TEATRO: Indicazioni stradali sparse per terra, dalla Bosnia a Torino

Per la regia di Diego Acampora andrà in scena sabato 18 maggio, ore 21, Cavallerizza Reale Manica Corta, via Giuseppe Verdi 9 a Torino la rappresentazione Indicazioni stradali sparse per terra, ispirato all’opera di Nedzad Maksumic che ha partecipato alla realizzazione dello spettacolo.

Quando ci avvicinammo alla Jugoslavia fu attraverso immagini e parole difficilmente comprensibili che arrivavano dalla televisione e dai giornali. Erano gli anni Novanta: l’Europa, intesa come comunità sociale e politica, muoveva i suoi primi, problematici passi. Le notizie che arrivavano dalla Croazia e poi dalla Bosnia erano troppo complesse per le nostre visioni provinciali, e ne scaturiva una reazione solo emotiva, dettata dalla ferocia degli scontri e dalle crude immagini. L’approccio più sbagliato: niente, più di un primo piano sul pianto di una bambina profuga sofferente, negava la possibilità di una messa a fuoco che abbracciasse la complessità di quel conflitto.

Poi vennero i libri, e i viaggi. I luoghi, le interviste, le persone incontrate, il confronto – anche aspro – tra coloro che scrissero di quelle guerre. Ancora oggi, a distanza di un ventennio dall’assedio di Sarajevo, non è così facile rimettere le tessere del puzzle al loro posto. Un’interminabile serie di cause ed effetti aveva introdotto la Modernità dentro a quel paese nella maniera più tragica possibile.

E’ stata questa constatazione che ha stimolato la scrittura di uno spettacolo teatrale sulla Jugoslavia degli anni Novanta. La sensazione, sempre più ingombrante col passare del tempo, che quello che accadeva al di là del Mar Adriatico stava parlando a noi europei pacificati e tranquillizzati dal normale corso delle nostre vite globalizzate. Parlare di Jugoslavia costringeva a rivedere molte delle nostre convinzioni rispetto a concetti quali convivenza, guerra, pace, socialismo, multiculturalismo, etnie, intervento umanitario. Parlava alla sinistra, senza dubbio: già scossa dagli eventi dell’89, essa si trovò smembrata e conflittualmente divisa nel giudizio sugli eventi jugoslavi. Segno che non era possibile una visione manichea rispetto ai cambiamenti in atto: troppo semplice osservarli con uno sguardo novecentesco, troppo cinico giudicarli attraverso la categoria di male ineluttabile.

A distanza di anni, Indicazioni stradali sparse per terra (questo il titolo dello spettacolo) è un primo tentativo di squarciare il velo di quella complessità: data la mole di fatti ed interpretazioni, non è stato possibile nè auspicabile concentrarsi sugli aspetti – pur centrali – geopolitici o economici delle vicende, che nella messa in scena rimangono sullo sfondo, e solo “sfiorati” dalle parole pronunciate dai personaggi. Se, come hanno dimostrato Paolo Rumiz e Luca Rastello, le guerre jugoslave furono eminentemente conflitti perpetrati dalle dirigenze contro i popoli che abitavano quelle terre, era da questi ultimi che dovevamo ripartire per raccontarle.

L’umanità jugoslava alle prese con il caos, con le bombe, con la tragedia quotidiana. Con la materialità della vita che ti esplode davanti all’improvviso e costringe ad un ripensamento di azioni e idee. Ci è venuto incontro Nedzad Maksumic, regista teatrale bosniaco che nel 1995 scrisse degli appunti e li chiamò appunto, Indicazioni stradali sparse per terra. In quel “manuale di istruzioni” è condensato tutto l’amore per l’uomo e il tragico cinismo – non sempre condivisibile – di chi si appresta a vivere l’inferno. La guerra trasforma le persone, torce il corso delle loro vite, rende banale qualsiasi arroccamento o riferimento a ideologie e convinzioni che appaiono vuote davanti a brandelli di corpi che schizzano in aria.

C’è dell’altro, però. L’umanità non reagisce in modo uniforme a questi avvenimenti: il ventaglio di reazioni comprende l’ingenuità, la saggezza, il crudo cinismo, la rabbia e la violenza, la volontà di tenere assieme i nuclei umani più stretti, la possibilità di ricostruzione e di cura delle relazioni. I tre personaggi che accompagnano l’andatura dello spettacolo sono simbolo e manifestazione di tali differenti approcci alla guerra e alle tragedie sociali in genere. Questo affresco jugoslavo degli anni Novanta, pur nella sua distanza storica dagli eventi contemporanei, parla di noi: quel che siamo, quel che potremmo (evitare di) diventare.

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Credits:

INDICAZIONI STRADALI SPARSE PER TERRA,

Istantanee balcaniche per 3 attori e un’oboe.

Con

CHIARA BOSCO

MARTA CAMPIGOTTO

DAVIDE SIMONETTI

All’oboe slavizzato: FEDERICO FORLA

Scene, costumi, aiuto regia: MAURIZIO FO’, VANESSA LONARDELLI, FRANCESCO MARABETI, CAMILLA RUSSO

Testi: NEDZAD MAKSUMIC, DIEGO ACAMPORA, CHIARA BOSCO

Progetto grafico: BENEDETTA VISENTIN

Luci e audio: MANA EVENTI

Regia: DIEGO ACAMPORA

Produzione: DOPPELTRAUM TEATRO

Lo spettacolo è stato realizzato grazie al contributo del regista e scrittore bosniaco Nedzad Maksumic, il cui testo “Indicazioni stradali sparse per terra” è stato pubblicato sulla rivista “Società di pensieri” (direttore Stefano Casi), luogo fecondo di riflessioni sulla società anche a distanza di anni.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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