La situazione delle comunità LGBTQI in Europa Centro-Orientale: Moldova

Quello che segue é il secondo in una serie di post dedicati alla situazione delle comunità LGBTQI dell’Europa centro-orientale. L’obbiettivo di questi post é analizzare la situazione delle comunità gay paese per paese, nell’intento di fornire al lettore strumenti che gli permettano di meglio comprende le dinamiche in atto in questa regione. Questo secondo post é dedicato alla situazione della comunità LGBTQI in Moldova (conosciuta in Italia anche come “Moldavia”).

La fragile repubblica Moldova ha vissuto negli ultimi anni una grave crisi politica di cui le minoranze sessuali sono state, purtroppo, le prime vittime (rimando il lettore interessato alla situazione politica moldava all’articolo che ho scritto recentemente per East Journal sull’elezione del nuovo presidente del paese). Le organizzazioni di difesa dei diritti di Gay, Lesbiche, Transessuali e Bisessuali  (come GenderDoc-M), del resto, denunciano da tempo che i crimini d’odio, le discriminazioni e gli ostacoli alla libertà di associazione di cui sono vittime le persone LGBT non hanno fatto che crescere negli ultimi anni. Anche l’Unione Europea ha espresso la sua preoccupazione per queste crescenti manifestazioni di intolleranza e discriminazione. Nell’ultimo “Rainbow Index”, che é stato pubblicato recentemente dall’organizzazione ILGA-Europe, Moldova ha ottenuto -4,5 punti (come la Russia) collocandosi all’ ultimo posto in Europa per il rispetto dei diritti umani e civili delle minoranze sessuali.

Il quadro legale

L’omosessualità é rimasta illegale in questo paese durante tutto il periodo sovietico ed é stata legalizzata solo nel 1995. Nel 2002, inoltre,  é stata approvata una riforma del codice penale che ha fissato a 16 anni l’ età del consenso per i rapporti sessuali sia omosessuali che eterosessuali. Lo stato, però, non riconosce nessun diritto alla comunità gay, lesbica, trans, queer e intersessuale.

  • non esiste riconoscimento giuridico alcuno per le coppie e famiglie LGBT.
  • non vi sono leggi che sanzionino l’omofobia e le discriminazioni sulla base dell’identità di genere e l’ orientamento sessuale
  • l’adozione per le coppie o individui LGBT é illegale
  • La Costituzione proibisce il matrimonio tra persone dello stesso sesso
  • non sono previste procedure che permettano alle persone che si sottopongono ad una operazione di riattribuzione chirurgica di sesso di ottenere il riconoscimento amministrativo del cambio di genere.

Il primo Pride nella storia del paese si tenne nel 2002. Da allora si sono tenuti Pride quasi tutti gli anni. Le autorità, però, hanno a più riprese (nel 2005, 2006, 2007, 2008 e nel 2010) proibito o tentato di proibire la celebrazione dell’evento per ragioni di “sicurezza e moralità pubblica”.

Omofobia Sociale

Nel dicembre del 2010 un ragazzo di 26 anni si suicidò nella capitale, Chișinău, dopo essere stato vittima di un grave caso di harassment omofobo da parte delle forze di sicurezza.

Questo terribile episodio di omofobia é lungi dall’essere un caso isolato, purtroppo. L’omosessualità é, per molti, ancora un tabù e sono pochi coloro che vivono apertamente la loro sessualità. L’omofobia sociale, l’ostilità di una parte importante della popolazione, é senza dubbio il maggior problema a cui é confrontata la comunità LGBTQI. Una ostilità che é esacerbata dall’azione dei gruppi religiosi locali che attaccano i Pride, propagano un’omofobia estremamente violenta e svolgono, in generale, un ruolo deleterio alimentando l’odio, benedicendo leggi anti-gay e decorando politici omofobi. Negli ultimi mesi, per esempio, le principali città del paese sono state letteralmente inondate di volantini che propugnano un’omofobia estremamente violenta e delirante. I volantini sono anonimi ma le autorità sono convinte che dietro di essi si trova la chiesa ortodossa. Questo ha provocato una crisi nelle relazioni tra stato e chiesa. La polizia ha perquisito due chiese a Bălți e ha arrestato un politico dell’estrema destra clericale dopo avere rinvenuto 1,300 copie di un pamphlet omofobo nella sua macchina. La reazione delle autorità ecclesiastiche, però, non si é fatta attendere. Un vescovo ha difeso i volantini affermando che “contengono la pura verità” sull’omosessualità e ha accusato il governo di volere intimidire la chiesa.

A tutto questo si deve sommare inoltre la decisione dei comunisti pro-russi di utilizzare l’omofobia come arma nella guerra (politica) senza esclusione di colpi che li oppone alle forze modernizzatici e pro-europee che sostengono il governo di centro-destra dell‘Alianţa pentru Integrare Europeană (Alleanza per l’Integrazione Europea, AIE). I comunisti, ispirati dalle leggi omofobe approvate recentemente in varie città russe, hanno deciso, infatti, di allearsi alla chiesa ortodossa. Il loro obbiettivo é evidentemente quello di presentare il governo dell‘AIE come un governo anti-nazionale che “corrompe” la nazione moldava imponendole “depravazioni” straniere come l’omosessualità. A questo fine hanno moltiplicato gli attacchi alla comunità gay, trasformando i diritti LGBT in uno dei campi di battaglia della guerra politica in corso nel paese.

Nel febbraio di quest’anno la seconda città del paese, Bălți, ha proibito la cosiddetta “propaganda omosessuale” su proposta del partito comunista che governa la città (la legge fu “benedetta” dalla chiesa locale che chiese la sua estensione a tutto il paese). Leggi simili sono state proposte e approvate dal PCMR nelle città di Anenii Noi e Ceadîr-Lunga e in due comuni situati nel distretto di Făleşti, Chetriș e Hiliuţi. Anche la città di Drochia, nel nord del paese, si é sommata recentemente a questo trend proibendo qualunque menzione dell’omosessualità in pubblico.

I comunisti e gli ortodossi si sono uniti anche per condannare con forza la legge contro le discriminazioni, presentata  dal governo (). La Chiesa Ortodossa Moldava e il Partito Comunista (PCMR), infatti, hanno accusato il governo di promuovere l’omosessualizzazione della società. Questa campagna omofoba ha ottenuto il risultato sperato: la prima versione della norma estendeva la tutela della legge alle persone LGBT vittime di violenze e discriminazioni e sanzionava la promozione dell’odio omofobo il testo finale della legge, che é stata approvata recentemente dal parlamento del paese, invece menziona l’omofobia solo nel caso delle discriminazioni sul lavoro.

Moldova Sucks?

Come abbiamo visto la situazione della comunità LGBTQI moldava é estremamente difficile. Hanno forse ragione, quindi, Bruce Willis e il mio amato John Malkovich quando proclamano che “Moldova Sucks!” nella scena finale di “Red“? La risposta, almeno per quel che mi riguarda, é un enfatico No. La situazione é quella che é ma vi sono segnali positivi che meritano di essere sottolineati:

Il primo elemento che merita di essere sottolineato é l’assenza di una sistematica propaganda governativa omofoba. Il governo dell’AIE ha mostrato una certa attenzione e apertura verso la situazione delle minoranze sessuali. La proposta di legge contro l’omofobia, che tra poco dovrebbe essere dibattuta dal parlamento, ne é la riprova.

Negli ultimi anni, inoltre, la comunità LGBT si é sviluppata. Il primo club gay, il Jaguar Dance and Music Club, aprì nel 2009 a Chișinău e da allora sono nati vari locali e bar gay-friendly.

L’elemento più importante é però probabilmente un altro: la strutturazione e lo sviluppo di un movimento gay molto ben organizzato come GenderDoc-M. I militanti di GenderDoc-M fanno un lavoro straordinario in circostanze spesso molto difficili ed é soprattutto grazie a loro che c’è permesso sperare in un futuro migliore per le comunità LGBT della Moldova.

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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