GEORGIA: bussando alle porte della Nato

Il recente incontro dei ministri della Difesa Nato a Cracovia ha confermato che l’Alleanza non intende per il momento accettare la Georgia quale paese membro. Tuttavia, governo ed opposizione reputano l’accesso alla Nato una priorità per il paese. È noto che uno dei problemi principali nelle relazioni tra Russia e Georgia è il desiderio di quest’ultima di entrare a fare parte della Nato. Soprattutto dopo la guerra dello scorso agosto, l’opinione pubblica non è concorde per quanto riguarda la Nato; molti cittadini comuni si chiedono infatti a cosa serva cercare di entrare a far parte dell’Alleanza se questa non accetta la candidatura del Paese, e complica le relazioni con la Russia.

In Georgia però la questione dell’ingresso nella Nato non si pone affatto, è una questione già decisa.

Ma non è stato sempre così. Nel 1992-1993, dopo la sconfitta della Georgia in Abkhazia, il paese ha iniziato a seguire un corso pro-russo, nella speranza di trovare supporto nella risoluzione dei propri conflitti territoriali. Ben presto però, si è capito che Mosca non avrebbe sostenuto effettivamente la riunificazione della Georgia.

Verso la metà degli anni ’90 la Georgia ha iniziato ad avvicinarsi all’Occidente. Il paese ha iniziato ad assumere il ruolo di elemento di unione fondamentale per importanti progetti di transito di gas e petrolio. Il consolidamento dell’orientamento filo-occidentale in Georgia è quindi diventato imprescindibile per i sostenitori di questi progetti, visto che la Russia ha continuato ad opporsi a qualsiasi progetto di transito energetico che non passasse sul suo territorio.
Per quanto riguarda l’ingresso nella Nato, la prima dichiarazione ufficiale a questo riguardo è stata fatto dall’allora presidente georgiano Eduard Shevardnadze: «La Georgia busserà alle porte della Nato nel 2005».

A lungo, i paesi occidentali non hanno preso seriamente le intenzioni della Georgia di entrare a far parte della Nato, visto che, considerata la situazione nel paese, era evidente che non avesse alcune chance di realizzare questo desiderio. Un po’ alla volta però il paese si è sviluppato, ed ha iniziato ad avvicinarsi agli standard richiesti dall’Alleanza. Ma proprio quando la Georgia si sentiva più vicina a raggiungere questo traguardo, si è reso evidente che la Nato non era pronta ad accoglierla.

Il summit Nato a Bucarest dell’aprile scorso ha dato un chiaro segnale a riguardo. Nella dichiarazione finale si diceva semplicemente che «la Georgia entrerà a fare parte della Nato», senza alcuna precisazione riguardo alla tempistica. Segnale negativo è stato anche il rifiuto dell’Alleanza di offrire ad Ucraina e Georgia il Membership Action Plan, cioè l’ultimo passo prima di entrare a far parte della Nato.

Non vi è dubbio che in questo la Russia abbia giocato un ruolo importante, in particolare per quanto riguarda paesi quali Germania e Francia. Nel prendere questa decisione, i paesi occidentali hanno sicuramente preso in considerazione molti elementi, inclusa la questione dell’approvvigionamento energetico. La questione sarà nuovamente discussa tra meno di un mese al vertice di Strasburgo per i 60 anni dell’Alleanza ma la possibilità che l’ingresso della Georgia nella Nato venga rinviato indefinitamente è reale.

Fonte: Ansa, Osservatorio Caucaso
Foto: soldati georgiani pronti per la guerra in Iraq

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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