EURO 2012: La solitudine del tamarro

di Gaetano Veninata

BOSNIA-PORTOGALLO. I personaggi sono tre: un tamarro, un campo di patate e un capitano coraggioso. Immaginatevi il primo, arrogante e lievemente effeminato, come un ballerino-calciatore sempre in punta di piedi e con un tiro fortissimo; poi pensate a un campo di patate; poi all’ultimo dei Mohicani versione difensore centrale. Il risultato è lo scialbissimo (e utilissimo per noi filobosniaci) zero a zero di Zenica, partita di calcioni e gabbie, con l’uomo che ci saluta sempre in mutande quando partiamo da Roma Termini affranto e solo. Certo, i lusitani hanno dominato, con il loro solito possesso palla inutile e il loro solito centravanti digiunatore (questa volta era Hélder Postiga, ma poteva essere chiunque dei 500 centravanti partoriti negli ultimi 20 anni da mamma Lisbona), ma i “nostri” hanno retto bene, con qualche calcetto di troppo e con il vantaggio di un’erba vergognosamente africana. L’eroe della serata è stato capitan Emir Spahić, unico titolare a disposizione della retroguardia di mister Safet Sušić: nato a Dubrovnik nel 1980, roccioso numero 6 del Siviglia, ha guidato i suoi nella difesa di un fortino che come primo obiettivo aveva non prendere gol. A Lisbona sarà tutta un’altra storia, e serviranno i veri Edin Džeko e Miralem Pjanić, venerdì semplicemente non pervenuti: ma non era partita per gentiluomini, e a Sarajevo lo sapevano bene.

TURCHIA-CROAZIA. Al di là dei ricorsi storici, sotto la pioggia della Turk Telekom Arena di Istanbul a parlare sono i numeri: 3 a 0 per i ragazzi del buon Slaven Bilić e qualificazione in tasca. I giornali croati la chiameranno vendetta (dopo l’eliminazione subita nel 2008), noi la chiamiamo partita perfetta. Quando segni al 2′ (quel pazzo di Ivica Olić), al 32′ (Mario Mandžukić) e al 51′ (Vedran Ćorluka) vuol dire che hai controllato il match dall’inizio alla fine, con sicurezza. Inutile l’undici turco mandato in campo da Guus Hiddink, incapace persino di scatenare una rissetta come si deve – a fine partita – per far vedere di essere ancora vivi.

ESTONIA-IRLANDA. Contro una difesa friabile come pan di spagna e lontana anni luce dall’assomigliare a quella mitica di Poom e soci, l’Irlanda del Trap ha avuto gioco facile nel passare a Tallin, che è città bella ma poco avvezza a serate di spareggio: 4 a 0 per i verdi di Dublino, con l’ex interista Robbie Keane (suo il terzo gol) che sembrava la versione irish di Bobby Charlton e il nostro Giovanni in panchina senza croci nè rosari. Non ce n’era bisogno, bastava divorare con grazia il morbido dolcetto difensivo preparato da mister Tarno Rüütli.

REPUBBLICA CECA-MONTENEGRO. A proposito di dolci: pensate a un biscotto ripieno di crema che cade dal 20esimo piano e avrete la bellissima (e sbriciolata) nazionale montenegrina. Un ripieno buonissimo (Stevan Jovetić e Mirko Vučinić) dentro una pasta mediocre. È finita 2 a 0 per i cechi, squadra solida e spigolosa: il gol che sblocca la gara è un bolide del centrocampista del Plzeň Václav Pilař al 18′, a chiudere i conti – e probabilmente il discorso qualificazione – il colpo di testa al 90′ di Tomáš Sivok.

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2 commenti

  1. Grande recensione dei 4 match di spareggio per la qualificazione all’europeo.
    Croazia dilagante e praticamente qualificata, brutta sconfitta del Montenegro che avrà bisogno di un’impresa a Titograd per ribaltare il risultato, buono il pareggio della Bosnia che senza subire gol in casa potrà andare a Lisbona e qualificarsi anche con un pareggio con gol.
    Peccato vedere le squadre balcaniche divise in varie squadrette, ci fosse ancora la Jugoslavia sarebbe una delle nazionali di calcio più temibili e toste d’Europa!

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