TURCHIA: Elezioni/4 – La campagna elettorale guarda alla politica estera

di Giacomo Danielli

Foto di Michele Onnis

Si è conclusa anche l’ultima settimana di campagna elettorale, segnata dalle imponenti manifestazioni a Istanbul dell’AKP e del CHP. Sabato scorso Kılıçdaroğlu ha raccolto centinaia di migliaia di persone nell’area di Çağlayan, puntando il dito contro la corruzione del partito al governo e agitando nuovamente lo spauracchio integralista. Erdoğan ha arringato una folla sterminata riunitasi domenica scorsa nella zona di Zeytinburnu, nella sponda

occidentale della Metropoli Turca.  Il discorso pre-elettorale del Premier uscente è stato incentrato soprattutto sui risultati ottenuti dai suoi governi, soprattutto in politica economica.

Gli ultimi sondaggi pubblicati dall’autorevole emittente televisiva privata NTV, confermano il trend delle precedenti settimane, esasperando anzi la previsione di margine di distacco che il partito al governo dovrebbe infliggere alle opposizioni. Tutti i rilevamenti statistici confermano per l’AKP una forbice che va dal 40 al 52% (sic), con il CHP che dovrebbe attestarsi tra il 25 e il 30%. Concordi anche le previsioni sul partito ultranazionalista MHP che dovrebbe

superare la soglia di sbarramento del 10%, seppur con poco margine.

In questi giorni il Primo Ministro continua a doversi dividere tra impegno elettorale e ruolo istituzionale; soprattutto le forti tensioni in Siria hanno costretto Erdoğan a focalizzarsi sulla difficile situazione dei profughi provenienti dal paese confinante. Si stima che solo nelle ultime 48 ore siano entrati nella provincia di Antiochia (Antakya) circa 3.000 cittadini siriani in fuga dagli scontri di piazza sempre più aspri e cruenti.

Vale la pena osservare come, seppur trascurati nella campagna elettorale di tutti i partiti, i temi di politica estera continuino ad essere centrali per una Turchia sempre più egemone nello scacchiere caucasico e mediorientale. Viene da pensare che proprio le irrisolte questioni di Cipro, i rapporti con i vicini Siriani, Iraniani e Irakeni, le difficili azioni diplomatiche nel Caucaso (senza dimenticare la questione

, assolutamente complementare a qualsiasi scelta strategica nell’area), possano essere i veri temi dominanti nelle scelte politiche del prossimo governo turco.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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