NORD CAUCASO: Una vittima della verità, ucciso Khadzhimurad Kamalov

di Valentina di Cesare

A concludere la violentissima ondata di terrore che ha colpito in tutto il 2011 il piccolo stato caucasico del Daghestan, è stata l’uccisione del noto giornalista Khadzhimurad Kamalov. A pochi passi dalla sua redazione, Kamalov è stato freddato da 14 colpi di pistola e per il giornalista non c’è stato nulla da fare.

Un agguato avvenuto secondo un metodo “classico”, messo in opera da un esperto tiratore. La “beffa” di quest’ennesimo assassinio è tanto triste quanto crudele: Kamalov aveva appena partecipato ad una serata di commemorazione per i giornalisti russi uccisi dal potere. Arriva così a quattro il bilancio dei giornalisti uccisi nell’ex Unione Sovietica durante quest’anno, e paradossalmente il numero sembra rincuorare l’opinione pubblica, da sempra abituata a fare i conti con cifre ben più alte.

La colpa di Kamalov? Quella di fare il suo mestiere senza abbassare mai la testa alle logiche intricate della Federazione Russa. Aveva fondato il settimanale “Chernovik” nel 2003, ne aveva impedito il fallimento svariate volte soprattutto grazie al personale impegno economico. Il suo giornale si distinse da subito per le importanti inchieste sulla corruzione dei poteri locali e sugli abusi di potere da parte delle forze dell’ordine, ree di aver compiuto omicidi e torture ai danni della popolazione civile. La federazione Russa si riconferma come uno degli stati in cui la libertà di informazione è costantemente in pericolo, i giornalisti che come Kamalov svolgono il proprio mestiere senza farsi condizionare dalle logiche del potere, sono tristemente consapevoli dei rischi che corrono.

La sua era secondo molti suoi collaboratori una morte annunciata. Secondo il Committee to Protect Journalists dagli anni ’90 in Russia sono morti più di 70 giornalisti, per più di 50 di loro si è trattato di omicidi legati alle verità rivelate e troppo scomode per il mondo politico. Secondo altre fonti, le stime sarebbero errate e i giornalisti uccisi negli ultimi 20 anni nella vasta area dell’ex Unione Sovietica sarebbero circa trecento.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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