UCRAINA: La fusione tra Kiev e il Cremlino

Aeronautica, nucleare, gas: sono già tre i settori chiave dell’economia in cui Mosca e Kiev stanno studiando una vera e propria unificazione, con la fusione delle rispettive compagnie nazionali e la creazione di aziende unitarie. Si sapeva che l’arrivo di Viktor Yanukovich alla presidenza dell’Ucraina avrebbe portato un miglioramento netto delle relazioni tra i due paesi, ma ormai l’accelatore viene tenuto costantemente a tavoletta e c’è da chiedersi se questo non avrà ripercussioni negative sulla politica interna ucraina, dove Yanukovich dispone sì di una maggioranza di consensi, ma non poi così solida da consentire manovre troppo spericolate.

Il settore dove l’unificazione, seppur parziale, è andata più avanti è quello aeronautico civile, con la firma dell’accordo che potenzia la produzione di due modelli Antonov (l’An-148 e l’An-158, nuovissimi jet per 70-100 passeggeri studiati per le tratte medie, entrati in servizio alla fine del 2009) ripartendola tra fabbriche ucraine e russe e creando una nuova società mista per la commercializzazione e l’assistenza post-vendita. Già ora gli aerei vengono prodotti sia in Russia (su licenza)  che in Ucraina, ma si tratta di due aziende diverse che operano ciascuna in modo indipendente dall’altra, mentre ora si potranno avere molti vantaggi in termini di componentistica ed economia di scala. Il premier russo Putin ha poi proposto, pare ottenendo risposte positive dal collega ucraino Azarov, la nascita di un’azienda unificata per l’energia nucleare civile, che dovrebbe prendere in carico fin da quest’anno il completamento e il rinnovo dei quattro reattori atomici ucraini della centrale di Khmelniskij e, in futuro, produrre nuove centrali “chiavi in mano” sia per l’Ucraina che per la Russia. E infine, la proposta oggi più dirompente, di cui si dice che “verrà discussa subito dopo le festività di maggio” (che comprendono il 1 maggio e poi l’8-9, anniversario della vittoria nella II guerra mondiale): l’unificazione dei due monopoli del gas, Gazprom e Naftogaz, con la creazione di una società unica attraverso uno scambio di quote azionarie.

Data la ben diversa consistenza dei due ipotizzati partners, è chiaro che in qualunque caso la nuova società (e si parla esplicitamente di “fusione”, non di creazione di una terza società) sarà dominata da Mosca e avrà in mano il controllo sull’intera rete di distribuzione del gas in Ucraina: Kiev non correrà più il rischio di restare senza energia – il gas serve soprattutto al settore siderurgico, uno di quelli più strategici per l’economia nazionale – ma in termini di sovranità nazionale avrà fatto dei passi indietro. Quanto ciò sarà apprezzato dai cittadini, è argomento per scommesse sull’esito delle prossime elezioni politiche. Per intanto, un portavoce del governo ucraino ha messo le mani avanti dicendo che la proposta, di cui Putin avrebbe parlato con alcuni giornali russi, “è estemporanea” e “non è stata discussa nel summit fra i due primi ministri”. Dopo le feste, si vedrà.

Fonte: Il manifesto

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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