UNGHERIA: La polizia tenta di proibire il Pride di Budapest. Aumentano le violenze omofobe

Per il secondo anno consecutivo la polizia di Budapest non ha concesso alle associazioni di difesa dei diritti della comunità LGBT il permesso per l’organizzazione del tradizionale Pride della città e, per il secondo anno consecutivo,un tribunale ha cassato la decisione autorizzando l’evento. Questo ennesimo tentativo di proibizione interviene in un clima di crescente omofobia nel paese ed é visto dalle organizzazioni LGBT come un modo per far tacere e marginalizzare la comunità LGBTIQ. Fin dalla schiacciante vittoria del Fidesz nelle ultime elezioni (celebratesi in due turni, l’11 e il 25 Aprile del 2010) il paese ha conosciuto una preoccupante deriva populista che é culminata nell’adozione di una nuova costituzione. Questa nuova carta costituzionale proclama, tra molte altre cose, la supremazia dei “valori” cristiani eretti a elementi fondanti dell’identità nazionale, definisce la nazione in termini esclusivamente etnici, ignora la presenza di minoranze nazionali (in particolare i Rom, che sono vittima di abusi crescenti), vieta l’aborto e proibisce il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

La Questura di Budapest si é rifiutata, per il secondo anno consecutivo, di concedere l’autorizzazione per l’organizzazione della tradizionale Budapest Pride march. La scusa utilizzata dalle autorità per proibire la marcia era che il divieto si giustifica in ragione dell’interruzione della circolazione stradale che la manifestazione avrebbe provocato (interruzione che, affermano, non potrebbe essere risolta da percorsi stradali alternativi). Fortunatamente, la corte distrettuale della capitale ungherese ha accettato il ricorso presentato dalla fondazione Rainbow Mission e dell’ Unione Ungherese per le libertà civili (TASZ) autorizzando la manifestazione. L’annuncio della proibizione del Pride era stato condannato immediatamente dalle organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani, come Human Rights Watch, che avevano sollecitato le autorità magiare ad annullare la decisione della Polizia di Budapest definendola un provvedimento discriminatorio, sproporzionato e ingiustificabile, che viola i diritti alla libertà di espressione e di manifestazione pacifica.

Budapest Pride 2012

Il Pride di Budapest, quindi, si terrà come previsto il 7 luglio prossimo nell’abituale percorso che va dal delizioso parco Városliget a via Alkotmány passando per lo splendido Viale Andrássy. La marcia é organizzata dalla anzidetta fondazione Rainbow Mission (SZMA, una coordinamento di cui fanno parte la Háttér Society for Gays, la associazione lesbica Labrisz, e la associazione Lambda Budapest Gay Friendly) ed é parte del Budapest Pride Film and Cultural Festival. Questo Festival, che si terrà dal 30 di giugno all’8 di luglio prossimi, é uno degli eventi culturali LGBT più importanti in Ungheria. Il suo obbiettivo é – oltre naturalmente che promuovere la cultura e il cinema gay – di rafforzare la comunità LGBT locale, educare la società aprendola alla realtà LGBTQI e lottare contro le discriminazioni che questa comunità subisce nel paese (a questo proposito va sottolineato che il tema scelto dagli organizzatori per il festival di quest’anno é la varietà e ricchezza culturale della comunità LGBTQI ungherese, un tema scelto per dare risalto alle esperienze, troppo spesso ignorate, di bisessuali, queer, intersessuali e trans).

Breve storia dei Pride ungheresi

Non é, come abbiamo detto, la prima volta che le autorità magiare proibiscono un Pride. In generale si può dire che la storia dei Pride Ungheresi ha seguito l’evoluzione politica nel paese. Budapest ha ospitato delle Meleg Méltóság Menet (Marcia per la dignità dei gay) fin dal 1997. Le prime dieci edizioni si svolsero senza grandi incidenti (a parte qualche protesta di minor importanza da parte di gruppi cattolici o di estrema destra) ma gli attacchi si sono moltiplicati e intensificati negli ultimi anni, mano a mano che la situazione politica si deteriorava.
Le edizioni del 2007 e del 2008 furono teatro di gravi incidenti e violenze da parte di estremisti di destra e integralisti cattolici. A partire dal 2007, tutti i gay pride sono stati accompagnati da un forte dispiegamento di polizia. Nel 2011 le autorità tentarono invano di proibire l’evento (anche in quel caso usarono l’ argomento dell’interruzione della circolazione stradale) ma, anche in quell’occasione, il Pride alla fine poté tenersi grazie a una sentenza della corte distrettuale di Budapest che l’ autorizzò e permise ai partecipanti di sfilare dinanzi al Parlamento, così come avevano richiesto gli organizzatori. L’evento, al quale parteciparono circa 1,500 persone, si tenne in un clima di forte tensione e fu teatro di attacchi da parte del partito ultranazionalista Jobbik, gruppi cattolici e neonazisti. La polizia, inoltre, fu duramente criticata per il suo comportamento. Quando un gruppo di 50 attivisti austriaci che erano presenti alla manifestazione fu attaccato da un gruppo di Naziskin, non solo i poliziotti non intervennero, ma arrestarono le vittime. I 50 austriaci furono, infatti, fermati e due di loro passarono una notte in prigione.

Una comunità LGBTQI vittima di attacchi crescenti

Gli attacchi omofobi si sono susseguiti dal ritorno al potere di Viktor Orbán nel 2010. Alla citata riforma della costituzione che definisce il matrimonio solo come l’unione tra un uomo e una donna si é aggiunta negli ultimi mesi l’adozione da parte del parlamento di una legge sulla “protezione della famiglia” che definisce la famiglia come una “comunità autonoma che precede qualsiasi legge e che esiste prima dello Stato”, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna il cui fine è la procreazione. Concetti che sono ripresi dal nuovo programma scolastico di base approvato il mese scorso (il nuovo curriculum prevede anche che gli insegnanti incoraggino il patriottismo e la coscienza nazionale). Lo scorso febbraio, infine, il governo ha istituito la Società Ungherese per le scienze della famiglia (Magyar Családtudományi Társaság, MCST) il cui compito é combatterepericoli” quali le relazioni sessuali prematrimoniali, le convivenze e le relazioni sessuali non-eterosessuali.

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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