EURO 2012: I sogni (infranti) delle nazionali balcaniche

Tra i pali il portiere sloveno Handanovic. In difesa i serbi Vidic e Ivanovic. Centrocampo bosniaco con Pjanic e Misimovic. E attacco montenegrino con Vucinic e Jovetic. Calciatori di una squadra che potrebbe sfidare qualsiasi avversarioMa una squadra così non esiste più dal 25 marzo 1992, quando la Jugoslavia giocò la sua ultima partita prima di dissolversi a causa della guerra. Nei vent’anni successivi sono nate sei Nazionali diverse: tante quanti i Paesi sorti sulle ceneri della Repubblica Socialista di Tito. Il calcio balcanico è un movimento giovane, ma si è già tolto alcune soddisfazioni. La più recente pochi mesi fa, agli spareggi per gli Europei che si terranno in Polonia e Ucraina a partire dall’8 giugno. E nelle prossime settimane potrebbero arrivare nuovi successi.

Una storia gloriosa

Prima alle Olimpiadi del ’60. Vice-campione continentale nello stesso anno e nel ’68. Quarta ai Mondiali del ’30 e del ’62. Sono le vette più alte raggiunte dalla Nazionale jugoslava, che nel ’90 conquista i quarti di finale del massimo torneo internazionale. La elimina ai rigori l’Argentina, che si classifica seconda. Tra gli sconfitti ci sono campioni come Suker, Prosinecki, Savicevic, Stojkovic. Otto anni dopo saranno avversari ai Mondiali di Francia: i primi due con la maglia della Croazia, gli ultimi due con quella della Serbia. Insieme conquistano la qualificazione agli Europei del ’92, ma ne sono esclusi pochi mesi prima per via della guerra: al loro posto viene ripescata la Danimarca. Che vincerà la competizione.

Balcani da podio

La prima Nazionale post-jugoslava a partecipare alla fase finale di una manifestazione internazionale è la Croazia. Nel ’96 la selezione di Zagabria arriva in Inghilterra per gli Europei. Fermata ai quarti di finale dalla Germania, la squadra conquista il bronzo ai Mondiali francesi del ’98, piazzando il bomber Suker in testa alla classifica marcatori. Dieci anni dopo un altro risultato prestigioso: la qualificazione ai quarti di finale degli Europei, persi ai rigori contro la Turchia. La rivincita lo scorso novembre: i croati vincono 3-0 a Istanbul nella gara di andata degli spareggi per Polonia-Ucraina 2012. Il ritorno finisce 0-0 e apre a Zagabria le porte del torneo, in cui sarà l’unica squadra a rappresentare i Balcani.

Speranze tradite

Parte forte anche la Serbia, qualificata a Francia ’98. Gli ottavi di finale raggiunti tredici anni fa sono tuttora il suo miglior risultato nel campionato più importante. Bilancio in chiaroscuro a Euro 2000: la squadra schiera il capocannoniere Milosevic e avanza fino ai quarti di finale, ma l’Olanda la elimina con un disastroso 6-1. È l’ultima apparizione nella rassegna continentale, a cui Belgrado non riuscirà più a qualificarsi. Deludenti anche i Mondiali del 2006 e del 2010, da cui uscirà senza brillare. Una curiosità: fino al 2003 la selezione ha mantenuto il nome “Jugoslavia”, divenuto poi “Serbia e Montenegro” e infine “Serbia” quando Podgorica ha ottenuto l’indipendenza.

Maledetto primo turno

Quattro anni dopo la Croazia e due dopo la Serbia, la Slovenia è la terza selezione balcanica in corsa nella fase finale di un campionato internazionale. Gli Europei ospitati da Belgio e Paesi Bassi la vedono uscire subito, ultima nel suo girone dopo due pareggi e una sconfitta. Va ancora peggio ai Mondiali del 2002: tre gare perse su tre. Il primo successo arriva otto anni dopo, quando la manifestazione più ambita si gioca in Sudafrica. La squadra di Lubiana vince con l’Algeria, è battuta dall’Inghilterra e pareggia con gli Stati Uniti, mancando di nuovo l’accesso al turno seguente. Fallita anche la qualificazione a Euro 2012: unica soddisfazione la vittoria dello scorso 11 ottobre con la Serbia, che proprio a causa di questa sconfitta non parteciperà alla competizione.

Vicini alla meta

Il 6 novembre 1996 la neonata Nazionale bosniaca batte l’Italia in amichevole. Pochi giorni dopo Arrigo Sacchi si dimette da ct azzurro. Per il calcio di Sarajevo è un lampo nel buio dei suoi primi anni di vita, costellati di sconfitte e delusioni. Le emozioni forti iniziano nel 2009: trascinata dal centravanti Dzeko, la squadra si classifica seconda nel girone di qualificazione a Sudafrica 2010, garantendosi l’accesso agli spareggi con il Portogallo. I lusitani vincono 1-0 sia nella gara di andata, sia in quella di ritorno: un’eliminazione dignitosa per i bosniaci, che due anni dopo conquistano di nuovo gli spareggi contro lo stesso avversario, per giocarsi la partecipazione al prossimo torneo continentale. La gara di andata fa ben sperare (0-0 nei Balcani), ma quella di ritorno è fallimentare: a Lisbona i padroni di casa vincono 6-2. I ragazzi di Sarajevo non sono mai arrivati né a un Mondiale, né a un Europeo. E dovranno aspettare ancora.

Primi passi

La Nazionale montenegrina è la più giovane dell’ex Jugoslavia. Nata pochi giorni dopo il referendum del 2006 che ha decretato l’indipendenza del Paese, esordisce nelle qualificazioni ai Mondiali sudafricani: una sola vittoria in dieci partite. Il salto di qualità arriva tra 2010 e 2011. Gli “italiani” Vucinic (Juventus) e Jovetic (Fiorentina) danno spettacolo in attacco e proiettano la squadra agli spareggi per Polonia-Ucraina 2012. Anche i giocatori di Podgorica si fermano a un passo dal sogno: nel doppio confronto vince la Repubblica Ceca. Ma il calcio montenegrino, come quello bosniaco, è in netta crescita.

Futuro incerto

L’ultimo capitolo è tutto da scrivere e si divide in due parti. La prima riguarda una Nazionale che esiste dal ’93, ma che non è ancora riuscita a lasciare il segno: laMacedonia ha partecipato alle qualificazioni a Mondiali ed Europei senza mai sfiorare il passaggio del turno, nonostante la presenza in attacco di un campione come Pandev (64 presenze e 25 gol dal 2001 a oggi). La seconda “pagina bianca” potrebbe restare tale a lungo: il Kosovo vuole veder riconosciuta una sua selezione, ma prima deve farsi accettare come Stato autonomo. Al momento dicono no sia la Serbia, sia più di metà dei Paesi Onu. Per i cittadini di Pristina la Nazionale non è certo una priorità. Ma vederla giocare una gara ufficiale sarebbe la prova della loro definitiva indipendenza.

Chi è Andrea Monti

Giornalista a Radio Popolare Milano e Casa24Plus, ho fondato il sito Balcanews

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