RUSSIA: Medvedev sarà il capo di Russia Unita. Un sistema sempre meno costituzionale

di Giovanni Bensi

foto da Russia Oggi

Cambio della guardia in vista al vertice del partito Russia Unita (RU): il suo presidente Vladimir Putin, leader senza tessera, ha proposto martedì in un incontro con i vertici del partito di candidare per la guida il leader del Cremlino uscente Dmitrij Medvedev. In tal caso, Medvedev che, secondo tutte le previsioni, da maggio guiderà il governo, prenderebbe il posto di Putin non solo come premier ma anche come leader di Russia Unita. Putin ha riferito che si dimetterà da Russia Unita dopo l’insediamento al Cremlino il 7 maggio spiegando che il presidente russo, secondo la prassi politica creatasi nel Paese, è una figura al di sopra dei partiti. Il premier e presidente eletto ha proposto di convocare il congresso del partito nella seconda metà del mese di maggio e di approvare la candidatura di Medvedev come nuovo presidente del partito.

In tal modo la “rokirovka” del “tandem” diventerà in qualche modo doppia: entrambi i “numeri uno” dello stato si scambieranno le poltrone al Cremlino e alla “Casa Bianca” ed anche i loro ruoli rispetto al partito del potere. Il quotidiano economico Vedomosti scrive che il leitmotiv dell’incontro con i vertici, è consistito nell’assicurare che “Russia Unita” rimane la forza fondamentale sulla quale si appoggia la dirigenza del paese, in modo che gli “edinorossy” non si perdano d’animo, ma si preparino ad un nuovo e impegnativo lavoro. Sembrano così accantonate le ipotesi che si facevano prima dell’elezione di Putin, di una divisione di Russia Unita in tre gruppi, a seconda delle varie sfumature ideologiche, con il fine di rendere il tutto più attraente per elettori che forse non avrebbero votato per il partito nel suo insieme, ma lo farebbero per uno dei gruppi, diciamo, specializzati. Ciononostante, osservatori vicini al partito sono convinti che RU comunque non potrà evitare una riforma che porterà anche uno spostamento degli accenti ideologici.

“A fine maggio-inizio giugno avremo un congresso di partito dove si parlerà di consuntivi e di rinnovo delle cariche elettive”, ha commentato a Kommersant il deputato-edinoross Sergej Zheleznjak. “Verranno eletti tutti gli organi dirigenti del partito, compreso, naturalmente, anche il presidente”. Il deputato di RU non ha voluto rispondere alla domanda se effettivamente il partito potrà alla lunga essere guidato da Medvedev. Per quanto riguarda lo stesso Medvedev, Zheleznjak ha assicurato che “noi (di “Russia Unita”) e Dmitrij Anatoljevich abbiamo rapporti reciproci molto stretti”. “Dmitrij Anatoljevic conosce perfettamente l’attività che si svolge nel partito e noi con lui e con Vladimir Vladimirovich costituiamo una squadra”, ha precisato il parlamentare.

E poi ci sono le opinioni di una categoria di intellettuali che è un po’ inflazionata in Russia: quella dei politologi, che spesso macinano aria fritta, ma qualche volta hanno qualcosa da dire. Sentiamone uno, Aleksej Makarkin, primo vicepresidente del Centro di tecnologie politiche. Ancora recentemente, il 12 febbraio scorso, in un’intervista a Ekho Moskvy, piuttosto pessimisticamente, aveva osservato che „se il partito si limiterà a cambiare il proprio nome, ciò non provocherà un aumento della fiducia da parte della popolazione. E se diventerà uno dei molti partiti ideologici, molta gente perderà il desiderio di prenderne la tessera”. Adesso Makarkin ritiene che Medvedev, probabilmente, sposterà il partito a destra, mentre per esso sarebbe più vantaggioso spostarsi a sinistra, nella nicchia che cerca di occupare il “Fronte popolare panrusso” (FPP). Adesso questa „unione di persone con le medesime idee”, creata per iniziativa di Putin, non ha uno status giuridico, tuttavia ai primi di aprile, durante un incontro con i membri del consiglio di coordinamento del Fronte, il premier propose di trasformarlo in un „movimento di opinione pubblica” con la prospettiva di diventare un partito, e non escluse che lui stesso ne sarebbe divenuto il capo.

Se tutti questi piani verranno realizzati, Russia Unita si troverà in una situazione complessa. La sua reputazione è notevolmente compromessa, per non dire di peggio, e nel caso della comparsa di un “secondo partito del potere”, nelle vesti del Fronte, RU non sarebbe in grado di competere con esso, per lo meno nella sua forma attuale. Bisogna anche tener conto del fatto che il Fronte è in realtà una struttura più ampia di RU. D’altra parte, come ha scritto recentemente la Nezavisimaja gazeta, l’arrivo di Medvedev a RU potrebbe aiutare a migliorare l’immagine del partito. La carica di suo presidente permetterebbe a Medvedev di prendere iniziatie alla Duma, prima di tutto nel campo delle modernizzazioni, un vecchio cavallo di battaglia dell’attuale capo del Cremlino. E la contrapposizione del Fronte e di RU prenderebbe le sembianze della “lotta del bene con il meglio”.

D’altra parte, chi conosce la situazione dubita che Putin vorrà dirigere una struttura di partito, e perciò non prevedono la trasformazione del Fronte Popolare in un partito a breve scadenza. Come ha supposto un altro politologo, Gleb Pavlovskij, capo della fondazione „Politica efficiente” e notoriamente vicino a Putin, il Fronte è per il premier un modo per distanziarsi da tutto l’attuale sistema politico. Putin effettivamente ha espresso l’opinione che proprio lo “status soprapartitico” del Fronte popolare è il suo lato forte che apre maggiori possibilità di coinvolgere nella collaborazione tutte le forze della società. Il premier ha più volte sottolineato che per il prossimo futuro questo status deve essere mantenuto.

Pavlovskij ritiene che il capo dello stato, di fatto relegato al di fuori del sistema, si sta trasformando in una figura chiamata a surrogare l’assenza di regole. “In questo non si scorge né un sistema bipartitico, né pluripartitico, né monopartitico. Si scorge piuttosto una crepa spalancata, per ora non riempita, nel sistema di governo fra la figura sempre meno integrata del presidente e un sistema sempre meno costituzionale”.

Chi è Giovanni Bensi

Nato a Piacenza nel 1938, giornalista, ha studiato lingua e letteratura russa all'Università "Ca' Foscari" di Venezia e all'Università "Lomonosov" di Mosca. Dal 1964 è redattore del quotidiano "L'Italia" e collaboratore di diverse pubblicazioni. Dal 1972 è redattore e poi commentatore capo della redazione in lingua russa della radio americana "Radio Free Europe/Radio Liberty" prima a Monaco di Baviera e poi a Praga. Dal 1991 è corrispondente per la Russia e la CSI del quotidiano "Avvenire" di Milano. Collabora con il quotidiano russo "Nezavisimaja gazeta”. Autore di: "Le religioni dell’Azerbaigian”, "Allah contro Gorbaciov”, "L’Afghanistan in lotta”, "La Cecenia e la polveriera del Caucaso”. E' un esperto di questioni religiose, soprattutto dell'Islam nei territori dell'ex URSS.

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