L'Uefa tra monopolio, appalti ed esenzioni fiscali. Ecco i padroni dell'Europeo di calcio

L’inizio degli Europei ha puntato i riflettori sui due paesi ospitanti, la Polonia e l’Ucraina, però bisogna sottolineare che la vera organizzatrice dell’evento è l’ UEFA. La Union of European Football Associations è una società di diritto privato svizzera nata nel 1954 ed è l’organo amministrativo, organizzativo e di controllo del calcio europeo. Ha sede a Nyon, in Svizzera. e gli europei di calcio sono il suo prodotto di punta che comprende anche la Champions League e gli Europei delle donne e dei giovani. L’organizzazione della società è costruita sull’idea del monopolio poiché le sue procedure hanno ben poco a che vedere con le basilari regole della concorrenza : non sono previste gare d’appalto, concorsi e selezioni bensì tutte le decisioni ed i negoziati sono confidenziali e ci sono procedure interne delle quali l’organizzazione non informa nessuno. Questo schema d’azione dev’ essere accettato da tutti quei paesi che si vogliano candidare per ospitare le varie edizioni degli Europei.

Come ha ben sottolineato il settimanale polacco “Polityka” ( nr.13/2012) la Polonia e l’Ucraina hanno dovuto allegare varie “garanzie” ( circa 30) alla propria candidatura durante i processi di selezione e farle firmare da diverse autorità e rappresentanti delle istituzioni: la maggior parte di esse concerneva gli aspetti tecnici dell’organizzazione del torneo (costruzione di stadi, strade, stazioni, adeguamento degli hotels, ecc). Vi erano presenti anche garanzie di carattere giuridico-fiscale: ad esempio la nr.11 riguardava la concessione da parte dei paesi ospitanti di particolari “esenzioni fiscali “per l’UEFA ed il suo personale con un preciso riguardo al quasi totale rimborso dell’Iva. La Polonia e l’Ucraina insomma attraverso queste “garanzie” si sono impegnate a cambiare il proprio diritto tributario, la normativa sulla proprietà intellettuale ed il sistema degli appalti pubblici.

In Ucraina hanno risolto ogni possibile contrasto con la legislazione nazionale incorporando parte del regolamento dell’Uefa tra le proprie leggi; in Polonia ci sono state diverse proteste soprattutto per le parti del regolamento concernenti la completa mancanza di procedure d’appalto per quasi tutti gli ordini pubblici riguardanti l’evento e per la ferma volontà da parte dell’ Uefa d’impedire ogni tipo di pratica di marketing allusivo (ambush marketing). La Polonia su quest’ultimo punto in particolare non ha ceduto e sintonizzandosi con la maggioranza dei paesi europei ha concesso la possibilità di questo tipo di pratica.

Un altro esempio di questa dinamica squisitamente monopolista può essere dedotto dal fatto che il business dei diritti televisivi, la scelta degli sponsor internazionali e nazionali e la concessione delle licenze per poter utilizzare il logo dei campionati vengono prese tutte nella sede della federazione, a Nyon.

L’Uefa gestisce i diritti televisivi preferibilmente concedendogli al colosso del marketing Sportfive e quest’ultimo ne rivende “quote” alle varie Tv interessate : ad esempio nel caso degli europei 2012 ha comprato i diritti per tutta l’Asia e li ha rivenduti progressivamente.

L’Uefa inoltre impone le sue decisioni riguardo gli stacchi pubblicitari: ovviamente il diritto di precedenza l’hanno gli sponsor ufficiali dell’evento e con ciò vengono esclusi gli altri concorrenti secondo una logica (monopolista) dove per ogni settore è concesso un solo sponsor.

Infatti i marchi che sono divenuti sponsor stabili e fidati dell’Uefa (ad es. Coca Cola, Carlsberg, Adidas, McDonald’s) hanno raggiunto uno “status aristocratico” , cioè intoccabile.

Per tutti questi motivi sembra valida la provocazione del settimanale polacco che parla di una temporanea riduzione di sovranità per i due paesi ospitanti durante il periodo degli europei, o meglio, durante il periodo del monopolio UEFA.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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