IRAN: Vietata l’università alle donne, tornate ai fornelli che ci fate paura

In Iran le donne sono state escluse da 77 corsi di laurea in 36 diverse università, che da settembre saranno “per soli uomini”. Una simile decisione giunge inaspettata anche per la stessa popolazione iraniana. Persino chi è contrario all’attuale regime fino a pochi mesi fa riconosceva che fa che dal punto di vista dell’istruzione la situazione era molto migliorata negli anni successivi alla Rivoluzione Islamica.

Prima del 1979, infatti, la maggior parte delle famiglie impediva alle figlie di iscriversi all’università e agli uomini di sposare donne con un’istruzione superiore. In seguito, invece, anche le famiglie più conservatrici hanno iniziato a mandare le donne all’università, forse grazie all’obbligo di portare il velo, o a una società più religiosa, dov’è meno rischioso che le figlie cambino il loro modo di pensare?

Ciò ha ribaltato il rapporto di genere all’interno delle università, dove oltre il 65% degli ammessi sono donne, che ottengono risultati migliori anche nelle materie considerate generalmente “maschili”.

Con i nuovi provvedimenti, nelle principali università del paese alle donne è stato vietato l’accesso a corsi che spaziano da letteratura inglese a ingegneria elettronica*. L’università di Isfahan, per esempio, ha escluso le donne dal corso di ingegneria mineraria, adducendo come giustificazione il fatto che il 98% delle laureate fosse poi disoccupata.

In Iran il concorso di accesso all’università è unico, e i partecipanti esprimono una lunga lista di preferenze tra i corsi: in base alla posizione in graduatoria, sono poi assegnati al corso preferito disponibile. Il fatto che a superare il test siano per oltre due terzi donne, le porta a essere assegnate a lauree più “maschili”, e lavorare successivamente in settori dove potrebbe essere problematico. Una simile spiegazione trascura però il fatto che tra i corsi da cui le ragazze sono state escluse compaiono anche alcuni più “femminili”, come letteratura inglese, archeologia, gestione alberghiera.

Dal canto suo, il ministro dell’Istruzione superiore Kamran Daneshjoo ha affermato che le scelte del governo sono un modo per bilanciare il numero di iscritti tra i sessi, una sorta di “quote azzurre”.
Nella lettera al segretario delle Nazioni Unite Ban Ki Moon e all’alto commissario per i diritti umani Navy Pillay, Shirin Ebadi, una delle più note attiviste iraniane e premio Nobel per la Pace nel 2003, denuncia che il vero obiettivo è ridurre la percentuale delle donne tra gli iscritti all’università a meno del 50%, indebolendo di conseguenza il movimento femminista iraniano e rimandando lentamente le donne alla sfera domestica. I maggiori esponenti religiosi sarebbero anche preoccupati delle conseguenze sociali dell’aumento dell’istruzione femminile, in particolare della riduzione del numero di matrimoni e di nascite.

Pur stando attenti a non demonizzare il “brutto e cattivo Iran”, troppo spesso alle cronache più per fini propagandistici occidentali che per situazioni reali, ci è però parso fondamentale sottolineare la minaccia che un simile provvedimento costituisce rispetto all’eguaglianza di genere. L’unica fonte nota, a conferma di questa notizia, è la lettera di Shirin Ebadi. Una fonte autorevole ma non verificabile. E se riesce difficile credere che l’accesso al corso di ingegneria elettronica sia vietato alle donne solo per ragioni occupazionali, appare più intrinsecamente logico rispetto ai valori del regime il divieto a frequentare corsi di letteratura inglese. Si pensi solo, per citare un importante libro di Azar Nafisi, cosa significa Leggere Lolita a Teheran. E senza voler minimamente difendere il regime iraniano, occorre per correttezza riflettere sul fatto che anche durante il fascismo italiano la letteratura inglese era proibita.  Ma era proibita a tutti, non solo alle donne.

* Tra gli altri: archeologia, contabilità, economia aziendale, economia e commercio, elettronica, fisica nucleare, gestione alberghiera, informatica, ingegneria dell’agricoltura, civile, chimica, gestionale, industriale e meccanica, letteratura inglese, traduzione inglese, scienze dell’amministrazione scienze della formazione, scienze politiche.

Foto: da Riowang

Chi è Daniela Piazzalunga

Ricercatrice di Economia presso l'Università di Trento e affiliata ai centri di ricerca IZA, CHILD-Collegio Carlo Alberto e LISER. Si occupa di economia del lavoro, economia di genere e della famiglia. Quando non girovaga per l'Europa, scrive per East Journal di discriminazioni di genere.

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9 commenti

  1. Giovane studente nel periodo fascista vorrei maggiori delucidazioni in merito alla frase: “anche durante il fascismo italiano la letteratura inglese era proibita. Ma era proibita a tutti non solo alle donne”.

    • Da quel che mi risulta, ma è possibile che sbagli, durante il fascismo la letteratura angloamericana era osteggiata se non proibita. Una proibizione non “sistemica” ma attuata attraverso il Minculpop su tutti quei titoli ritenuti lesivi della dignità del fascismo. Il caso dell’Antologia di Spoon River è un esempio di questo divieto (Fernanda Pivano pagò col carcere, appena diciottenne, il fatto di aver tradotto il testo). Il testo però fu pubblicato da Einaudi, e vide le stampe, anche grazie all’ignoranza fascista che si fece ingannare da un titolo artefatto “I pensieri di San River”. C’era quindi modo di aggirare quella che ra una censura e non un vero e proprio divieto.
      matteo z.

  2. >>>>
    Vietata l’università alle donne, tornate ai fornelli che ci fate paura
    >>>>
    Quando leggo sparate del genere, mi viene sempre da “sorridere”, e sapete perché?
    Perché qualora gli uomini dovessero incazzarsi veramente, e decidessero di scatenare una guerra vera, con le armi, contro le femmine della specie umana, delle medesime non resterebbe neppure l’ombra…
    Perciò imparate a moderare i termini…

  3. leggere il suo commento mi fa sorridere, e sa perchè?
    Perché in tal caso nel giro di una ottantina d’anni neppure del genere umano rimarrebbe neppure l’ombra…
    potrebbe essere una buona idea per un nuovo film apocalittico, credo che nessuno ci abbia ancora pensato

  4. Mamma mia che articolo fazioso, commenti stupidi, con tutta questa ignoranza e propaganda dove cavolo andiamo a finire? Io in Iran c’ho vissuto e ogni tanto ci ritorno, l’unica cosa che posso dire è che più degli ayatolla è la stampa occidentale che fa schifo. Poi i commenti di gente nn informata che spara ca**te e si sente superiore è stupendo. In Iran il 68% degli studenti delle materie scientifiche sono donne. Il 54% degli studenti universitari sono donne e così via. Ci sono 36 università minuscole che vogliono solo studenti maschi. Ce ne stanno altrettante università per solo donne. Ke c’è di male? ke c’entra l’Iran col fascismo..Ma spegnetela quella ca**o di televisione. Ma come cavolo fate a dire certe cose?

    • caro Donato
      rispondo io, che sono quello che dirige la baracca, perché credo lei abbia preso un abbaglio. La nostra linea sull’Iran, pur essendo critica rispetto al regime degli ajatollah, è di apertura e interesse verso una società e una cultura troppo mistificate dai media mainstream. A tal proposito dovrebbe a breve partire una rubrica tesa a raccontare l’Iran dietro il velo della propaganda.

      I dati che lei riporta sono presenti in un altro articolo della stessa autrice (almeno legga prima di giudicare!) che non è meno informata di lei. E stia tranquillo che non è l’unico ad essere andato in Iran.

      Il paragone col fascismo, se legge con attenzione, intende dire proprio quanto lei asserisce, ovvero che è “normale” per un regime che si vede militarmente opposto agli Stati Uniti, avere un atteggiamento di chiusura: avvenne anche qui, nella nostra Italia, senza andare a rompere le scatole all’Iran.

      Il pregiudizio è spesso negli occhi di legge, prima che in quelli di chi scrive. Se abbiamo peccato in chiarezza, ci scusiamo. lei pure dovrebbe, visto che dalla c**zo di televisione ha evidentemente imparato a parlare.

      Cordialità
      matteo z.

    • Le cifre da lei riportate sono già indicate nel pezzo, e in quest’altro (https://www.eastjournal.net/ma-voi-ce-lavete-shakespeare-in-iran-intervista-con-datteri/20809) si parlava dell’accesso femminile all’università, migliorato dal ’79 ad oggi.
      Del resto ho una vera passione per la cultura persiana, ma non perchè la stampa occidentale è propagandistica bisogna sorvolare sugli aspetti critici (d’altra parte, nel pezzo si evidenzia che l’unica fonte è la lettera di Shirin Ebadi).
      Infine, con il riferimento al fascismo si intendeva fare un parallelismo tra regimi, che forse ugualmente spaventati vietano la letteratura straniera tra le materie di insegnamento.

      Se ci manda i riferimenti per le università vietate agli uomini e le motivazioni saremo ben felici di scrivere un articolo sulla discriminazione nei confronti degli uomini.

      PS. Sono 5 anni che non ho la televisione.

  5. Mi dispiace che l’occidente abbia sempre qualcosa da imparare.
    Dovrebbe imparare che il consetto di “lista rosa” è una violazione ai diritti di parità.
    Dovrebbe impare che sorse è arrivato il momento di parlare, anche da noi, di “liste azzurre”. Sebbene annullare ogni lista preferenziale basata suis essi sarebbe la migliore idea.
    Dovrebbe imparare che cercare soluzioni per reprimere il femminismo è una ottima idea. Visto che il temrine “femminismo” è un pessimo termine, così come lo è il termine “maschilismo”.
    Dovrebbe imparare che è ora di finrila con l’idea che se lo fa una donna è lecito se lo fa un uomo è prepotente.
    E dovrebbe imparare che nessuno può obbligare le donne a starsene a casa, ma fra un occidente in cui le donne sono diventate uomini, ed un oriente in cui le donne vengono private dell’ingresso in alcuen facoltà, forse è meno dramamtico il secondo aspetto.

  6. Mariella Pinobari

    Questa notizia è una bufala femminista, la realtà è descritta qui:

    http://www.avoiceformen.com/feminism/feminist-lies-feminism/facts-about-women-in-universities-in-iran/

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