Libertas, gli euroscettici che sognano Strasburgo e la chiamano "puttana"

Il movimento Libertas, fondato dal milionario irlandese Declan Ganley, muove i suoi primi passi pur restando ancora lontano dai grandi partiti europei. Al posto dei cento seggi sperati, il partito non potrà che ottenerne una ventina. Presenterà 488 candidati alle europee, specialmente in Spagna, Francia, Italia, Polonia e Gran Bretagna. In Irlanda e Repubblica Ceca non è nemmeno sicuro che riuscirà a superare lo sbarramento del 5%.

In Polonia il movimento è appoggiato dalla Lega delle Famiglie (LRP), il partito di estrema destra, fondamentalista cattolico e antisemita, che accompagnò al successo elettorale i gemelli Kaczynski facendoli diventare l’uno Primo Ministro e l’altro Presidente della Repubblica. Malgrado quest’alleanza, tutt’altro che insignificante dato il controllo che LRP esercita sulla televisione di stato polacca, il movimento di Ganley è pressochè sconosciuto. Ci ha provato anche Lech Walesa a risollevarne le sorti. L’ex leader di Solidarnosc, noto negli ultimi tempi per le sue dichiarazioni fuori luogo, si è avvicinato all’antieuropeismo di Libertas specialmente da quando Ganley lo ha definito “il solo degno di essere Presidente della Commissione Europea”. Walesa, che guidò la Polonia fuori dalla dittatura sovietica, è oggi “pericoloso per sé e per gli altri”, secondo Gazeta Wyborzca, sensibile solo alle piaggerie di squallidi parvenus della politica.

La Repubblica Ceca, paese con il più alto numero di euroscettici, dovrebbe rivelarsi una cuccagna per Libertas ma la concorrenza è molta. Il movimento di Ganley si è fatto tagliare l’erba sotto i piedi dagli euroscettici del Presidente ceco Vlacav Klaus, che ha comunque ricevuto Ganley al palazzo presidenziale.

Libertas tenta di portare avanti una campagna paneuropea concentrata sul rifiuto del Trattato di Lisbona ma per farlo si rivolge a interessi locali, ad esempio in Polonia difende i lavoratori dei cantieri navali. E non è una scelta casuale, gli operai dei cantieri navali di Danzica furono i protagonisti dello sciopero che nel 1980 aprì la via verso la fine della dittatura sovietica facendo di Walesa il leader della rivolta.

La convention di Libertas è stata organizzata a Roma (non a caso vista l’evidente ispirazione cattolica del movimento, ed è facile immaginare contatti in loco), neo conservatori, ultradestra cattolica, alti gradi militari in pensione, si sono ritrovati per paragonare l’Unione Europrea a una “puttana”, colpevole di essere troppo aperta nei confronti della Turchia. Libertas vuole infine porre termine alla libertà di andare a cercare lavoro in qualsivoglia paese europeo, strizzando l’occhio alle questioni interne irlandesi dove sono in molti a non vedere di buon grado il massiccio arrivo di polacchi (che sono la comunità straniera più numerosa). L’antieuropeismo in Irlanda è forte, benché molti siano i benefici che l’isola ha ottenuto dall’ingresso UE. E Ganley fu uno dei protagonisti della vittoria del “no” nello scorso referendum sul Trattato di Lisbona del 2008. Secondo un sondaggio dell’ Irish Time oggi solo più il 29% degli irlandesi resta contrario al Trattato. Neanche in Irlanda, dunque, il successo di Libertas è assicurato.

Foto: BBC

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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