BOSNIA: Il pericoloso tango tra Islam e nazionalismo

Traduciamo il sommario dell’ultimo rapporto dell’International Crisis Group (ICG), intitolato Bosnia’s Dangerous Tango: Islam and Nationalism.  

Nonostante la violenza occasionale, l’islamismo rimane un pericolo minore in Bosnia, dove il vero rischio deriva da contrastanti ideologie nazionali, in particolare da quando i leader religiosi islamici hanno iniziato a rispondere con il nazionalismo bosgnacco (bosniaco-musulmano) alle nuove sfide di croato-bosniaci e serbo-bosniaci all’integrità territoriale dello Stato.

Bosnia’s Dangerous Tango: Islam and Nationalism, l’ultimo rapporto dell’International Crisis Group, prende in esame la crescente fusione tra nazionalismo bosgnacco (che può essere islamico o laico) e identità dello stato bosniaco. L’Islam politico è una novità in Bosnia-Erzegovina (BiH), e la sua ascesa è visto come una minaccia per i partiti laici e i non musulmani. Una dozzina di attacchi attribuiti ai bosgnacchi negli ultimi dieci anni hanno sollevato timori di terrorismo. Tuttavia, la pletora di gruppi islamici non tradizionali, salafiti o altro, apparsi ai margini della società, rimane piccola e isolata.

“Praticamente ogni atto di violenza ispirata dall’islamismo è venuto da luoghi in cui le istituzioni islamichedžemat (congregazione), moschea, madrasa e famiglia – sono deboli o assenti, e molti dei loro autori hanno avuto un passato difficile”, dice Marko Prelec, direttore Balcani per ICG. “C’è molta rabbia e frustrazione tra i bosniaci, e figure di spicco della nomenclatura islamica hanno cercato di sfruttarla per i propri obiettivi politici”.

La Comunità islamica (Islamska zajednica, IZ) in Bosnia-Erzegovina è cresciuta da una organizzazione religiosa ad essere un attore politico importante che ha contribuito a plasmare l’identità bosniaca. Il suo influente e carismatico ex leader, Mustafa ef. Cerić, ha dipinto una Bosnia che, pur multietnica, dovrebbe essere uno stato-nazione per i bosgnacchi, dal momento che, egli ha sostenuto, croati e serbi hanno già un proprio stato. Questa visione è attraente per i bosgnacchi, tra cui alcuni che sono completamente laici, ma respinge la maggior parte dei croati e dei serbi. Se questo diventa il punto di vista dominante tra i bosgnacchi, è difficile vedere come esso possa essere conciliato con i punti di vista delle altre comunità della Bosnia; un conflitto persistente e l’instabilità sarebbero quindi probabili. Invece, la Comunità islamica dovrebbe favorire una visione dello Stato come impresa comune, in cui tutti i gruppi si sentono a proprio agio e concentrarsi sul rinnovo delle proprie istituzioni.

I salafiti di Bosnia sono divisi sulla lealtà verso lo stato e la Comunità islamica. La maggior parte di coloro che accettano queste istituzioni sono ferocemente patriottici, e alcuni hanno combattuto come mujaheddin nella guerra degli anni ’90. Coloro che le rifiutano come non-islamiche tendono invece a ritirarsi in insediamenti isolati per praticare la loro fede e sono più interessati alla umma (comunità islamica mondiale) che al destino della Bosnia. Nessuno dei due gruppi ha mostrato una tendenza alla violenza; la maggior parte degli attacchi sono stati opera di persone venute da fuori o con documentati precedenti penali o psicologici. I funzionari statali e della Comunità islamica dovrebbero cooperare per coinvolgere i salafiti non violenti, in particolare quelli di ritorno dalla diaspora, in un dialogo che favorisca la loro integrazione.

“La Comunità islamica ha promosso un abbraccio patriottico dello Stato. La stabilità dipende dal fatto che essa riesca a inquadrare una visione della Bosnia che può essere condivisa anche da croati e serbi”, dice Sabine Freizer, direttore Europa per ICG. “Dopo aver fatto un passo nell’arena politica, la Comunità islamica ha la responsabilità di re-impegnarsi in soluzioni di dialogo interreligioso e di compromesso che possa evitare un’ulteriore frammentazione del Paese”.

Foto: Elazhar, Flickr

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