UNGHERIA: Arrestato l'ex premier socialista Gyurcsany

È stato arrestato oggi l’ex premier ungherese Ferenc Gyurcsany, in protesta davanti al Parlamento di Budapest, ai cui cancelli si sono incatenati alcuni parlamentari dell’opposizione.

Oggetto della protesta erano alcune nuove leggi, passate oggi, sulla politica fiscale e di bilancio, sulla riforma della legge elettorale (ritenuta favorevole per il partito di governo – Fidesz), e su alcune limitazioni dell’indipendenza della Banca centrale ungherese, fortemente criticate anche in sede UE. La manifestazione era stata indetta dalla più piccola frangia del parlamento ungherese, La politica può essere diversa! (Lehet Más a Politika!LMP), che ha annunciato una “nuova opposizione al regime di Viktor Orbán“.

Rilasciato nel pomeriggio, Gyurcsany ha dichiarato che il suo arresto è stato una “totale assurdità”, e che la sua partecipazione era di puro supporto morale ai politici dell’LMP.

Gyurcsany, dimessosi da Primo ministro nel 2009 e da alcuni mesi separatosi dal Partito socialista, guidato ora da Attila Mesterhazy, a sua volta oggi fermato, è famoso per le aspre critiche subite nel 2006 in seguito alla scoperta che aveva scientemente mentito sulla reale condizione economica del paese in vista della vittoria elettorale.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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6 commenti

  1. E’ il frutto della deriva nazional-liberista del premier Orban. Il suo partito, FIDESZ, ha comunque guadagnato oltre i due terzi dei seggi parlamentari (per cui può fare ciò che vuole), grazie al voto dei cittadini.
    Con lo slogan e la pratica dell’Ungheria agli ungheresi, Orban sta costruendo un castello di carte economico-finanziario che porterà prima o poi ad un crack spaventoso, nell’indifferenza dell’Unione Europea, di cui l’Ungheria fa ancora parte.

    • Gent. Sergio

      su East journal non sappiamo più cosa dire a proposito di Orban. Ci siamo presi gli insulti dei lettori ungheresi, le critiche – nel migliore dei casi – e ci siamo spesso chiesti se eravamo nel giusto perché sicuri non lo siamo mai. Oggi vediamo realizzate le nostre preoccupazioni. Ma l’indifferenza europea non c’è stata. L’Unione (per quel che conta oggi, messa com’è) ha sempre osteggiato le “riforme” di Orban, sia economiche che sociali. Ma l’Unione non ha poteri, al limite non elargisce fondi ed è quanto sta facendo nei confronti dell’Ungheria. Che altro può fare di fronte a chi ha paragonato l’Unione Europea all’Unione Sovietica (parole di Orban)? Quando gli ungheresi si sveglieranno, saranno soli. In fondo i due terzi a Fidesz qualcuno glieli ha dati…

      un saluto
      Matteo

      • Grazie della risposta. Nel caso dell’UE, esiste anche la “moral suasion”, che mai è stata formalizzata, avendo Germania e Francia interessi economici e finanziari enormi. L’arresto di Gyurcsany (che non è uno stinco di santo) non ha visto (che io sappia) alcuna presa di posizione (che invece a suo tempo c’è stata, ad esempio, nei confronti del bielorusso Lukascenko).

  2. vorrei fare una precisazione. Gyurcsany non è stato arrestato, ma arrivato davanti al parlamento ha deciso di rinunciare alla propria immunità di parlamentare (come gli altri parlamentari fermati) ed è stato condotto in una stazione di polizia affinchè la polizia ne prendesse i dati.
    A mio parere Gyurcsany si è inserito nella protesta solo per acquisire visibilità mediatica (oggi il suo partito viene dato al 2%), riuscendoci. Poco dopo il fermo di Gyurcsany anche tutti i parlamentari del partito socialista sono usciti dal parlamento, hanno rinunciato all’immunità e “hanno voluto” essere fermati dalla polizia. In un triste gioco al farsi portare via dalla polizia l’opposizione di Gyurcsany-MSZP dimostra la propria incapacità a radicarsi fra la popolazione dopo 8 anni di scandali e corruzione, e nonostante la politica di Orban.
    La dimostrazione organizzata da LMP e da gruppi della sinistra radicale è stata così strumentalizzata dai membri del vecchio governo.
    Oggi la perdita di consensi del FIDESZ avvantaggia da un lato Jobbik che vuole radicalizzare le politiche del governo e dall’altro i gruppi della società civile e i movimenti politici che si erano opposti anche al precedente governo di centro-sinistra, LMP appunto e la sinistra alternativa.

  3. Si, anch’io protendo per la strategia visibilità e vittimismo. Fare la vittima della repressione politica è molto efficace, soprattutto nelle ex repubbliche popolari.
    Un piccolo appunto: c’è un altro uomo politico, oltre a Orban, che ha paragonato l’Unione Europea all’Unione Sovietica: Vaclav Klaus, il presidente della repubblica ceco.

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