TURCHIA: "Liberi come un albero". Occupy Taksim, tre giorni di ordinaria follia

di Murat Cinar

DA ISTANBUL – Tutto inizia con le proteste pacifiche contro la distruzione di uno dei pochi parchi rimasti in centro città. Taksim è il cuore di Istanbul dal punto di vista dell’aggregazione sociale e lo è ancora di più il Parco di Gezi che è destinato a scomparire.

Le volontà politiche legate al partito al governo, AKP, da un po’ di tempo in modo arguto continuano a dire che al posto del parco sorgerà una caserma militare che era presente proprio in quel posto tempo fa, della quale però oggi non c’è nessun residuo. La nuova caserma oltre ad essere nettamente un simbolo militaristico in centro città comprenderà anche un centro commerciale, che ad Istanbul non manca proprio data la presenza di quelli costruiti in quantità esagerata in questi ultimi anni.

Nonostante il progetto sia già stato approvato da chi di dovere, il permesso per l’abbattimento degli alberi non era ancora arrivato. Ma qualche giorno fa gli operai, abusivamente, hanno iniziato a raderli al suolo con il sostegno della polizia. I manifestanti che protestavano fin dal primo momento sono stati allontanati con i lacrimogeni sparati ad altezza uomo. In giornata grazie ad un lavoro eccezionale di coordinazione il Parco di Gezi si riempie di nuovo di manifestanti, questa volta si dorme anche di notte al parco. Il giorno dopo alle 05:00 di mattina le ruspe iniziano a distruggere gli alberi sempre con il sostegno della polizia. Dopo pochi minuti la polizia oltre a sparare di nuovo lacrimogeni inizia a raccogliere le tende dei manifestanti e le brucia con tutto quello che c’è dentro in mezzo al parco.

Sia il primo giorno sia il secondo vari parlamentari dell’opposizione appartenenti ai partiti CHP e BDP si presentano ad ore diverse al Parco per sostenere i manifestanti. Ormai si poteva parlare dell’inizio di un atto di resistenza. Infatti uno dei parlamentari del BDP Sirri Sureyya si mette per ben due volte davanti alle ruspe e blocca i lavori.

In questi istanti il presidente del consiglio Recep Tayyip Erdogan inaugura l’inizio dei lavori del terzo ponte sul Bosforo. Un progetto totalmente bocciato da parte di diversi istituti di ricerca privati e statali e dall’intero mondo scientifico. Come hanno dimostrato i due precedenti, la soluzione per risolvere il problema del traffico di Istanbul non è costruire un terzo ponte. Durante il festeggiamento dell’inizio lavori, Erdogan dice due cose su quello che sta succedendo a Istanbul affermando la “loro” decisione sulla costruzione della caserma, che nessuno potrà fermare i lavori e che, se qualcuno volesse piantare degli alberi al posto di quelli che verranno abbattuti, il suo governo sarebbe disposto a riservare una zona libera. La proposta di Erdogan è proprio come quella che ha fatto dopo i festeggiamenti negati del Primo Maggio, ossia quella di creare una grande piazza lungo mare, isolata dal resto della città, destinata alle manifestazioni.

La sera del terzo giorno, il sindaco di Istanbul insieme al prefetto ed al capo della Polizia tiene una conferenza stampa in cui, oltre a condannare gli scontri e definire i manifestanti come degli infiltrati oppure esponenti dei gruppi estremisti specifica che i lavori avviati riguardano la ricostruzione del marciapiede del Parco. Anche questa presa in giro non ferma i manifestanti.

Dal pomeriggio di venerdì 31 maggio, i manifestanti allontanati dal Parco di Gezi iniziano a raggrupparsi lungo la strada centrale di Taksim, ossia Istiklal Caddesi. Secondo alcuni tweet di sera si iniziano a contare più di 40 mila persone. La polizia risponde brutalmente: lacrimogeni, manganelli ed idranti. In poco tempo Taksim diventa un campo di battaglia e sono più di 100 i feriti. Dopo qualche minuto la connessione internet telefonica 3G smette di coprire la zona di Taksim, tutte le vie che danno su Taksim da diverse zone vengono bloccate e secondo alcuni testimoni vari bus provenienti da diverse città per sostenere la rivolta vengono fermati ai caselli in autostrada. In questo momento i principali canali televisivi al servizio del potere trasmettono soap opera oppure Miss Turchia. Soltanto qualche canale televisivo di opposizione come Halk Tv, IMC Tv e Ulusal Kanal decide di dedicare tutto il palinsesto a quello che succede a Istanbul.

Contemporaneamente partono delle manifestazioni di sostegno in diverse città della Turchia; Izmir, Ankara, Giresun, Trabzon, Rize, Afyon, Antalya, Bursa, Isparta, Eskisehir, Edirne, Adana, Antakya, Bolu, Mersin, Konya, Hopa, Samsun, Kocaeli, Zonguldak, Kayseri. Sindacati, partiti politici, ONG, i gruppi politici della tifoseria calcistica. La polizia risponde brutalmente anche in queste occasioni, ad Izmir, Antalya, Isparta, Mugla e Kocaeli si sparano i lacrimogeni e vari manifestanti vengono portati in caserma. Le persone bloccano le strade e camminano verso la sede centrale del partito al governo AKP della loro città per sollecitare il presidente a dimettersi.

Infatti ormai lo slogan principale è “dimissioni Erdogan”. Secondo alcuni tweet ed il portale Ntvmsnbc la polizia di Istanbul in tarda serata aveva esaurito i lacrimogeni di scorta ed ora si inizia a buttare i lacrimogeni dagli elicotteri; la polizia spara con munizioni di plastica. Partono diversi bus da varie città confinanti portando nuovi rinforzi per la polizia. La metropolitana di Istanbul viene chiusa. In questo momento gli ospedali privati attraverso le comunicazioni in rete fanno sapere che accolgono gratuitamente i feriti, persone mettono dei fogli fuori dei loro palazzi in zona specificando che sono disposte ad accogliere i manifestanti feriti, i negozi aprono i battenti a Taksim, gli alberghi accolgono i manifestanti, i bordelli non ufficiali aprono le porte per accogliere le persone che scappano dai lacrimogeni, le farmacie decidono di non chiudere questa notte, in rete circolano i numeri telefonici degli avvocati volontari per difendere i manifestanti portati in caserma e le persone che vivono a Taksim tolgono la password della connessione wi-fi per compensare la mancata connessione 3G perché si deve parlare di quello che succede a Taksim al mondo e dalle caserme militari si vedono i soldati distribuire delle maschere anti-gas. Nessun canale televisivo grande interrompe la sua trasmissione per lanciare la diretta. Di notte ormai Taksim è coperta di capsule vuote di lacrimogeni, i pronti soccorsi sono pieni di persone ferite gravemente. Si parla di un morto, di una in fin di vita ma nessuna notizia ufficiale e definitiva ancora.

In serata il Sesto Tribunale Amministrativo di Istanbul rilascia un comunicato dicendo che i lavori di costruzione si sono momentaneamente fermati date le condizioni attuali. Ormai le proteste sono al di fuori del Parco di Gezi. Era il malessere collettivo che aveva portato centinaia e migliaia di persone nel Paese, il malessere che riguarda la distruzione delle libertà personali e degli spazi fisici che il partito di governo AKP ha preso come politica principale della sua cultura amministrativa in questi 10 anni.

Amnesty International condanna la condotta della polizia, i canali televisi stranieri trasmettono in diretta quello che succede a Istanbul, in diverse città del mondo si organizzano delle manifestazioni comprese quelle in Italia. Così a Milano, Roma, Firenze, Venezia, Bologna, Lecce e Siena. Nel mentre il primo ministro Recep Tayyip Erdogan appare in televisione e parla dello sviluppo economico del paese, dicendo due cose su quello che succede a Taksim: “Prima di tutto siano certi che la caserma verrà costruita nonostante loro; la nostra polizia è presente e sarà presente per mantenere l’ordine pubblico, forse nell’uso dei lacrimogeni c’è stato qualche problema ma il Ministero sta lavorando su questo problema. Il capo dell’opposizione Kemal Kilicdaroglu dice che organizzano una manifestazione di protesta in 100 mila ed io dico se le condizioni chiedono noi possiamo organizzare una manifestazione di 1 milione di persone”.

Nel mentre, alle 06:00 del sabato 1 giugno uno dei ponti del Bosforo anche se chiuso alla circolazione dei pedoni viene invaso da più di 40 mila persone. Una scena impressionante di persone che camminano verso Taksim per sostenere la rivolta. Oggi (1 Giugno) ci saranno in molte città della Turchia delle manifestazioni per chiedere le dimissioni del presidente del consiglio e Taksim ha già ripreso la resistenza in massa.

Tutto iniziò con un albero che rappresenta migliaia di sofferenza di una nazione, come dice anche Hikmet: “Vivere soli e liberi come un albero e fraternamente come una foresta”. (Pressenza.it)

hashtag #occupygezi #occupytaksim

fotografie in tempo reale: http://geziparki.tumblr.com/

Foto: Camera work

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