BOSNIA: Un 2013 senza Eurovisione

I’m sick of being European just on Eurosong, diceva una celebre canzone dei Dubioza Kolektiv (il titolo è, appunto, Eurosong: qui video e testo). Una provocazione efficace sul sentimento europeo in Bosnia Erzegovina, sulla quale non andremo oltre. Quel che è certo è che la Bosnia Erzegovina resterà fuori dall’Europa musicale, in quanto non parteciperà all’Eurovision Song Contest 2013, che si terrà a Malmö (Svezia) nel maggio prossimo. La decisione è stata comunicata il mese scorso da BHRT, la radio-televisione nazionale. I motivi sono, laconicamente, economici: l’emittente di stato bosniaca, che versa in difficili condizioni finanziarie, avrebbe infatti dovuto sborsare circa 150.000 euro, di cui solo una parte si sarebbe coperta con gli sponsor. Pertanto, nessun cantante o gruppo bosniaco salirà sul palco di Malmö.

Il forfait della tv bosniaca non è passato inosservato, in un paese in cui l’Eurovision è un evento popolarissimo. Di norma, la sera della finalissima, tutti i bar di Sarajevo (e non solo) hanno la tv sintonizzata sul festival. Peraltro, benché solitamente il tasso artistico della manifestazione non sia eccelso, alcune performances bosniache sul palco dell’Eurovisione sono state eccellenti (come la leggendaria Pokušaj di Elvir Laković “Laka” nel 2008).

Da Dodik agli Zoster, tutti pazzi per l’Eurovision

Così, dopo il ritiro di BHRT, vari network privati del paese, come FaceTV e Hayat, si sono offerti di sostenere o addirittura rimpiazzare la tv di stato nella produzione dell’evento, in modo che la Bosnia potesse essere rappresentata con un proprio artista all’Eurovisione. L’offerta più “chiacchierata”, però, è stata quella di RTRS, la tv pubblica della Repubblica Srpska. Infatti va ricordato che il sistema televisivo corrisponde alla divisione etnico-amministrativa del paese con 3 canali pubblici (BHRT, proprietà del governo nazionale, l’unica a vedersi su tutto il territorio; FTV, della Federazione di BiH; e, appunto, RTRS, della Repubblica Srpska e con gli studi a Banja Luka). RTRS si è detta disponibile a sostenere le spese di produzione per l’Eurovisione, a condizione di inviare sul palco di Malmö gli Alexandria, un gruppo di Banja Luka prodotto dalla stessa RTRS. Promuovere il gruppo di casa e, allo stesso tempo, l’immagine della Repubblica Srpska in Europa: sarebbe stato un bel colpo per la tv di Banja Luka, che sarebbe valso lo sforzo finanziario. “Dodik porta la Bosnia all’Eurovisione?”, commentavano beffardi dalla Federazione. Ma prontamente, è arrivato il niet da Sarajevo: BHRT ha subito chiarito di essere l’unica emittente autorizzata per la partecipazione all’Eurofestival, che dunque non cederà ad altri canali. È rimasta inascoltata anche la proposta più scanzonata, quella degli Zoster, la mitica band del rock alternativo di Mostar. Gli Zoster erano disponibili a rappresentare la Bosnia all’Eurovisione a proprie spese, sobbarcandosi tutti i costi di produzione tramite autofinanziamento. Abbiamo la canzone, abbiamo i biglietti aerei per la Svezia e dormiremo da amici, avevano commentato. Ma BHRT ha declinato anche la loro offerta.

 Dino Merlin e Toto Cutugno: United Europe

Dopo il diniego di BHRT, nè RTRS e nè i canali privati hanno insistito sulle proprie posizioni. L’impressione è che le proposte siano state “politiche” e di immagine, più che realistiche. I più danneggiati dall’assenza della Bosnia a Malmö, paradossalmente, saranno gli artisti di Serbia, Croazia, Montenegro. Infatti, nell’Eurovision Contest ciascun paese esprime i propri voti tramite il televoto del pubblico (fino a un massimo di 12 punti) e non può attribuirli a se stesso. È consuetudine che gli stati dell’ex-Jugoslavia si votino reciprocamente, per varie ragioni: per l’affinità linguistica, perché molti artisti sono famosi in tutta la regione (vedi Dino Merlin, pluripartecipante all’Eurofestival e noto mattatore dei 12 punti), per la presenza sparsa delle comunità nazionali oltre le frontiere.

A proposito di (ex-)Jugoslavia, non si possono non ricordare due coincidenze altamente simboliche, e quasi sinistre, tra la sua dissoluzione e la stessa Eurovision. Nel 1989, con il paese già al punto di andare in frantumi, fu proprio un gruppo della Jugoslavia a vincere l’Eurofestival, per la prima – e ultima – volta nella storia: erano i Riva, con Rock me. Poiché il paese vincitore è tenuto a organizzare  l’edizione successiva, l’Eurovisione del 1990 si tenne a Zagabria. E qui vinse il “nostro” Toto Cutugno, con una canzone dal titolo “Insieme: 1992”: pensata per celebrare la nascente Unione Europea maastrichtiana (con quel ritornello ossessivo di “United united Europe”), si rivelò un drammatico contrappasso per il paese ospitante, che “insieme” ci restò ancora per poco.

Agli spettatori bosniaci non resterà dunque che guardare l’Eurofestival 2013 (BHRT ha comunque garantito che trasmetterà l’evento), mentre noi continuiamo ad ascoltare Toto Cutugno e i Dubioza. Just on Eurosong, just on Eurosong.

 

Chi è Alfredo Sasso

Dottore di ricerca in storia contemporanea dei Balcani all'Università Autonoma di Barcellona (UAB); assegnista all'Università di Rijeka (CAS-UNIRI), è redattore di East Journal dal 2011 e collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso. Attualmente è presidente dell'Associazione Most attraverso cui coordina e promuove le attività off-line del progetto East Journal.

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Un commento

  1. bell’articolo, complimenti.

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