MOLDAVIA: Tra pressioni russe e irredentismo romeno

E il Cremlino apre i seggi in Transnistria

La Russia continua a fiatare sul collo della Moldavia anche nel ventennale del conflitto in Transnistria, iniziato il 2 marzo 1992. In occasione delle elezioni presidenziali russe del 4 marzo, Mosca ha aperto 27 sezioni di voto sul territorio della repubblica moldava: oltre alla sezione aperta presso l’ambasciata russa a Chișinău e a due sezioni mobili a Bălți e a Comrat – nella regione autonoma della Gagauzia24 stazioni di voto sono state predisposte nel territorio transnistriano. Lo scorso novembre, per le elezioni della Duma, Mosca aveva rinunciato ad aprire seggi in Transnistria, permettendo ai propri cittadini – poco meno di un terzo della popolazione della repubblica autonomista – di votare presso l’ambasciata nella capitale moldava e nelle due stazioni mobili.

Il ministero per gli Affari Esteri e l’Integrazione Europea moldavo ha protestato aspramente contro la decisione delle autorità russe di ignorare le sue direttive. Il comunicato ministeriale sostiene che “Il ministero qualifica queste azioni come chiaramente non amichevoli, non corrispondendo alle buone relazioni stabilite tra Repubblica Moldova e Federazione Russa”.

Tra Tiraspol’ e Chișinău

Intanto Chișinău guarda a Tiraspol’, capitale della Transnistria, per cercare di capire le intenzioni del neoeletto presidente Evgenij Ševčuk che, dopo le elezioni di dicembre, ha sostituito il padre-padrone della repubblica autonomista Igor Smirnov. Ševčuk da una parte sembra voler segnalare una rottura netta da Smirnov: è recente la nomina del generale Mihail Bergman, una delle voci più critiche al vecchio presidente, in un ruolo importante come quello di rappresentante speciale della Transnistria a Mosca con l’obbiettivo anche di fare maggiore chiarezza sui vent’anni in cui Smirnov è rimasto al potere. Dall’altra parte, Ševčuk si è espresso in termini categorici riguardo ai rapporti con la repubblica moldava. L’unica apertura in quel senso è consistita nell’auspicio di una maggior collaborazione tra Chișinău e Tiraspol’ da realizzarsi, secondo Ševčuk, nell’ambito della futura Unione Eurasiatica che dovrebbe includere Russia, Bielorussia e Kazakistan.

Le aperture di Ševčuk verso Mosca sono state ulteriormente confermate dall’intenzione dichiarata di introdurre il rublo russo come seconda moneta a fianco del rublo transnistriano. Verso Chișinău, i rapporti restano congelati: “Senza un presidente in Moldavia, il dialogo tra Chișinău e Tiraspol’ non può procedere”.

La debole Moldavia senza presidente

La Moldavia infatti prosegue la sua crisi di identità e sovranità di pari passo alla crisi politica che la vede senza un presidente dall’11 settembre 2009, quando diverse proteste e una crisi politica portarono alle dimissioni del comunista Vladimir Voronin. L’ultimo candidato proposto, stavolta dalla coalizione liberal-democratica Alianţa pentru Integrare Europeană, è Nicolae Timofti, presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Secondo la sezione moldava online del quotidiano romeno Adevărul, Timofti sarebbe uno dei responsabili della condanna emanata dalla Corte Europea dei Diritti Umani nei confronti della repubblica moldava in una sentenza (“Flux no. 3 vs Moldova”) riguardante la libertà di espressione, che vide il governo moldavo costretto a pagare quattromila euro alla rivista Flux.

La Grande Romania, tra irredentismo e cittadinanza

La debole sovranità della Moldavia, messa in discussione da est da Transnistria e Russia, sembra godere di poco rispetto anche a ovest e al suo stesso interno. In occasione dell’incontro avvenuto a Iași (ex capitale della regione storica della Moldavia, ora in Romania*) tra il nuovo premier romeno Mihai Răzvan Ungureanu e il premier moldavo Vlad Filat, alcuni manifestanti romeni del partito della destra nazionalista Nouă Dreapta e una trentina di manifestanti arrivati da Chișinău hanno protestato insieme chiedendo l’unione delle due nazioni, fuse tra i due conflitti mondiali in quella che viene ricordata come România Mare, Grande Romania.

La Moldavia, che al di qua del fiume Prut viene chiamata Bessarabia, è stata oggetto di irredentismo da parte del governo romeno a partire dalla legge sulla cittadinanza emanata nel 1991: i cittadini romeni divenuti poi cittadini sovietici e in seguito moldavi e i loro discendenti hanno diritto di richiedere la cittadinanza romena. Non è disponibile una statistica affidabile a riguardo, ma le stime parlano di trecentomila cittadini che hanno ottenuto il Certificat de cetăţenie română e di circa un milione che l’hanno richiesto: cifre pesantissime per una repubblica che conta tre milioni e mezzo di abitanti (oltre ai circa cinquecentomila residenti in Transnistria), nonostante l’obiettivo di molti di loro, più che la Romania, sia il libero accesso all’Unione Europea.

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* Pur considerando corretta la dicitura “Moldova“, East Journal ha sempre preferito chiamare Moldavia la repubblica con capitale a Chișinău. Allo stesso tempo chiama Moldavia anche  la regione della repubblica romena che, insieme all’attuale repubblica moldava, costituiva l’antico principato di Moldavia. Se i nostri lettori, per comodità, preferiscono veder chiamata “Moldova” la repubblica e “Moldavia” la regione, ce lo segnalino e valuteremo il da farsi.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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13 commenti

  1. io preferirei veder chiamata MOLDOVA LA REPUBBLICA DI MOLDOVA E MOLDAVIA LA REGIONE APPARTENENTE ALLA ROMANIA !
    SALUTI
    GIANNI CILLI

  2. Francesco Malluzzo

    Complimenti, bell’articolo

  3. Marco Ferraris

    La questione moldava, e soprattutto il modo con cui la Romania la affronta, (passaporti facili, spesso pagando i funzionari per accelerare le pratiche) è anche uno dei problemi che non semplificano l’ingresso della Romania nello spazio “Schengen”. Di sicuro c’è che il confronto tra l’Europa e la Russia si gioca anche in questo Est di cui in Italia si sa sempre troppo poco. Il controllo delle vie del petrolio e del gas, le moderne “vie della seta”, i corridoi di comunicazione da Lisbona a Kiev più tutta una serie di intrallazzi reciproci su droga armi e grandi appalti rendono il tutto come se fosse un grande gioco di strategia. Giocato sulla pelle dei poveri moldavi, dei romeni e anche un po’ su quelli della Val Susa. Triste? Sicuramente. Inevitabile? Anche. Almeno con le attuali prospettive di sviluppo.

  4. E’ un errore storico e un anocronismo chiamare la Moldova, Moldavia. Un insulto, tra l’altro, anche verso chi ha combattuto ed è morto per l’indipendenza del Paese dall’Unione Sovietica e che, una volta ottenuta, ha fortemente voluto il cambio del nome da Moldavia in Moldova. Ma c’è tanta libertà di opinione e di stampa per cui non ci scandilizziamo più di niente. 🙂 Saluti.

  5. Damiano Benzoni

    Enzo, mi sembra addirittura un po’ esagerato definirlo “un insulto”. Io, ad ogni modo, sono abituato a chiamarla Moldova o Repubblica Moldova – la denominazione Moldavia è stata scelta nell’articolo unicamente per continuità con gli articoli finora pubblicati dalla testata: e sono sicuro che tutto si intenda fuorché insultare i moldavi. Quindi credo che scandalizzarsi sia una reazione eccessiva (poi te lo dice uno che, quando faceva il redattore per un’altra testata, montava su tutte le furie per cose del genere).

    • Giusto per curiosità, collega, ma hai mai provato a chiedere il parere su questo a qualche moldavo? Di quelli democratici ovviamente? Cmq la si può intendere come una simpatica e forse utile provocazione. A parte il nome complimenti per il tuo pezzo.

      • Ovviamente ci sono problemi molto più gravi da risolvere in Moldova come la crisi economica. Ma il nome corretto e molto importante anche per capire la storica identità del paese. La parola “Moldavia” con cui è stata identificata l’ex Repubblica dell’Unione Sovietica nel mondo perviene da un evasione grammatica verso una lingua estranea alla popolazione locale, cioè russo – imposta per un futile motivo – cosi suonava meglio alle loro orecchie! Anzi, questa trasformazione ha le radici molto più profonde…comunque, come tanti altri nomi di paesi e città nel mondo, anche quello del paese chiamato nella lingua di origine Moldova subisce leggere trasformazioni in base alla lingua in qui è pronunciato. Importante è sapere di che si tratta e ideale è (se non si sia completamente ignoranti..) conoscere quello giusto.

      • Damiano Benzoni

        Caro Enzo, no, anzi devo ammettere che ignoravo che la denominazione avesse tale pregnanza di significato. Ad ogni modo io prediligo la denominazione “Moldova” e credo che la nota inclusa dalla redazione di East Journal chiarisca apertamente che non c’è alcuna decisione ideologica sulla scelta di utilizzare invece “Moldavia”, tanto che si è voluto consultare i lettori. Un insulto è tale quando vi è l’intenzione di insultare, e sono sicuro che sapremmo trarre i giusti spunti dalla tua provocazione. Ti ringrazio dei complimenti e dell’intervento. Un saluto.

  6. Bonaiti Emilio

    Domanda ingernua: ma é cosa impossibile chiamare gli abitanti della Moldavia o Moldova, un fazzoletto di terra che nel tempo é stato prima russo, poi rumeno, poi sovietico, poi indipendente, alle urne per scegliere il loro destino?

  7. Al di là della discussione sul nome (Moldova mi sembra più appropriato almeno per distinguere dalla Moldavia romena, ma temo che l’aggettivo sia comunque moldavi…), anche io mi chiedevo per quale motivo la Moldavia è indipendente se, come mi sembra di capire, non ci sono ragioni di forte identità culturale, né motivazioni economiche….

    • Ci sono ragioni di carattere culturale, economico e politico. Per farla molto breve culturalmente la Moldova è stata fortemente russificata nel periodo in cui ha fatto parte dell’Urss (1943-89) e buona parte della popolazione si sente russa (alcuni parlano solo il russo o non vogliono parlare il romeno). Economicamente la Moldova è più povera della Romania e molto più povera di tutti gli stati che fanno parte dell’Unione Europea (dove entrerebbe di diritto unendosi alla Romania). Infine politicamente ha forti influenza dalla Russia e, soprattutto, ha al suo interno due regioni (Transnistria e Gagauzia) che con storie diverse e per motivi diversi sono filorusse e assolutamente contrarie all’unificazione con la Romania. Ovviamente tutto quel che ho scritto ha mille sfaccettature e approfondimenti che andrebbero fatti…

  8. “Republica Moldova are preşedinte. 62 de deputaţi au votat pentru ca Nicolae Timofti să fie șef de stat”. Nicolae Timofti è stato votato come presidente, mettendo fine al vuoto istituzionale. Voronin ha dichiarato che si tratta di una giornata nera per la Moldova.

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