ENERGIA: L’Unione Europea, il Mediterraneo ed il centro troppo lontano

Le recenti vicende energetiche europee stanno dimostrando come le aree più dinamiche dell’Unione Europea siano le sue periferie meridionali, il che fa sorgere dei dubbi sulla capacità gestionale di Bruxelles, da quelle periferie molto lontano. In assenza di una vera unione politica europea, e di una struttura adatta, anche i paesi leader dell’Unione, per loro natura continentali, potrebbero avere grosse difficoltà ad influenzare i paesi periferici, arrivando di fatto alla compresenza di diverse europe.

L’elemento più importante è forse la sconfitta del progetto Nabucco nella corsa al gas azero. Sbandierato, con una forte dose di sfiducia, come progetto decisivo per la diversificazione delle fonti energetiche, in realtà Nabucco è stato un tentativo di negare fino all’ultimo l’esistenza di una “questione orientale” all’interno dell’Unione Europea.  E proprio i paesi dell’Europa orientale sono stati i più colpiti dalle scelte azere che hanno preferito il TAP, che ha un percorso più meridionale.

La problematica ruota fondamentalmente intorno alle forniture di gas provenienti dalla Russia, ed alle periodiche accuse rivolte a Mosca, in particolare a Gazprom, ed alla sua posizione di fornitore monopolista. Ma ad un attento esame il peso politico ed ideologico contenuto in questa diatriba infinita sembra essere molto forte, e quello che è più grave sembra avere anche il potere di influenzare le scelte dell’intera Unione Europea. I fatti sono chiari: l’Europa ha bisogno di gas, la Russia ha bisogno di venderlo, il fatto che queste due entità non riescano ad accordarsi sembra incredibile.

Gli atteggiamenti verso il gas russo sono molteplici, mancando una posizione unitaria europea. Dalla chiusura dei paesi baltici si arriva a forme di organizzazione energetica nell’Europa centrale e orientale, dove l’Ungheria si pone a paese leader di una rete di condotte utilizzabili anche come centri di stoccaggio energetico, ma senza arrivare ad una rottura aperta con Mosca. E ancora più ben disposta verso la Russia sembra essere la Germania come ben dimostra la partecipazione in North Stream, un gasdotto con l’obiettivo dichiarato di aggirare quella parte di Europa più problematica per quanto riguarda gli approvvigionamenti energetici russi.

La sconfitta di Nabucco certifica quindi la divisione dell’Europa in diverse grandi aree dagli interessi divergenti, dando un particolare risalto a quella meridionale. Italia e Grecia, ed in generale il “fronte sud” dell’Unione Europea si troverebbero quindi a poter disporre di un elevato potere di contrattazione con Bruxelles, nonostante la loro difficile situazione economica, ma quello che forse più interessa è il fatto che potrebbero diventare le porte, in particolare la Grecia, verso le zone più “energeticamente” calde del prossimo futuro: ossia il Caspio ed il Bacino del Levante. Inutile dire che ruolo fondamentale sarà svolto dalla Turchia, che finalmente potrà regolare i conti con Bruxelles.

Il Caspio infatti sta diventando il crocevia degli interessi energetici tra Occidente ed Asia, dove sono coinvolti attori come Russia, Iran, Azerbaigian, paesi dell’Asia Centrale e indirettamente USA e Cina. Insomma una vera e propria polveriera pronta a travolgere anche Pakistan ed India, i cui sviluppi potrebbero essere fortemente legati alle vicende afghane. Tornando più vicino a noi il Bacino del Levante, in particolare la zona marittima tra Cipro ed Israele ha un peso geopolitico enorme, soprattutto dopo le ultime scoperte di importanti giacimenti.

Proprio legato allo sfruttamento di questi giacimenti potrebbe essere fatto risalire il riavvicinamento di Turchia ed Israele, il cui termometro sono state le vicende siriane. La Turchia infatti permetterebbe al gas israeliano di giungere in Europa, ma anche in Egitto e Giordania. L’arrivo del gas israeliano in Europa non piacerebbe di certo a Mosca; ma potrebbe piacere ad Atene. Lo sfruttamento comune dei giacimenti ciprioti porterebbe infatti Turchia e Grecia a trovare una soluzione al problema della divisione dell’isola, senza contare l’importanza geopolitica che Israele assumerebbe in questa situazione.

Alla periferia dell’Unione Europa sono in corso enormi sommovimenti diplomatici, e se Mosca sembra proiettarsi verso oriente Bruxelles sembra un centro sempre più lontano e che per non prendere decisioni torna addirittura a far rivivere il mercato del carbone.

Foto: D.Reichardt, Flickr

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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Un commento

  1. Quale “gas israeliano” ? Caso mai, “gas cipriota”

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