http://www.armenianow.com

ASIA CENTRALE: Archiviato un temuto 2012 ci si prepara al futuro, incerto

La fine del mondo prevista (?) dai Maya non c’è stata, così come non c’è stato in Asia Centrale il “contagio” delle cosiddette primavere arabe previsto da alcuni analisti e temutissimo dai regimi della regione. Il 2012 centroasiatico non ha infatti visto dimostrazioni di piazza, come invece successo in Russia, e ha visto inoltre notevolmente ridimensionata anche la minaccia del radicalismo islamico.

L’anno appena chiuso, proprio per i pericoli di cui sopra, ha visto un aumento degli arresti degli oppositori interni ed un più stretto controllo sulle associazioni islamiche, problema molto sentito in Uzbekistan e Tagikistan, come segnalato anche da Amnesty International. Tuttavia la stessa Amnesty nel suo rapporto annuale non dedica particolare attenzione all’Asia Centale, a dimostrazione di una certa stagnazione nella vita politica interna dei paesi dell’area.

Vita politica che ha visto Nazarbayev in Kazakistan e Berdymuhamedov in Turkmenistan rafforzare il proprio potere presidenziale a seguito di vittorie elettorali quasi plebiscitarie, mentre Atambayev, eletto presidente del Kirghizistan nel 2011, ha rafforzato la propria posizione contro gli oppositori. Tuttavia una grossa minaccia all’equlibrio della regione viene dai mai sopiti conflitti interetnici derivanti dalla presenza di diversie etnie nei singoli stati: il problema è particolarmente forte nella valle di Ferghana e coinvolge popolazioni kirghise, uzbeke e tagike.

Se la politica interna ha visto una certa stabilità, senza comunque dimenticare le fortissime tensioni nel mondo del lavoro kazako sfociate nei tragici fatti di Zhanaozen, ampiamente trattati da East Journal, altro discorso si è avuto nella sfera della politica estera. Il 2012 è stato infatti caratterizzato dall’annucio americano del ritiro delle proprie truppe dall’Afghanistan, previsto per il 2014. Questo annuncio ha dato una scossa alle diplomazie dell’area sia per la revisione dei rapporti geopolitici nella regione sia per la possibilità di fare proprio il materiale, bellico e non, che gli americani, e di conseguenza la NATO, lasceranno sul campo.

Kazakistan, Tagikistan e Kirghizistan hanno rafforzato la propria appartenenza alla CSTO (Collective Security Treaty Organization), e nel caso kirghiso e tagiko si è trattata di una vera e propria negoziazione con Mosca, che in cinque anni destinerà alla sicurezza ed al settore militare dei due paesi qualcosa come 1,5 bilioni di dollari. Il Turkmenistan ha invece mantenuto la sua rigida neutralità, ripagata dal Pentagono con 820 milioni di dollari. Le sorprese, ma nemmeno eccessive, sono venute da Tashkent. L’Uzbekistan ha infatti nuovamente abbandonato la CSTO avvicinandosi a Washington che, da parte sua, ha allentato la pressione sul tema della violazione dei diritti umani sotto il regime del presidente uzbeko Karimov. Sempre nella sfera geopolitica va tuttavia segnalata una sempre crescente influenza della Cina in Asia Centrale, soprattutto per quanto riguarda il settore energetico.

Secondo gli esperti i paesi più esposti a instabilità nel 2013 potrebbero essere Tagikistan e Kirghizistan, e va segnalato come questi due paesi siano rotte di traffico dell’eroina proveniente dall’Afghanistan e diretta, via Kazakistan, alla Russia. Alcuni esperti ritengono addirittura che dall’Asia Centrale transiti un quarto dell’eroina prodotta nel mondo. Caratterizzati da confini particolarmente porosi, e da una popolazione povera che trova nel traffico di droga un’importante fonte di guadagno, i governi kirghiso e tagiko si trovano a dover fronteggiare vere e proprie organizzazioni criminali; nella sola regione di Osh, città ormai chiamata la “capitale della droga”, il 2012 ha visto il sequestro di 76 chili di eroina. Ma l’emergenza è anche sociale dato che l’aumento del traffico di stupefacenti ha anche di conseguenza prodotto un aumento del numero di tossicodipendenti, in un contesto di strutture sanitarie e programmi di prevenzione ancora fortemente impreparati.

In conclusione il 2012 centroasiatico ha mantenuto al potere gli autocrati regnanti ma ha anche gettato le basi per possibili sviluppi futuri e non impossibili stravolgimenti. Non e’ escluso che nel 2013 sentiremo parlare, e forse anche a lungo, dell’Asia Centrale.

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

Leggi anche

essere LGBT

Essere LGBT in Asia Centrale, la diversità come condanna

Parlare di diversità è sempre una questione complessa, quando è coinvolta la sessualità lo è …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com