KOSOVO: Ecco dove si addestrano i ribelli siriani

I miliziani del Consiglio Nazionale Siriano, in arabo al-Majlis al-Watani al-Suri, che si oppongono al regime di Bashar al Assad verranno addestrati in Kosovo. Rivela l’Associated Press che il giorno 26 aprile, di ritorno dagli Stati Uniti, una delegazione del CNS ha fatto tappa a Pristina per prendere accordi in merito col governo kosovaro. Fulcro delle consultazioni è come impiegare in Siria le conoscenze apprese dall’Esercito di Liberazione del Kosovo, più noto come UCK, durante la guerra contro la Serbia negli anni dal ’96 al ’99. Afferma in proposito Ammar Abdulhamid, nato in Siria ma in esilio negli USA dal 2005, “attivista dei diritti umani” e capo delegazione “Siamo venuti qui per imparare. Il Kosovo ha già compiuto questo cammino e possiede un’esperienza che potrebbe esserci molto utile, soprattutto vorremmo sapere in che modo gruppi armati sparsi si sono infine organizzati nell’UCK. Abbiamo un bisogno vitale di azioni congiunte come coalizione di opposizione”.

L’accordo sembra essere così serio da far promettere ai rappresentanti dell’opposizione siriana che, qualora prendessero il potere riconoscerebbero immediatamente il Kosovo come Stato.

Immediata la risposta di Mosca, per la quale la questione dell’indipendenza di Pristina dalla Serbia, riconosciuta da 90 nazioni nel mondo tra cui USA e Italia, è una ferita ancora aperta: Trasformare il Kosovo in una base internazionale per l’addestramento di ribelli di differenti formazioni armate potrebbe rivelarsi un grosso fattore destabilizzante con effetti ben al di là dei Balcani”, ha concluso il ministero degli esteri russo che ha chiesto per questo alla Forza internazionale della Nato in Kosovo (KFOR) di adottare “tutte le misure necessarie per prevenire la messa in atto di tali piani”.

Sembra improbabile però che tale appello possa essere ascoltato, stando almeno alle parole del Segretario di Stato USA Hillary Clinton in cui, in seguito ad un precedente incontro avuto a Washington col primo ministro kosovaro Hashim Thaci (indicato nel 2011 dall’europarlamentare del Consiglio d’Europa Dick Marty, come il capo di un’organizzazione mafiosa, responsabile di traffici d’armi, droga, organi e esseri umani) il 5 aprile ha dichiarato che Washington aiuterà il Kosovo ad aderire alla NATO e all’Unione europeaelogiando “i progressi del suo governo nel progredire verso l’integrazione e lo sviluppo economico europeo”.

Curiosa dichiarazione se si pensa che Spagna, Slovacchia, Romania, Grecia e Cipro, tutti membri dell’Unione Europea e della NATO, con l’esclusione di Cipro il cui ingresso nell’alleanza è bloccato dalla Turchia, non hanno ancora riconosciuto il piccolo Stato balcanico. In tal senso, in data 29 marzo, sui suddetti paesi arrivano pressioni dal Parlamento Europeo, in cui si richiede anche un riconoscimento da parte del Comitato Olimpico per “consentire agli atleti kosovari di partecipare ai Giochi olimpici di Londra” si sottolinea inoltre “l’importanza di migliorare le relazioni e la rappresentanza del Kosovo nelle istituzioni internazionali che si occupano di cultura e di patrimonio culturale e nelle organizzazioni sportive”. Per quanto riguarda poi il progresso economico e l’integrazione europea si veda il apporto annuale dell’ONU sul Kosovo del 14 maggio scorso, in cui lo stesso Segretario generale Ban Ki-moon si dichiara “allarmato” per “il numero di crimini contro le minoranze, in aumento tra febbraio e maggio 2012, rispetto allo stesso periodo dell’anno prima”, sottolineando “la considerevole resistenza di Pristina al rispetto degli obblighi di protezione del patrimonio culturale e religioso serbo”; inoltre diversi funzionari delle Nazioni Unite identificano col Kosovo l’epicentro europeo dei traffici di droga e armi.

A “vigilare” sulla situazione e sui “rapporti” tra CNS e le autorità di Pristina restano quindi i circa 6500 militari della KFOR, stanziati nelle diverse basi presenti sul territorio, tra cui 1000 italiani nella base di “villaggio Italia” vicino a Pec, ai quali si aggiunge la formidabile presenza statunitense forte di un contingente di 9000 uomini, di cui 2000  dislocati a Camp Monteith, sede dei servizi segreti americani nei Balcani, e 7000 a Camp Bondsteel,  (Urosevac, vicino al confine macedone) la più vasta e costosa base militare degli Stati Uniti costruita all’estero (1999) dai tempi del Vietnam, il cui compito è quello di “proteggere” due corridoi terrestri ed energetici di importanza strategica: quello progettato dalle imprese tedesche (e lautamente finanziato dall’Agenzia europea per la ricostruzione) che congiunge, via Belgrado, il porto rumeno di Costanza ad Amburgo e l’AMBO, l’oleodotto albanese-macedone-bulgaro che dovrebbe portare il petrolio del Mar Caspio dal porto bulgaro di Burgas, sul Mar Nero, fino a quello albanese di Valona, sull’Adriatico.

In uno scenario così complesso, ma in cui risulta abbastanza evidente chi conduce il gioco, probabilmente le aspettative di Mosca rimarranno disattese, costringendola a dare una risposta di pari intensità su un altro fronte, magari ancora più “caldo” di quello kosovaro.

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14 commenti

  1. A parte la notizia iniziale (i ribelli siriani da addestrare in Kosovo) il resto dell’articolo mi appare abbastanza confuso. Dal rapporto Marty agli obiettivi “geopolitici” di Camp Bondsteel, mi sale solo un odore di sospetto verso le autorità di Pristina. Che potrebbe essere condivisibile, ma dovrebbe essere meglio argomentato.

    a rileggerci,
    d.

    • Katarina Lazic

      Davide penso che l’autore in ogni caso non aveva i dati precisi sull’addestramento di ribelli siriani.visto che del Kosovo se ne parla poco ingiustamente ha preferito a dare una spiegazione profonda sull’importanza geopolitica del territorio, il che è molto importante.La notizia di per sé non è così poi importante.Si sa che in Kosovo governa l’Uçk.

  2. Ragazzi, io la vedo in altro modo. nel senso che in fin dei conti non trovo scandaloso che una delegazione dei ribelli siriani sia andata a Pristina a farsi spiegare come si fa e come si organizza una guerriglia. D’altronde l’Uck è stata un’esperienza unica, da quel punto di vista. Il resto va verificato estremamente bene, prima di procedere con le certezze. A quanto pare, tra l’altro, i siriani sono stati invitati da Veton Surroi, che certamente non è un terrorista, ma uno dei pochi personaggi ragionevoli dell’élite di Pristina. Io personalmente non me la sentirei di spingere l’acceleratore sulla geopolitica e sul terrorismo. Almeno, non ancora.

    PS / Perché questo titolo forzatissimo? Perché fa contatti? Non era meglio, allora, titolare “Ma davvero i ribelli siriani si addestrano in Kosovo?” oppure “Il Kosovo fa addestrare i ribelli siriani. La denuncia della Russia”. Non cadete nella tentazione del sensazionalismo. Si possono fare titoli provocatori ma non sbracati.

    • Sono d’accordo. Fatte le debite proporzioni, anche Otpor si è dato da fare per formare i rivoluzionari democratici di Georgia, Ucraina ed Egitto

  3. MI SEMBRANO QUESTIO NI DI LANA CAPRINA. IL PROGETTO DI DESTABILIZZAZIONE DELLA SIRIA IN FUNZIONE ANTI IRAN-RUSSIA è EVIDENTE. I Cosiddetti “ribelli” ( che nascono come i bambini sotto i cavolfiori, si addestrano DOVE ci sono altre strutture similari, preparate a suo tempo con lo stesso scopo. GV.

  4. claudio vito buttazzo

    Ribelli o banditi-terroristi al soldo di Usa e Al Kaida?

  5. Marchionni mi ha mandato l’articolo ben sei giorni fa, colpevolmente lo pubblico solo ora. Dico “colpevolemente” perché nel frattempo il nostro sito “concorrente” (in realtà, maestro) Osservatorio Balcani ha pubblicato ieri analogo articolo:
    http://www.balcanicaucaso.org/aree/Kosovo/Siria-Kosovo-a-scuola-di-guerriglia-117384
    Questo dimostra, secondo me, la qualità dello sforzo dell’autore nel raccontare una vicenda di cui non si parla (a eccezione del corrispondente albanese di Osservatorio, che ha però il vantaggio di trovarsi in loco). Se il pezzo è confuso, lo è perché confusa è la situazione che racconta ma almeno la racconta! Facciamo tanti pezzi senza notizia, qui c’è la notizia, magari l’articolo si poteva migliorare ma facciamo giornalismo anzitutto, mica saggistica. Diamo le notizie prima di tutto, poi si vedrà di approfondire, inquadrare, aggiustare il tiro.

    In secondo luogo l’autore, con cui ho concordato il pezzo, condivide con me una chiave di lettura: l’Uck era considerata fino al 1998 un’organizzazione terroristica. Ha finanziato lo sforzo bellico con il narcotraffico internazionale e si sospetta persino del traffico d’organi. Lo stesso Tacconi ha firmato più articoli in cui afferma la mafiosità del Kosovo. E se uno Stato-mafia addestra “ribelli” a noi ci sembra normale? E se lo fa con il placet americano a noi ci sembra normale? A me no.

    Infine sul sensazionalismo: farlo sull’Europa orientale, oggi, è come farlo sulle ricette di Suor Germana. A chi interessa del nostro sensazionalismo se non a quattro gatti addetti ai lavori? No, non è sensazionalismo, è la volontà di arrivare al pubblico, di semplificare, di interessare e se serve qualche titolo gridato, beh, lo grido. Fa parte del nostro lavoro anche questo. La nostra titolazione è sempre stata così, ci diverte, come ci divertono le didascalie che prendono in giro i politici di turno. Il giornalismo anglosassone lo lascio agli altri, a me annoia profondamente, ma ne ho parlato nel Manifesto. Quello che voglio dire è che noi non ci dobbiamo accreditare come novelli Montanelli, non abbiamo ambizioni arrivistiche, non ci crediamo bravi né perfetti, non guardiamo al futuro ma all’oggi. E oggi a noi interessa divertirci perché East Journal è un gioco, che tutti noi giochiamo gratis. Le informazioni che diamo sono corrette, i titoli sono sbracati? Rispondo come disse quel tale: e lasciateci divertire!

    Matteo Zola

  6. Ho scritto e confermo che il Kosovo è uno stato altamente contaminato. Comunque sia citando fonti o letture o documenti. Sempre.
    Pubblicare cose senza notizia non è fare giornalismo. Non offenderti, lo sai come la penso. Potete dare di più. Ma non ne avete troppa voglia, mi pare.

    Alla prossima,

    Mt

    • Credo tu intenda dire “pubblicare notizie senza fonte” non è buon giornalismo. Le fonti, che pur c’erano, non ho fatto in tempo a inserirle. Sai che non è il nostro lavoro, e che io come gli altri facciamo tutti nei ritaglia di tempo. In ogni caso c’è il pezzo di Osservatorio che conferma la verità della notizia.
      Sul potete dare di più, è senz’altro possibile. …specie se Tacconi inizia a scrivere con noi 🙂

      • puoi sempre pubblicare sul blog i miei pezzi, come hai fatto con tadic. ci mancherebbe. ma link anche l’indirizzo del mio blog, la prossima volta!!!!!

  7. Cmq Matteo anche per divertimento almeno la sintesi delle notizie devono conbaciare con la realta.. essendo un accanito seguace di OB circa anni fa abbiamo discusso sul kossovo in molte occasioni e articoli anche sul caso dei traficci di organi imaginavo che a distanza di tempo nulla uscira fuori infati alla fine il caso ha preso la mera piega di una propaganda banale…

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