UNGHERIA: Focus elezioni/3 – Cos'è Jobbik

E’ destinato ad essere la grande sorpresa di queste elezioni, Jobbik è un partito di estrema destra, antieuropeista, accusato dalla stampa europea di essere fascista e antisemita. Ma qual’è la storia di questoi movimento e come ha potuto affermarsi sulla scena politica ungherese in così pochi anni?

LE ORIGINI

Originariamente fondato nel 2002 come associazione di giovani universitari cattolici e protestanti, Jobbik (Jobboldali Ifjúsági Közösség – JOBBIK) diventa partito vero e proprio nel 2003 sotto la guida di Gergely Pongrátz, eroe di guerra e veterano della rivolta antisovietica del 1956. A quei valori di libertà della patria, di orgoglio ungherese, di nazionalismo e anticomunismo si aggancia la retorica populista di Jobbik. Per prima cosa il neonato partito si legò al MIEP (Partito della Giustizia e della Vita), che propugnava un nazionalismo su base razziale, che giànelle elezioni del 1998 raccolse il 5% dei consensi.

Ben presto Jobbik soppiantò MIEP, facendo sue le retoriche razziste, il mito pannonico della “grande Ungheria”, appoggiando l’irredentismo delle minoranze magiare nei Carpazi, senza dimenticare la radice cattolica.

IL 2006 E LA GUARDIA NAZIONALE

Nel 2006 cavalcò la rivolta contro il Primo Ministro Gyurcsány, espressione del Partito Socialista al potere (vedi: L’onda lunga del 2006), distinguendosi per il suo radicale anti-comunismo. Le elezioni europee del 2008 furono un successo inatteso per Jobbik. La retorica populista aveva fatto presa su gran parte della popolazione rurale, che non credeva più nella classe dirigente socialista che governava il Paese dal 1990. Il razzismo contro i Rom e il nazionalismo fecero il resto, anti-europeismo compreso. Nel 2007 inoltre Jobbik istituì la “Guardia Nazionale Ungherese” a scopo di “mantenimento dell’ordine pubblico” e “autodifesa nazionale”. Una camicia bruna e l’effigie imperiale come divisa, rammentarono subito all’Europa occidentale l’incubo delle squadre nazi-fasciste. Un incubo che l’Ungheria, schiacciata dal comunismo sovietico, non ha mai conosciuto (sull’affermarsi del neo-fascismo in Europa orientale leggi anche: L’avanzata del populismo europeo). Nel 2008, poco prima delle elezioni europee, una delegazione di Jobbik incontrò a Londra il discusso leader del “British National Party“, Nick Griffin, discutendo una cooperazione tra i due partiti.

L’ANTISEMITISMO

Nel 2009 infine Krisztina Morvai, neoeletta di Jobbik a Strasburgo, ha dichiarato in un messaggio diretto agli ebrei ungheresi che sarebbe ” contenta se coloro che si definiscono fieri ebrei ungheresi se ne andassero a giocherellare con i loro piccoli cazzi circoncisi, invece di insultare me”. L’insulto sarebbe venuto da Gabor Barat, amministratore di un istituto radiologico di New York, che dicendosi «fiero di essere un emigrato ebreo e ungherese» aveva definito la Morvai «un caso psichiatrico, un mostro» per i suoi discorsi durante la campagna elettorale. La risposta, una sorta di missiva agli ebrei, andava anche più in là: «La gente come voi è abituata a vedere la gente come noi mettersi sull’ attenti ogni volta che date sfogo alle vostre flatulenze. Dovreste per cortesia rendervi conto che tutto questo è finito. Abbiamo rialzato la testa e non tollereremo più il vostro tipo di terrore. Ci riprenderemo il nostro Paese».

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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3 commenti

  1. Cari Amici,
    Spero che lo sappiate tutti che l’immagine che introduce questo articolo non rappresenta né i membri o simpatizzanti di Jobbik, né la famigerata Guardia Magiara.
    Questa e’ un’altra organizzazione, se vogliamo dire cosí, paramilitare (anche se non sono armati neanche loro, sarebbe illegale!). Sono molto meno noti, non appartengono a nessun partito e contano pochissimi membri. Il segno verde che recano sulla fascia del braccio richiama effettivamente temibili ricordi storici: pare che il segno sia una trasformazione della lettera H da “Hungarista”, un movimento nazionalista del periodo tra le due guerre.
    Quelli della Guardia Magiara questo non ce l’hanno e in generale hanno un’apparenza molto meno “militare’. Tanto per essere precisi.

  2. “Nel 2007 inoltre Jobbik istituì la “Guardia Nazionale Ungherese” a scopo di “mantenimento dell’ordine pubblico” e “autodifesa nazionale”. Una camicia bruna e l’effigie imperiale come divisa, rammentarono subito all’Europa occidentale l’incubo delle squadre nazi-fasciste.”

    Ecco, questo cosí e’ sbagliato. Un miscuglio di elementi che messi insieme hanno l’effetto di “pompare” parecchio il fenomeno.
    “Guardia Nazionale” sono appunto quelli rappresentati nella foto. – Ripeto: non si sa bene chi sono e non appaiono nella vita politica dominata dai partiti.
    “Guardia Magiara” sono l’organizzazione “paralmiltare” (il termine e’ molto impreciso qui, ma restiamo a questo) di Jobbik.
    Essi NON indossano né camicie brune, né effigie “imperiale” (cos’e’?) e quando gli amici commentatori dell’Europa “occidentale” hanno iniziato a descriverli come “incubo delle squader nazi-fascite”, hanno sostituito un loro preconcetto alla realta’, che e’ un po’ piu’ complicata, come sempre.
    Detto questo vorrei chiarire comunque che non voglio affatto difendere né JObbik, partito caratterizzato da un populismo dannoso e da una retorica che aumenta sensibilmente le tensioni dentro e fuori i confini dell’Ungheria.

  3. Corrige:
    “Non voglio difendere né Jobbik…”
    continua:
    …né la sua “Guardia Magiara”, un’altra fonte di tensione in una situazione gia’ appesantita da molti conflitti che comunque e’ stata dissciolta l’anno scorso da una decisione di tribunale, quale formazione incompatibile con i valori espressi nella Costituzione ungherese.

    Ricordiamoci pero’ che formazioni simili sia alla Guardia Magiara, sia alla piu’ tenebrosa, ma piu’ temibile “Guardia Nazionale” esistono da anni in altri paesi dell’Europa Centro-Orientale, per esempio in Slovacchia…

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