Giochi di guerra sul mar Nero

 

E’ stata un’estate di fuoco nel Caucaso, e nessuno pare essersi accorto di nulla. Nel grande risiko giocato sul mar Nero, la Russia ha portato avanti manovre di guerra muovendo un’impressionante quantità di mezzi: l’armata del Nord Caucaso, le brigate da Abkhazia e sud Ossetia (le regioni strappate alla Georgia dopo la guerra dell’agosto 2008), così come la flotta del mar Nero, la flotta del Caspio e la Russian Air Force. Un totale di 8500 uomini, oltre 200 carroarmati, 450 veicoli e più di 250 pezzi d’artiglieria.

L’operazione, denominata con poca fantasia “Caucaso 2009” (’Kavkaz 2009′), ha preso il via nel giugno scorso con lo scopo di aumentare la capacità di interazione tra le truppe nel sud-ovest della Russia. Guarda caso, però, la settimana prima le forze Nato avevano cominciato a manovrare in Romania e Turchia. Lo scopo era quello di “convincere” la Russia a sedersi al tavolo delle trattative riguardanti l’accesso nella Nato della Georgia, ormai amputata. E l’accesso della Georgia era nei patti, la Russia avrebbe ottenuto in cambio Abkhazia e Ossetia, come in effetti è avvenuto. (Vedi:Georgia, le vere cause del conflitto).

Per reazione la Nato ha sospeso la cooperazione militare con le forze russe, cooperazione fondamentale per il controllo del Canale di Aden, al largo della Somalia e preda dei pirati. L’11 luglio si corre ai ripari, l’incontro del “NATO-Russia Council” (NRC) tenutosi nell’isola greca di Corfù, chiama a raccolta i 29 ministri degli esteri dell’NRC. Al termine dei lavori il Segretario Generale de Hoop Scheffer ha dichiarato: ” L’NRC, che è stato neutrale per più di un anno, entra ora in gioco”. Nel summit la Nato ha chiesto nuovamente alla Russia di partecipare all’operazione anti-piracy in Somalia, denominata “Allied Protector”. La Nato ha anche invitato la Russia a partecipare all’operazione anti-terrorismo “Active Endeavor” nel Mediterraneo. Insomma, alla fine le manovre di guerra russe sono valse a qualcosa, ora le navi russe solcano il Mediterraneo liberamente, e il caso del “cargo” contenete testate missilistiche diretto in Iran la dice lunga sull’importanza di questa conquista strategica.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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