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KIRGHIZISTAN: La base di Manas tra russi ed americani, un punto della situazione

# PARTE SECONDA: Kirghizistan

In Asia Centrale gli americani, in sostanza, hanno una base militare, più esattamente il Centro di transito (Transit Center) delle Forze armate USA, situato sull’area dell’aeroporto internazionale “Manas” presso Bishkek, in Kirghizistan. Il Pentagono si serve di questa “facility” a partire dal 2001, però nel marzo di quest’anno il segretario del Consiglio di difesa del Kirghizistan, Busurmankul Tabaldiev, durante un incontro con il capo del Pentagono, Leon Panetta, ha fatto capire che dopo il 2014 non vi dovranno essere militari americani sul territorio della repubblica. Questa dichiarazione era stata preceduta da una campagna pubblica, iniziata dalle autorità, per la chiusura della base, fino al punto che sui media kirghizi erano comparse incitazioni a violenze contro i militari americani e alla depredazione della base.

Gli avvenimenti intorno a “Manas” diedero l’occasione all’ambasciatore USA a Mosca, Michael McFaul per accusare le autorità russe di aver “corrotto” il Kirghizistan al fine di ottenere la liquidazione della base militare NATO. “Il vostro paese ha corrotto il Kirghizistan affinché getti fuori gli americani da Manas”, sostenne l’ambasciatore. A quanto disse il diplomatico, anche gli USA, da parte loro, avevano proposto “bribes” a Bishkek, ma il loro importo era “almeno dieci volte inferiore” a quelle lasciate intravvedere dai russi A che cosa si riferisse McFaul col termine “bribe” (“bustarella”) non è molto comprensibile, ma attualmente i kirghizi ricevono dagli americani per “Manas” 150 milioni di dollari all’anno e quindi, secondo la logica dell’ambasciatore, la Russia sarebbe pronta a proporre per la cacciata degli americani ben un miliardo e mezzo di dollari!

Comunque sia, nonostante tutte le dichiarazioni del governo kirghiso, gli americani non hanno ragione di mettere una croce sulle loro prospettive in questa repubblica. I dirigenti di Bishkek, più che in qualsiasi altro posto, sono facili a cambiare il loro atteggiamento verso i militari stranieri: solo nell’anno in corso il presidente del Kirghizistan, Almaz Atambayev, ha fatto alcune dichiarazioni contraddittorie a proposito degli obiettivi militari russi nella repubblica. Ogni tanto ha preteso la loro completa chiusura, a volte si è lamentato per l’affitto troppo basso, per poi rimangiarsi le sue stesse parole. Alla fine i dirigenti di Bishkek hanno deciso di aumentare ai russi l’affitto per l’utilizzo della base di Karakol (adibita ai test militari subacquei), del centro di comunicazioni militari a Kara-Balt e del laboratorio radiosismico di Mayly-Suu. Attualmente per queste installazioni la Russia deve sborsare 4,5 milioni di dollari all’anno. Perciò nel caso che sorgano delle difficoltà con i pagamenti, i kirghizi possono sempre tornare al prolungamento dell’accordo per “Manas” con gli americani. Se questi, naturalmente, a loro volta non troveranno qualcosa di più interessante.

Chi è Giovanni Bensi

Nato a Piacenza nel 1938, giornalista, ha studiato lingua e letteratura russa all'Università "Ca' Foscari" di Venezia e all'Università "Lomonosov" di Mosca. Dal 1964 è redattore del quotidiano "L'Italia" e collaboratore di diverse pubblicazioni. Dal 1972 è redattore e poi commentatore capo della redazione in lingua russa della radio americana "Radio Free Europe/Radio Liberty" prima a Monaco di Baviera e poi a Praga. Dal 1991 è corrispondente per la Russia e la CSI del quotidiano "Avvenire" di Milano. Collabora con il quotidiano russo "Nezavisimaja gazeta”. Autore di: "Le religioni dell’Azerbaigian”, "Allah contro Gorbaciov”, "L’Afghanistan in lotta”, "La Cecenia e la polveriera del Caucaso”. E' un esperto di questioni religiose, soprattutto dell'Islam nei territori dell'ex URSS.

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