POLONIA: Varsavia punta sul gasdotto trans-Baltico

Il progetto è concepito per veicolare il gas liquefatto dal rigassificatore polacco di Swinoujscie a Lituania e Lettonia. In forse la realizzazione del terminale LNG lituano a Klaipeda.

L’unità europea contro l’isolamento energetico dettato dagli egoismi nazionali. Nella giornata di martedì, 12 febbraio, il Ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, ha rilanciato il progetto del Gasdotto Trans Baltico: conduttura che collega il sistema infrastrutturale energetico della Polonia con quello di Lituania e Lettonia.

Nello specifico, il Gasdotto Trans Baltico consente ai Paesi Baltici di importare gas dal rigassificatore di Swinoujscie, che la Polonia sta costruendo in Pomerania -nord ovest del Paese, vicino al confine con la Germania- per importare oro blu liquefatto da Qatar, Norvegia e Stati Uniti d’America.

Supporto all’iniziativa è stato confermato dal Premier della Lettonia, Valdis Dombrovskis, che ha sottolineato come, per la costruzione del Gasdotto Trans Baltico, i tre Paesi coinvolti nel progetto possano contare sui finanziamenti della Commissione Europea.

Il Gasdotto Trans Baltico risponde infatti appieno ai criteri del Terzo Pacchetto Energetico: legge UE che prevede la creazione di un mercato unico del gas mediante la liberalizzazione delle tariffe, la distinzione tra il settore della compravendita del carburante e quella delle forniture, e la messa in comunicazione dei sistemi infrastrutturali energetici dei Paesi UE.

Sostegno al progetto è stato dato anche dalla Lituania, il cui Primo Ministro, Algirdas Butkevicius, ha posto la realizzazione dei principi del Terzo Pacchetto Energetico UE in cima alle priorità del suo Governo di centrosinistra.

Tuttavia, alla Lituania il sostegno al Gasdotto Trans Baltico potrebbe costare la rinuncia alla costruzione del rigassificatore di Klaipeda: progetto preventivato dai precedenti governi di centrodestra, e ancor oggi sostenuto dal Presidente, Dalija Grybauskaite, per diminuire la dipendenza di Vilnius dalle forniture di oro blu della Russia, da cui il fabbisogno lituano dipende per l’89% del totale nazionale.

A favorire l’abbandono del terminale di Klaipeda è anche la posizione della comunità internazionale in sostegno al rigassificatore di Tallinn: struttura che, secondo le previsioni, consente all’Estonia di garantire anche a Lituania e Lettonia una cospicua diminuzione della dipendenza dal gas della Russia.

Secondo i progetti della Commissione Europea, per diversificare le fonti di approvvigionamento i tre Paesi Baltici devono puntare su un rigassificatore, e, tramite la messa in comunicazione dei gasdotti nazionali dei Paesi UE prevista dal Terzo Pacchetto Energetico, importare oro blu anche dal terminale polacco di Swinoujscie.

Una risposta alla Russia di Putin

La realizzazione del Gasdotto Trans Baltico è necessaria per porre fine all’isolamento energetico provocato in Europa Centrale e nei Paesi Baltici dalla costruzione da parte di Russia e Germania del NordStream.

Questo gasdotto sottomarino, ubicato lungo il fondale del Mar Baltico, è stato costruito nel 2012 per veicolare 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno direttamente dal territorio russo a quello tedesco.

Bypassando Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, il NordStream risponde al disegno politico della Russia di Putin di dividere l’Europa e, nel contempo, aumentare la dipendenza dell’UE dalle forniture di gas da Mosca, da cui il Vecchio Continente dipende per il 40% del suo fabbisogno totale.

Nonostante lo scetticismo dimostrato dalla Commissione Europea, e le proteste di Varsavia, Vilnius, Riga e Tallinn, il NordStream è stato sostenuto politicamente da Germania, Francia, Olanda e Belgio: paesi che hanno anteposto l’interesse nazionale alla costruzione di un’Europa forte e davvero unita anche nel settore energetico.

Foto: Bruno Girin, Flickr

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