TURKMENISTAN: Tra Aşgabat e il progetto Nabucco c'è di mezzo l'Iran

di Pietro Acquistapace

Il recente attivismo turkmeno in politica estera, e in particolare l’apertura alle proposte fatte dall’Unione europea in campo energetico, potrebbe portare nuova luce sulla “crisi iraniana”. Il Turkmenistan infatti sarebbe un decisivo fornitore del gasdotto Nabucco. Proprio la ripresa dell’interesse per questo progetto va collegata alla recente proposta, fatta a Bruxelles, di una politica estera comune, per quanto riguarda l’energia, per i membri Ue.

Il Nabucco dunque, e il gas turkmeno. Gas che per giungere in Turchia, punto di partenza del gasdotto, prevede due percorsi: uno più a settentrione passante per l’instabile Azerbaijan (importante produttore con il problema del Nagorno-Karabakh) e la Georgia, il paese piu’ “occidentale” dell’area; più a sud il secondo percorso, che passerebbe invece in territorio iraniano.

I rapporti tra investitori europei e Turkmenistan tuttavia non sono buoni, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo nutre forti reserve sulla condotta politica ed economica del paese centroasiatico, che si trova inoltre agli ultimi posti al mondo negli indici relativi al rispetto dei diritti umani. Esiste inoltre una notevole divergenza sulla modalità di gestione dei fondi: l’Europa deve rispondere ad esigenze di bilancio, il Nabucco da questo punto di vista sembra essere una voragine, e pretende un cambiamento nella gestione interna, mentre il Turkmenistan si aspetta milioni di euro senza ingerenze politiche. Clausola che Russia e Cina, che tra l’altro vincolano contrattualmente le maggiori reserve di gas dell’area, sono dispostissime a rispettare.

Torniamo all’Iran. In alternativa a Nabucco e South Stream (il gasdotto concorrente fortemente voluto dalla Russia) il governo iraniano ha in progetto un suo gasdotto (chiamato Persian Pipeline) per portare gas dal Golfo Persico ai mercati europei. Come il Turkmenistan anche l’Iran è molto attivo in campo energetico; oltre ad essere una valida alternativa all’Azerbajian all’interno del progetto Nabucco, almeno fino a quando la politica azera non si sia normalizzata, l’Iran ha recentemente rilasciato nuove dichiarazioni riguardo alle sue buone relazioni con il Turkmenistan per una proficua politica del gas. Ma, soprattutto, ha da poco siglato un accordo con la Cina per il trasporto del proprio gas via Pakistan, progetto dal quale l’India si è defilata. E il Pakistan si sta decisamente smarcando dagli Stati Uniti, che tra le altre cose sponsorizzano proprio il progetto Nabucco.

L’Iran è quindi un attore di primo piano nello scenario energetico europeo e questo, così come la minaccia di un deciso rialzo del costo dei carburanti rende l’Europa riluttante a provvedimenti conto il governo iraniano che vadano al di là di sanzione economiche, per quanto dure siano. Non a caso la Gran Bretagna, il più fervente fautore di un intervento armato, è nel panorama europeo la nazione con un problema energetico interno meno grave, nonostante l’esaurirsi delle proprie scorte di petrolio, grazie a una vigorosa politica di riduzione dei consumi.

L’Ue si trova di fronte a scelte energetiche importanti, come l’appoggio o meno al South Stream che vede partecipazioni tedesche e forti avversità statunitensi, lo stabilire la natura dei propri rapporti con l’Iran e la ricerca di una propria politica estera autonoma dal governo a stelle e strisce. Esigenze imprescindibili in un contesto di crisi energetica che vede Russia e Cina attivissime e i paesi centroasiatici pronti a “vendersi” al miglior offerente.

E l’Italia? Senza entrare nei dettagli della politica estera dell’Eni, della crisi libica e dei rapporti tra l’ex premier Berlusconi e Putin, basti dire che lo Stivale sarebbe punto di arrivo sia del South Stream che del Persian Pipeline.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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3 commenti

  1. Notizia di questi giorni la Svizzera sta “sponsorizzando” l’Iran. Indovinate chi e’ in partnership con lo stesso Iran nel progetto Persian Pipeline… 🙂

  2. E per la precisione l’Italia punto di arrivo di un ramo del South Stream…. FInito di autocorreggermi… 🙂

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