LETTONIA: I russofili all'attacco. Chi vuole l'autonomia del Latgale?

DA RIGA – L’autonomia del Latgale (la regione lettone dove più ampia è la popolazione russofona) è la risposta più adeguata al comportamento della politica e dei partiti più forti nel negare la possibilità del referendum per la concessione automatica della cittadinanza lettone ai non cittadini. Questa l’ultima idea dell’attivista russofono Vladimirs Lindermans.

Lindermans, che recentemente ha fondato il nuovo partito estremista russofilo Par dzimto valodu! (Per una lingua madre), si è spesso distinto per atti provocatori e che scuotono il panorama politico del paese.

Ha sostenuto prima il referendum per rendere ufficiale la lingua russa in Lettonia, poi adesso sta appoggiando il referendum per dare la cittadinanza automatica ai non cittadini. Proprio la sospensione del giudizio sulla costituzionalità del quesito referendario sulla cittadinanza da parte della Commissione elettorale, ha scatenato la reazione di Lindermans, che adesso alza il tiro e propone addirittura la secessione del Latgale, la regione a sud-est della Lettonia dove c’è la maggiore densità di popolazione russofona del paese.

“Vediamo che le istituzioni vogliono fermare il referendum sulla cittadinanza, fanno di tutto per ritardarne l’organizzazione e alla fine per neutralizzarlo. Di fronte a questo comportamento serve una risposta adeguata e penso che l’autonomia del Latgale sia la risposta più opportuna”.

Già al momento della fondazione del suo nuovo partito l’attivista russofono aveva lanciato l’idea dell’indipendenza del Latgale, che aveva ricevuto la risposta secca e sdegnata del presidente lettone Andris Bērziņš.

Lindermans sostiene che l’idea di un Latgale autonomo sia il vero desiderio degli abitanti della regione, ma assicura che la certezza arriverà da un sondaggio che verrà organizzato in questi giorni e il cui risultato sarà pronto fra un paio di settimane.

A quel punto, sondaggio alla mano, Lindermans ha intenzione di rivolgersi alle organizzazioni internazionali per far valere il “desiderio” degli abitanti del Latgale di acquistare l’autonomia. Nel suo progetto di autonomia si parla di un parlamento del Latglale, con un proprio sistema fiscale e tre lingue ufficiali, lettone, russo e latgaliano.

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Chi è Paolo Pantaleo

Giornalista e traduttore, Firenze-Riga. Jau rīt es aiziešu vārdos kā mežā iet mežabrāļi

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5 commenti

  1. dal momento che è la prima volta che commento su questo blog, rivolgo un caro saluto ai redattori e ai frequentatori, oltre ai miei complimenti; non sempre sono d’accordo con quanto è scritto negli articoli ma è un piacere leggerli, in quanto generalmente ben fatti e informati…
    ritengo che, da un punto di vista strettamente storico, il Latgale avrebbe “diritto” all’autonomia o comunque non ci sarebbe nulla di scandaloso nel rivendicarla..
    come è noto il Latgale è quella parte della Livonia che rimase polacca (cioè non cadde alla Svezia luterana come avvenne per Rīga nel 1621 e per Tartu/Dorpat nel 1625) alle tregue di Stuhmsdorf (1629) e Altmark (1635) e, definitivamente alla pace di Oliwa (3/5/1660); una delle conseguenze fu che i latgali rimasero (o tornarono) cattolici a differenza del resto dei lettoni, quasi tutti luterani; il Latgale formava il voivodato della Livonia polacca (o Inflanty), con cap. Dünaburg (Daugavpils), suddiviso nei 4 trakty di Dünaburg, Rositten (Rēzekne), Ludscha (Ludza) e Marienhausen (Viļaka); vi era un vescovo cattolico (dal 1585), con seggio al Senato della Rzeczpospolita, che dapprima portò il titolo di Wenden (Cēsis) che poi cadde agli svedesi e più tardi fu noto come “vescovo di Livonia”
    nel 1772 (I spartizione della Polonia) il Latgale fu annesso all’Impero russo e, dopo aver brevemente formato la provincia di Dvinsk (Dünaburg, Daugavpils) entro il governatoraro di Pskov, fu suddiviso (abolite le province per ukaze di Caterina II del 1775) nei 3 uezdy (o paviety, in bielorusso) di Dvinsk (Daugavpils, Dünaburg), Rėžyca (Rēzekne, Rositten) e Ljucyn (Ludza, Ludscha) inclusi nel governatorato di Połack (1777-dic 1796), nel governatorato di Russia Bianca (23/12/1796 n.s-1802) e infine nel governatorato di Viciebsk (in russo Vitebsk), dal 1802 sino al crollo della Monarchia nel 1917..
    in questo periodo la popolazione del Latgale subì una pesante russificazione (e in parte “ortodossizzazione”) poiché i vari governatorati in cui fu inclusa, massime quello di Viciebsk, erano ritenuti governatorati “puramente russi” da San Pietroburgo (l’idea di un popolo bielorusso separato era anatema..se è per questo, sino al 1905, si negava pure l’esistenza degli ucraini detti “piccoli russi” !); questa 1°, pesante, russificazione fu risparmiata al resto della Lettonia (governatorato di Curlandia, cap. Mitau, oggi Jēlgava; governatorato di Livonia, cap. Rīga, che comprendeva pure l’Estonia meridionale) in quanto i 3 governatorati baltici (Curlandia, Livonia, Estonia) erano considerati “speciali”, almeno sino ad Alessandro III (1881-1894) e il potere venne lasciato alla nobiltà balto-tedsca, luterana; anzi, quando già sotto Alessandro II (1855-1881) e soprattutto sotto Alessandro III, il governo russo smise di praticare una politica filo-tedesca, esso “aiutò”, contro gli stessi tedeschi, l’incipiente movimento nazionale lettone ed estone 😀 (cosa che oggi in genere non si ama ricordare); l’unica città che per ovvie ragioni, soprattutto commerciali e industriali, subì una certa russificazione già in periodo pre-sovietico fu Rīga;
    il Latgale incluso nella Repubblica di Lettonia (proclamata il 18/11/1918) ne seguì le, spesso infauste, sorti…ma nel 2° dopoguerra subì una forte ondata di immigrazione dall’interno dell’URSS che ne accentò il carattere allogeno e “russo” (questa 2° “russificazione” colpì anche Rīga e molte città del resto della Lettonia);
    è quindi importante notare, credo, che il Latgale ha una storia diversa di cui si sentono le conseguenze ancora oggi;
    la stessa lingua degli abitanti non russificati, il latgalico, per quanto ritenuto in genere un dialetto del lettone, è talora ritenuto una quarta lingua baltica (assieme al lituano, al lettone e all’estinto vecchio-prussiano), quinta se contiamo pure il samogizio (variante occidentale del lituano classico) e presenta alcune differenze, ad esempio Daugavpils si dice Daugpiļs (simile al lituano Daugpilis) e Latgale si dice Latgola…

    • Egr. Massimo

      anzitutto grazie per i complimenti. Il nostro scopo è proprio quello di essere un luogo di confronto e disaccordo poiché riteniamo che non essere d’accordo sia sempre positivo in una discussione. Quanto scrive sul Latgale è assai prezioso e aiuta a guardare la vicenda con una prospettiva storica che, almeno a me, era ignota. Le chiedo se però il Latgale, qualora la secessione/indipendenza divenisse realtà, avrebbe possibilità di sopravvivere economicamente o suo malgrado finirebbe (piccolo com’è) risucchiato dalla Russia. Un cordiale saluto

      Matteo

      • il rischio c’é, senza dubbio (ed é possibile, anzi quasi certo, che Lindermans più che alla storia, pensasse a quello :D)…io in realtà mi riferivo a un Latgale AUTONOMO nell’ambito dello STATO LETTONE, pur rendendomi perfettamente conto dei rischi e delle difficoltà…
        non c’é dubbio che un serio movimento autonomista, qualora effettivamente esista, non dovrebbe lasciarsi rappresentare dai Lindermans, questa é la precondizione 😀
        ricambio i saluti !

  2. Da convinto europeista mi domando quanto tempo dovrà ancora passare perché a una mentalità ‘localista’ si sostituisca l’idea Europa, un’unica nazione in grado di esercitare il suo ruolo nella politica mondiale. Quanto al signore Lindermans é evidente che uno starerello autonomo sia il primo passo per l’unione alla madre Russia.
    Va aggiunto che la creazione di nuovi stati, staterelli, regioni autonome e simili serve a soddisfare l’ambizione di locali, ambiziosi ‘capetti’.
    Chiudo con congratulazioni a Massimo per il suo intervento.

  3. @Emilio
    grazie !

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