GEORGIA: lo strano golpe fallito

E’ durato poche ore l’ammutinamento di un battaglione dell’esercito georgiano, iniziato questa mattina nella base militare Mukhrovani, a soli trenta chilometri dalla capitale Tbilisi. Dopo che colonne di carri arami e camion carichi di soldati si sono mossi verso la caserma ribelle, i soldati ribelli si sono arresi.


Tbilisi accusa Mosca. L’ammutinamento di Mukhrovani era scattato dopo che la notte scorsa la polizia aveva arrestato alcuni ex ufficiali dell’esercito accusati di pianificare, con il sostegno dei servizi segreti russi, un golpe militare volto a rovesciare il governo filoccidentale di Mikheil Saakashvili e a bloccare le esercitazioni militari Nato previste per domani. Tra gli arrestati ci sarebbero l’ex comandante delle forze speciali, Gia Gvaladze, e l’ex ministro della Difesa, Georgi Karkarashvili. Secondo la polizia, i golpisti avevano previsto l’assassinio di diversi membri del governo e il successivo intervento di almeno 5 mila soldati russi basati in Ossezia del Sud.

Il Cremlino ha definito “deliranti” le accuse del governo georgiano, pur ribadendo il proprio giudizio negativo sull’esercitazione Nato (che durerà quasi un mese e coinvolgerà 1.300 soldati di diciannove paesi), giudicata inopportuna in quanto si tiene in un paese dove si è appena combattuta una guerra (quella dello scorso agosto tra Georgia e Russia, scatenata dall’invasione georgiana dell’Ossezia del Sud).


‘Misha’sotto pressione. Che la Russia miri a rovesciare l’odiato regime di ‘Misha’ Saakashvili non è una novità, anche se sembra poco logico che lo volesse fare proprio in coincidenza con l’esercitazioni militari della Nato.

Non è una novità nemmeno il fatto che il presidente georgiano tiri fuori “la minaccia esterna” ogni volta che cresce l’opposizione interna al suo potere. Da settimane i georgiani affollano le piazze di Tbilisi chiedendo le dimissioni di Saakashvili, accusato di tradito gli ideali democratici e patriottici della rivoluzione del 2003, di aver instaurato un regime autoritario e corrotto, di aver truccato le ultime elezioni e soprattutto di avere fallito nell’obiettivo di riunificare la nazione. Dire che dietro all’ammutinamento di Mukhrovani, certamente legato al crescete scontento popolare contro il governo, c’è la Russia serve a Saakashvili per delegittimare i suoi oppositori e per mostrare alla Nato – questa volta sì, alla vigilia delle esercitazioni – che la Georgia deve entrare al più presto nell’alleanza atlantica per difendersi dalle mire espansionistiche del Cremlino.

Washington, però, non sembra voler accelerare i tempi: per ora preferisce continuare a pagare il riarmo militare georgiano. Obama ha appena stanziato altri 242 milioni di dollari per il 2010.

da Peacereporter

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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