UNGHERIA: Il nuovo codice penale sanziona l'omofobia e la transfobia

Una buona notizia che ci giunge dall’Ungheria dove, il 13 luglio scorso, il presidente János Áder ha promulgato il nuovo codice di procedura penale approvato recentemente dal parlamento magiaro. La norma, che sostituisce il vecchio codice penale dell’era comunista datante del 1978, entrerà in vigore tra un anno, il 1 luglio 2013. Il nuovo testo contiene vari articoli che concernono direttamente la situazione delle minoranze sessuali. Il più importante è senza dubbio l’introduzione di una norma che, per la prima volta, sanziona i crimini d’odio commessi in ragione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere della vittima. Per quanto i crimini d’odio omofobi e transfobici erano, in teoria per lo meno, già perseguibili sulla base della legislazione esistente, la menzione esplicita di queste categorie rafforza notevolmente la protezione che la legge offre alle vittime di tali crimini. Tra le altre novità positive vi é la soppressione della terminologia estremamente offensiva in uso da secoli nel diritto ungherese per definire qualunque tipo di relazione sessuale distinta dal coito vaginale. L’espressione “fajtalanság” (lascivia, perversione) usata per definire le relazioni omosessuali é stata, per esempio, eliminata.

Reazioni

Le associazioni LGBTQI del paese magiaro che, da anni, stavano lottando per ottenere queste modifiche si sono rallegrate del voto del parlamento ma hanno ricordato che “come nel caso di qualunque altra legislazione l’importante é che sia applicata”. L’attivista Tamás Dombos ha definito “soprendente” questo repentino cambio di atteggiamento del governo di Viktor Orbán verso le minoranze sessuali e ha sottolineato che si tratta di un “primo passo” che deve essere accompagnato da misure concrete come, per esempio, dei corsi di formazione per la polizia nei quali i membri delle forze dell’ordine possano apprendere come agire quando si trovano a occuparsi di un caso di odio omofobo o transfobico (e i casi di questo genere sono sempre più numerosi, purtroppo).

Va inoltre ricordato che non tutte le disposizioni contenute nel nuovo codice sono favorevoli alla comunità LGBT. Una delle più antiche associazioni LGBT ungheresi, la società Háttér di appoggio alle persone LGBT (Háttér Társaság a Melegekért, in ungherese), ha ricordato in un comunicato che il nuovo codice contiene una formulazione quanto meno sorprendente del reato di bigamia. Mentre fino ad esso, infatti, il diritto ungherese sanzionava nello stesso modo i casi di bigamia indipendentemente da che riguardassero il matrimonio o le “bejegyzett élettársi kapcsolat” (Si tratta della legge ungherese, in vigore dal 2009, sulle convivenze registrate etero e omosessuali), d’ora in poi il reato di bigamia si applicherà solo nel caso delle coppie sposate. Questo cambio é frutto della determinazione del governo di Orbán di distinguere e favorire il matrimonio eterosessuale, discriminando gli altri tipi di unione.

Una comunità LGBTQI vittima di attacchi crescenti

Gli attacchi omofobi si sono susseguiti dal ritorno al potere di Viktor Orbán nel 2010. Fin dalla schiacciante vittoria del Fidesz nelle ultime elezioni (celebratesi in due turni, l’11 e il 25 Aprile del 2010) il paese ha conosciuto una preoccupante deriva populista che é culminata nell’adozione di una nuova costituzione. Questa nuova carta costituzionale proclama, tra molte altre cose, la supremazia dei “valori” cristiani eretti a elementi fondanti dell’identità nazionale, definisce la nazione in termini esclusivamente etnici, ignora la presenza di minoranze nazionali (in particolare i Rom, che sono vittima di abusi crescenti), vieta l’aborto e proibisce il matrimonio tra persone dello stesso sesso. A questa riforma si é aggiunta negli ultimi mesi l’adozione da parte del parlamento di una legge sulla “protezione della famiglia” che definisce la famiglia come una “comunità autonoma che precede qualsiasi legge e che esiste prima dello Stato”, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna il cui fine è la procreazione. Concetti che sono ripresi dal nuovo programma scolastico di base approvato il mese scorso (il nuovo curriculum prevede anche che gli insegnanti incoraggino il patriottismo e la coscienza nazionale). Lo scorso febbraio, infine, il governo ha istituito la Società Ungherese per le scienze della famiglia (Magyar Családtudományi Társaság, MCST) il cui compito é combattere “pericoli” quali le relazioni sessuali prematrimoniali, le convivenze e le relazioni sessuali non-eterosessuali.

Successo del Pride di Budapest e dei GayEuroGames

Quella relativa al nuovo codice penale non é l’unica buona notizia che ci é giunta dall’Ungheria nelle ultime settimane. Circa 3000 persone hanno preso parte nel tradizionale Meleg Méltóság Menet (Marcia per la dignità dei gay) di Budapest, che si é tenuto regolarmente lo scorso 7 luglio, nonostante un tentativo di proibizione da parte delle autorità (del quale ci eravamo occupati in un articolo qui in East Journal) e le minaccie dell’estrema destra. Gli organizzatori del Pride hanno celebrato il successo della manifestazione alla quale hanno partecipato anche ambasciatori stranieri, attivisti per i diritti umani e europarlamentari come la co-presidenta dell’Intergruppo LGBT del parlamento europeo Ulrike Lunacek.

Anche i Gay EuroGames, che si sono tenuti a Budapest dal 27 di giugno al 1 di luglio, sono stati un indubbio successo. All’evento hanno preso parte 2000 atleti in rappresentanza di 34 nazioni.

Conclusione

L’inclusione di misure favorevoli ai diritti delle minoranze sessuali nel nuovo codice costituisce un’inversione di tendenza rispetto alle misure che, come abbiamo visto, il governo di Orbán aveva preso negli ultimi mesi e può essere visto come un tentativo di ingraziarsi le istituzioni europee e migliorare la sua immagine pubblica. Si tratta, ad ogni modo, di un fatto positivo che permetterà alle persone LGBT di difendersi più efficacemente dalle violenze di cui sono oggetto.

Un fatto tanto più positivo visto che interviene in un paese dove l’estrema destra si sta imponendo culturalmente e che vive un clima di crescente omofobia alimentata, in particolare ma non solo, dal Jobbik che moltiplica gli attacchi e le violenze per strada e le proposte di legge omofobe in parlamento (come quella che vorrebbe punire con pene fino a 8 anni di carcere la cosiddetta “propaganda dell’omosessualità”, cioé ogni mostra dell’omosessualità in pubblico). Ma affinché le garanzie che la legge offre divengano realtà sarà necessario che il governo ungherese si impegni a applicarle pienamente. Ci si può augurare che sia così ma nulla, oggi, é meno certo.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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