UCRAINA: L'esercito guarda all'Armata Rossa

Dopo la fusione tra Naftogaz e Gazprom, dopo l’unificazione di aeronautica ed energia nucleare, dopo aver concesso ab aeternum l’uso del porto di Sebastopoli -dove è attraccata la flotta dell’Armata Rossa, l’annessione tra Ucraina e Russia prosegue con l’avvicinamento dei due eserciti. Non una vera e propria unificazione: il Cremlino si limiterà a fornire la logistica ma si è già parlato di progetti congiunti con le aziende russe in campo militare (soprattutto per quanto riguarda l’aviazione), di nuove forniture e di aggiornamenti del materiale esistente, tali da rafforzare considerevolmente l’interdipendenza dei due apparati difensivi.

LA NUOVA LINEA YANUKOVICH

La nuova linea Yanukovich ha prodotto già qualche scossa di assestamento nell’esercito. Con una breve lettera resa pubblica dall’agenzia Interfax, il capo di stato maggiore generale nonché comandante in capo delle forze armate ucraine, generale Ivan Svyda, si è dimesso dai suoi incarichi, ai quali era stato nominato solo sei mesi fa, nel novembre 2009. Dimissioni totalmente ed esplicitamente politiche, attese peraltro da tempo: Svyda era stato messo al suo posto dal presidente Viktor Yushenko, che voleva accelerare al massimo l’avvicinamento e quindi l’integrazione dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica – obiettivo che il nuovo presidente Viktor Yanukovich, eletto in gennaio, ha rimosso dall’agenda e sostituito con una più stretta cooperazione anche in campo militare tra Ucraina e Russia.

Nella sua lettera, Svyda afferma laconicamente di riconoscere “il diritto del presidente di realizzare la sua visione di sviluppo delle forze armate. Lo potrà fare meglio con un altro capo di stato maggiore generale”. L’alto ufficiale ringrazia poi i membri dello staff che insieme a lui “in questi mesi hanno lavorato a rafforzare le capacità difensive dell’Ucraina” – come dire che d’ora in poi questo rafforzamento non sarà più così scontato.

ARMI ILLEGALI ALLA GEORGIA

Inoltre, proprio nei giorni scorsi sul settimanale Kyiv Post è apparsa la notizia che la magistratura di Kiev ha aperto un’inchiesta sulla presunta fornitura di attrezzature militari avanzate (in particolare sistemi contraerei) alla Georgia nei mesi  precedenti la guerra con la Russia dell’agosto 2008. Mosca ha sempre sostenuto che alcune difficoltà incontrate dalla sua aviazione nei giorni della guerra (ben sei aerei russi furono abbattuti dalla contraerea) furono dovute proprio ad armamenti moderni forniti in modo illegale e clandestino a Tbilisi dall’Ucraina. I governi georgiano e ucraino dell’epoca hanno sistematicamente smentito questa tesi, ma senza fornire elementi chiarificatori. Mosca ha anche asserito che reparti di specialisti ucraini hanno combattuto a fianco delle forze georgiane. Ora, se l’inchiesta dovesse rivelare che effettivamente le forze armate georgiane sono state rafforzate da Kiev, per giunta con un giro di forniture acquistate illegalmente proprio in Russia e con lauti guadagni per misteriosi intermediari, molti ufficiali ucraini (e tra loro presumibilmente anche il dimissionario Svyda) potrebbero trovarsi in serio imbarazzo.

fonte: Il Manifesto

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Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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4 commenti

  1. va bene anche alla Polonia tutto questo ancora oggi 24/02/2012 ma ci sono ancora pochi ristoranti che non parlano la lingua Russa o l’Ucraino,ma anche se la Polonia pare sia sempre presente nei Stati Federalisti. La cosa strana e’ che la Polonia e’ anche denunciata proprio per il motivo che per la propria Indipendenza non fa’ neanche un versamento di soldi alle cittadine di Polonia che sono residenti nel Caucaso del Nord e sono integri all’Esercito Russo nella guerra contro il terrorismo Islamista di cui,ogni modo,la Vittoria contro il terrorismo avrebbe anche potuto andare all’esercito militare della Polonia. Non so’ se avete capito ma la Polonia pare sia denunciata perche’ non ha alcuna intenzione di dare del sostenimento alle cittadine in Caucaso del Nord e sono molte,proprio come sono in molti i Polacchi a Mosca,e non e’ di certo una semplice comunita’. I soldi li chiede ma nessuno sa’ dov’e’ che finiscono,complimenti,eppure sono ancora tutti lì che aspettano.

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