I dati definitivi confermano quelli parziali (ma già al 92% delle schede scrutinate) che ieri affermavano la vittoria di Izetbegovic (per i bosgnacchi), Radmanovic (per i serbi) e Komsic (per i croati). Questi saranno i membri della Presidenza tripartita della Federazione di Bosnia Erzegovina per i prossimi quattro anni. Ora, a bocce ferme, è il momento della riflessione.
Da molte parti si plaude alla vittoria dei moderati ma sarà comunque difficile che il Paese trovi la via dell’unità. Certo in campo musulmano è andata meglio del previsto: Bakir Izetbegovic si è affermato con un 35% superando il magnate dei media Fahrudin Radoncic che ha ottenuto un sorprendente 32%. Haris Silajdzic -presidente uscente- si è fermato a un “misero” 25%. Come scrive bene, sul suo blog, Matteo Tacconi, se il risultato di Radoncic testimonia la voglia di nuovo, poiché il tycoon bosgnacco era alla sua prima elezione, quello di Silajdzic spiega come l’elettorato musulmano sia stanco delle retoriche della paura e dell’intransigenza. Silajdzic -vicino alle posizioni radicali di Mustafà Ceric, gran Muftì di Sarajevo- era uno dei fautori di quella divisione che ha fin qui ostacolato il superamento degli steccati culturali, specialmente nei confronti dei serbi. Il suo continuo riferirsi alla guerra passata con il fine di esacerbare le tensioni ha evidentemente stancato i bosgnacchi. “E’ possibile che Izetbegovic tenti realmente una politica improntata al dialogo, resta da stabilire se gli altri due popoli vorranno dialogare”, conclude Tacconi.
Da parte croata si è assistito a una rielezione di Zeliko Komsic, esponente del partito socialdemocratico -sulla carta formazione “interetnica” ma nella realtà espressione dei croato-musulmani. La sconfitta dell’Hdz nazionalista non è dunque da vedersi come un rifiuto dell’etnicismo ma come una vittoria di una componente “etnica” sull’altra.
Infine in campo serbo il trionfo dei nazionalisti del Snsd non è certo un buon segno sulla via del dialogo. Milorad Dodik, padrone della Repubblika Srpska e Primo Ministro uscente, secondo le proiezioni sarà agevolmente eletto Presidente dell’entità serba. Nebojša Radmanović, anch’egli esponente del Snsd, ha intanto conquistato il seggio serbo della Presidenza tripartita. Non c’è da attendersi nel consolidamento della compagine nazionalista un’apertura alle riforme condivise.
Per concludere, riprendendo la riflessione di Andrea Rossini, redattore di Osservatorio Balcani, un dato su tutti appare significativo: durante questa elezione i partiti hanno fatto campagna elettorale soltanto presso il proprio elettorato “etnico” di riferimento, sancendo di fatto l’impossibilità di qualsiasi “unità”. Lo scarso successo delle formazioni interetniche è lì a dimostrarlo. Ecco allora che il voto, in apparenza trionfo della moderazione e del dialogo, conferma le divisioni e gli steccati di sempre.
I dati per le elezioni dei rappresentanti delle camere, sia nazionali che delle due entità, e i dati del voto cantonale sono attesi per i prossimi giorni.
Ciao, qualche commento di prima mattina:
– quando è stata scattata la foto? il simbolo della Republika Srpska non è più quello già dal 2007
http://en.wikipedia.org/wiki/Seal_of_Republika_Srpska
– perché la rielezione di Komsic è “una vittoria di una componente “etnica” sull’altra”? a me sembra l’espressione di un consolidamento politico della Federacja attraverso un partito che riesce ad attrarre i voti delle due comunità. L’elezione di Komsic era già sembrata un accidente la volta passata, che sia stata confermata oggi mi sembra rilevante. Questa volta, HDZ e HDZ-1990 non avrebbero vinto neppure presentandosi insieme
– sconvolge qualcuno il risultato del SNSD? A me pare che non ci sia nulla di che stupirsi
– nessuno ha notato la lettera aperta di Hague e Westerwelle al popolo bosniaco, prima delle elezioni?
In definitiva: ottimismo, per una volta, su! 🙂
ciao ciao
davide