che mirano a Est, attraverso le sue passioni e difficoltàLuca Leone è co-fondatore della casa editrice “Infinito Edizioni” e curatore editoriale della Collana “Orienti”.

Grandi autori e reporter hanno aperto una nuova strada bibliografica e giornalistica sull’Est Europa e non solo (Kapuscinski, Rumiz, Terzani etc.). Può l’editoria di “nicchia” cavalcare quest’onda?

Noi, in quanto piccoli editori, non possiamo cavalcare quest’onda. Questa parte spetta ai grandi editori che hanno enormi bacini di vendita. Quando un argomento di “nicchia” diventa argomento da cavalcare purtroppo la spostamento è molto veloce. Il piccolo editore deve pensare agli investimenti da fare e programmare adeguatamente la vita di una collana cercando di puntare alla qualità. Qualità e innovazione. La capacità di queste case editrici dev’essere quella di mettersi sempre in gioco e sperimentare nuovi nomi. Noi abbiamo provato a farlo con alcuni autori, in particolare bosniaci. A volte, invece, ci si trova ad avere a che fare con l’ego degli scrittori, che una volta sbocciati, prendono strade diverse.

Per “Infinito Edizioni” hanno pubblicato importanti firme emergenti (Tacconi, Del Grande etc.), crede che sia stato più facile per loro rivolgersi a voi?

Il grande editore, soprattutto in questo momento di crisi, è difficile che dia spazio ad un autore emergente. Con Gabriele Del Grande, che qualche hanno fa lanciava le sue prime denunce dal blog fortresseurope, provai a coinvolgere il direttore del giornale per cui lavoravo ai tempi, per un progetto editoriale. Mi fu detto di smetterla di perdere tempo con sconosciuti del genere. Poco dopo Gabriele concluse il viaggio che gli valse la prima pubblicazione: “Mamadou va a morire”. Il libro edito da Infinito venne tradotto anche in tedesco e spagnolo e diede il là alla sovraesposizione del tema migranti. Un grande editore questo lavoro non lo fa, scommette su un autore già esistente, già nato. Poi dipende anche da quanto l’autore ci crede e collabora, chi consegna il testo e se ne va è destinato a perdere insieme all’editore. E’ necessario, inoltre, che si spenda per promuovere il libro.

Come avviene la promozione dei libri?

Per una piccola casa editrice sicuramente non è un’attività da sottovalutare, oggi il libro, se non vende dopo 45 giorni, la libreria lo rende e fondamentalmente scompare. Vi è una logica molto più consumistica rispetto a qualche anno fa. Negli anni ’70-’80 poteva rimanere anche molti mesi in negozio. Anche le fiere stanno diventando uno strumento sempre più deludente. Perciò è utile un continuo aggiornamento attraverso le risorse online, la digitalizzazione, è la creazione di un sito internet efficiente. Il nostro si dice che sia tra i migliori siti editoriali d’Italia. Ciò ha comportato ovviamente anni d’investimento.

Il tema Balcani e dei suoi orrori sembra che sia stato trattato all’infinito (come il vostro nome). Un giovane e già affermato giornalista di Prishtina, mi ha detto che sono stanchi che si parli della guerra e della sofferenza che ne ha comportato. Vorrebbe che si esportassero valori nuovi. Si può aiutarli in questo senso?

E’ il lavoro che stiamo facendo da alcuni anni. Non stiamo più pubblicando libri che parlano della guerra. Stiamo cercando di concentrarci sul presente e sul futuro, dando spazio a voci più originali. E’ un lavoro difficile che solo in Italia avviene, per ora. L’obiettivo è quello di raccontare i Balcani non con gli occhi del giornalista occidentale, che ancora oggi continua a raccontare in modo stereotipato. Cerchiamo di raccontare quei paesi, quelle persone, quelle culture, da casa loro, partendo da casa loro, attraverso di loro. Le società balcaniche, viste da Occidente, sono difficili da interpretare. La nostra stampa, spesso, affronta gli avvenimenti con l’accetta e col macete, poiché non ha gli strumenti per cogliere le sfumature. Il nostro sforzo è appunto quello di coglierle.

Nelle sue pubblicazioni emerge l’argomento istruzione, cosa ne pensa dei testi scolastici attualmente in uso?Come viene trattata la storia dei paesi dell’Est?

Per rispondere a questa domanda partirei da come la storia di questi paesi viene affrontata nelle nostre scuole elementari e medie. Mi spaventa il modo in cui la guerra balcanica sia descritta qui da noi. Sui libri di testo il conflitto in Bosnia, ad esempio, viene liquidato in poche righe come una guerra civile dove tensioni etniche si sono diffuse nel Paese. In Bosnia invece si cerca di evitare di mettere a confronto una ragione con l’altra. Ci sono due teorie a riguardo, permeate da una scelta cieca o una scelta saggia. La teoria di non raccontare gli avvenimenti facendo in modo che i giovani crescendo si facciano un’idea propria, purtroppo cozza con il fatto che i ragazzi vivono ancora in un contesto familiare e sociale che ancora oggi è impregnato di rancori e di dolori legati al conflitto. Formandosi in famiglia, avranno una visione di parte, legata alle violenze subite. Il risultato, quindi, potrebbe essere ancora peggiore rispetto a quello che potrebbe dare un’insegnante che opera una mediazione.

Può dirmi qual è il suo autore dell’Est di riferimento?

E’ Izet Sarajlic senza dubbio. Il poeta impersona la Bosnia e i Balcani più in generale. Di famiglia al quanto mescolata etnicamente il poeta racconta in modo esemplare la Jugoslavia di Tito. Con le sue poesie d’amore l’autore è stato considerato un personaggio d’opposizione e di antiregime. La poesia “Dal treno”, racconta in modo meraviglioso l’amore che Sarajlic aveva per la sua compagna e per la sua città: Sarajevo. Sicuramente ha cambiato in me la percezione che avevo dei Balcani.

Nuovi autori per la collana “Orienti”?

Ad Aprile 2014 uscirà un libro di Jasmina Tesanovic. In passato l’autrice divenne famosa in tutto il mondo per: “Normalità. Operetta morale di un’idiota politica”, redatto nel 1999. Il nuovo testo racconterà cinquant’anni di Serbia, con quell’ironia nera (black humour) tipicamente balcanica. Vi sarà anche la versione in serbo-croato e inglese.

Chi è Roberto Mondin

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