SERBIA: Tadic sarà il nuovo premier

La politica serba è densa di sorprese. L’ex presidente serbo e leader del Partito Democratico (DS), Boris Tadic, sarà con tutta probabilità il nuovo primo ministro. In Serbia, il 6 maggio scorso, si è infatti votato sia per il rinnovo del Parlamento che per il presidente della Repubblica. La poltrona di presidente è andata (dopo il ballottaggio del 20 maggio), contro ogni attesa, a Tomislav Nikolic, leader del partito progressista serbo  vocazione nazionalista. Lo stesso partito è risultato essere il più votato anche per il rinnovo del Parlamento ma fin da subito si è capito che solo il partito democratico avrebbe potuto mettere insieme una coalizione di maggioranza. In pole position per la poltrona da primo ministro c’era Ivica Dacic, portavoce di Milosevic negli anni Novanta e leader del partito socialista. La sconfitta di Tadic ha invece rimescolato le carte e il partito democratico ha scelto il suo leader come futuro premier. A lui il compito di formare una maggioranza. 

La decisione è arrivata dopo tre ore di vertice tra autorità del partito democratico, convegno durante il quale alla domanda se impegnarsi a fianco di Nikolic come premier della Serbia, Tadic ha risposto: “La risposta è sì, a condizione che i nostri partner di coalizione accettino il programma”. Una risposta ben diversa da quella data all’indomani della sconfitta: “Io premier? assolutamente no”. Ma in Serbia i rinnovamenti, le illuminazioni, le rifondazioni, sono repentine come la caduta sulla via di Damasco. Ma forse meno sincere.

Con tutta probabilità non ci sarà quindi nessuna particolare svolta per la Serbia (né positiva, né negativa) e la linea rimarrà quella adottata nell’ultimo periodo: “L’obiettivo è l’ingresso nell’Unione Europea senza cedere sul riconoscimento del Kosovo” ha dichiarato Tadic durante il convegno. Accanto alla strategia bifronte, e finora di scarso successo, sul Kosovo si accompagnerà un europeismo di facciata, qualche retorica nazionalista e le riforme economiche necessarie per far uscire il Paese dal pantano della crisi.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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