SLOVACCHIA: Focus elezioni /1 – Candidati e sondaggi

di Matteo Zola

Il Presidente della Repubblica, Ivan Gasparovic, ha rivolto domenica un appello alla popolazione slovacca, invitandola a partecipare in massa al voto. Il countdown per il rinnovo del Parlamento slovacco è cominciato. East Journal, come già per le presidenziali ucraine e le politiche ungheresi e ceche, seguirà passo passo queste elezioni mostrando quali sono i partiti e i candidati.

Il 12 giugno prossimo circa quattro milioni di slovacchi saranno chiamati alle urne, e dovranno scegliere tra sei partiti principali. Il sistema proporzionale slovacco porterà senz’altro a un governo di coalizione per cui i partiti minori potrebbero diventare l’ago della bilancia di questa tornata elettorale. I sondaggi già pronosticano la parità: una situazione di stallo con maggioranza ed opposizione a dividersi perfettamente i 150 seggi del parlamento, 75 per uno.

I PARTITI IN CORSA

1) Smer-Sd (Smer – sociálna demokracia) è il partito socialdemocratico guidato dall’attuale premier Robert Fico. Agli inizi lo Smer -fondato nel 1999- volle porsi come un partito nuovo, come una forza della cosiddetta “nuova sinistra”, non legato né al regime comunista, né alla cultura socialista. Nel 2004 si fuse con l’Sdl, il partito della sinistra democratica, che più di altri aveva raccolto l’eredità dei socialisti slovacchi al tempo del regime. Alle politiche del 2006, lo Smer ha più che raddoppiato i propri consensi, passando dal 13,3 al 29,1% dei voti. Robert Fico è stato nominato primo ministro, ma può contrare su un’isolita alleanza con la destra dell’SNS.

2) L’SNS è il partito nazionalista, un nazionalismo che si tinge di estremismo quando insulta le minoranze (ebrea, rom, gay, ungherese) con accenti che oscillano dal populismo al razzismo vero e proprio. Leader del Sns è Jan Slota, che lo fondò nel 1989 all’indomani della caduta del regime. Alle elezioni del 1990 la Cecoslovacchia era ancora unita e l’SNS ottenne il 14% dei voti con una campagna elettorale improntata all’indipendenza della Slovacchia. Quando l’indipendenza arrivò, l’SNS subì un calo fino all’inattesa rinascita del 2006. Quell’anno l’ SNS tornò in parlamento ottenendo l’11,7% dei voti, il secondo miglior risultato della sua storia. È entrato così a far parte del governo Fico portando avanti una radicale politica di discriminazione verso le minoranze. E certo Fico non ha fatto nulla per moderare l’alleato ed anzi ne ha cavalcato la demagogia. Slota è stato di recente protagonista, con le sue dichiarazioni, del Gay Pride slovacco: “Andrò a sputare sulle cecche”, ha dichiarato, esprimendo così una qualità umana e politica di ben misero pregio.

3) L’Unione Cristiana e Democratica Slovacca – Partito Democratico (Slovenská demokratická a kresťanská únia – Demokratická strana, SDKÚ-DS) fu fondato nel 1989 dalla trasformazione del Partito della Rinascita Slovacca. La SDKU è strettamente legata alla figura del suo fondatore Mikuláš Dzurinda, primo ministro slovacco dal 1998 al 2006. Alle elezioni del 2006 il SKDU-DS, nonostante i vari scandali che avevano coinvolto alcuni esponenti del governo incrementò i propri consensi giungendo al 18,4%. Il partito, però, è dovuto passare all’opposizione. La coalizione moderata che aveva sostenuto i governi Dzurinda (SDKU-DS, MKP, KDH) ottenne, infatti, appena 65 seggi su 150. I liberali di ANO, del resto, coinvolti nello scandolo finanziario del proprio leader, scesero all’1,4% dei voti, perdendo il 6% dei suffraggi, determinando così la sconfitta dell’intera coalizione. Il nuovo governo fu composto dai socialdemocratici moderati dello Smer, sostenuti dai nazionalisti di SNS, e primo ministro fu nominato Fico.

4) Il Movimento Democratico Cristiano (Kresťanskodemokratické hnutie, abbreviato KDH fu al governo dal 2002 al 2006 con la coalizione di centrodestra. Ha un bacino elettorale stabile, intorno all’8% dei consensi.

5) Il partito fondato dal neoliberale Robert Sulik, leader del movimento (per ora) extraparlamentare Sas (Partito della libertà e della solidarietà), è la vera novità di questa tornata elettorale. Una novità che è stata però subito investita da scandali di ogni genere che ne hanno minato la credibilità. Accuse di corruzione, soprattutto, lanciate dal premier Fico -che ha in Sulik un pericoloso rivale di destra- e subito cavalcate dalla stampa.

6) LS-HZDS è il partito di Vladimir Meciar, leader storico della sinistra slovacca e protagonista del processo che portò all’indipendenza slovacca. Fondò l’HZDS nel 1991, dalla scissione con il VPN. Il VPN era il contraltare slovacco al Forum Civico ceco: questi due partiti raccoglievano molti dei movimenti politici che si erano battuti contro il regime comunista in Cecoslovacchia. Mečiar fu a lungo Primo Ministro del giovane Stato. Leader populista, tipico esempio del politico esteuropeo, Mečiar cadde nel 1999. Si ripropose poi nelle elezioni presidenziali del 2009, perdendole però al ballottaggio in favore di Ivan Gašparovič (già pupillo di Havel, lo scrittore che divenne Presidente della Cecoslovacchia post-comunista).

I SONDAGGI

Il sondaggio dell’agenzia Focus prevede quale vincitore delle elezioni il partito Smer-SD (col 35%) seguito da SDKU-DS (14%) e, imprevedibilmente,  dal nuovo movimento Libertà e Solidarietà (SaS) col 13,3%. I Cristiano Democratici di KDH sarebbero i quarti con l’8,3% ed a loro seguirebbe il Partito Nazionale Slovacco con il 6,1% ed i due partiti etnico-ungheresi Smk (5,9%) e Most-Hid (5,6%). il partito di Vladimir Meciar, l’LS-HZDS, con il 5,1% sarebbe l’ultimo dei partiti a superare lo sbarramento del cinque per cento ed ad ottenere una rappresentanza parlamentare.

Se questo si verificasse allora i tre partiti della attuale maggioranza di governo avrebbero lo stesso numero di seggi dell’0pposizione (SDKU, KDH, SMK, Most-Hid ed SaS) e si verificherebbe una parità dalla quale sarebbe arduo uscire.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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