Gli attentatori di Boston sono ceceni?

Mentre è caccia all’uomo per catturare, o uccidere, uno degli attentatori della maratona di Boston, emergono indiscrezioni sulla loro nazionalità. Secondo l’Associated Press e il Boston Globe si tratterebbe di due fratelli di origine caucasica, precisamente cecena, negli Stati Uniti da appena un anno. Il ricercato risponderebbe al nome di Dzhokhar A. Tsarnaev e avrebbe diciannove anni. Il presunto fratello, l’altro attentatore della maratona, è stato ucciso dalla polizia durante uno scontro a fuoco.

I due sarebbero stati identificati dopo lo scontro a fuoco avvenuto al campus del MIT (Massachusetts Institute of Technology) intorno alle 19.48 ora americana (le 2.48 in Italia). La vittima è un agente di sicurezza del campus, intervenuto per una segnalazione di disturbo alla quiete e freddato sul posto da un cecchino che si sospetta essere uno dei due attentatori.

Le informazioni che arrivano sono confuse e contraddittorie. La nazionalità cecena, e il loro breve periodo di soggiorno negli Stati Uniti, possono forse far pensare a ragioni terroristiche dietro l’azione dei due attentatori ma occorre prendere con cautela le notizie che arrivano d’oltreoceano. La Cbs parla possibili origini turche per i due uomini. Altri network di “origini di una regione vicina alla Cecenia” che può voler dire tutto e niente. Vicino alla Cecenia, che gli americani conosceranno per le guerre recenti, c’è il Daghestan, attualmente vera polveriera caucasica, e l’Inguscezia. A sud della Cecenia c’è la Georgia. Nessuno di questi paesi ha, nemmeno indirettamente, contenziosi aperti con gli Stati Uniti. Occorre quindi essere prudenti ed evitare facili conclusioni, come quelle che arrivano dai network americani (o dalla nostra Ansa che titola “Boston, due terroristi da Cecenia o Turchia”).

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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2 commenti

  1. sono d’accordo con voi

  2. Bonaiti Emilio

    A mio giudizio tutte le frange estremiste dei paesi islamici hanno “contenziosi aperti” col Grande Satana. Piazzare bombe lungo il percorso di una maratona può avere motivazioni diverse da “ragioni terroristiche”?

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